IL RAGAZZO DI POCHE PAROLE: PIERCARLO CARELLA ARTISTA, PITTORE E CANTANTE

Piercarlo Carella

di CHRISTINE LAURET

È artista, e pittore, e cantante, e tante altre cose… L’abbiamo conosciuto sul palco, cantante del gruppo rock “Motivi per litigare”, qualche anno dopo lo ritroviamo artista che rivoluziona l’ordine stabilito del mercato dell’arte.

Mi avevano detto che era selvaggio, grezzo, orso…

Quando scendo del trenino alla stazione di Settimo San Pietro, scopro un gentiluomo, educatissimo.

Mi aspetta all’arrivo. È venuto a bicicletta e appena scendo mi abbraccia calorosamente.

Facciamo la strada fino a casa sua a piedi, lui spinge la bici e io rompo il ghiaccio chiacchierando subito come se fossimo amici.

Entra nel gioco anche lui, so già che trascorrerò una bella mattina al suo fianco.

La casa è un museo.

Dalle scale al soggiorno, ogni piccolo spazio è usato per esporre le sue opere. Quando avrete visto alcuni suoi quadri, potrete capire che i muri rivestiti danno un effetto un po’… macabro.

Mi accorgo che Il noir è un argomento molto presente nella vita di Piercarlo. Da piccolo, circondato dagli animali da cortile (galline, conigli…) li ha potuti vedere uccisi per essere poi mangiati e non ha mai pensato che ci fosse un paradiso per loro dopo la morte. Quindi considerava tutto allo stesso modo. Affronta argomenti seri con freddezza, solo perché per lui è questa la normalità.

Conversiamo, seduti al tavolo del soggiorno, interrotti ogni tanto dal gatto, trattato come il re di casa. In sottofondo una musica jazz che ci accompagna e crea un’atmosfera autentica.

Piercarlo è tutto il contrario di ciò che mi sarei aspettata. Parla. Parla molto. Si confida. Anzi, si fida di me. Non ci sono filtri. Lui è schietto, onesto, spontaneo. E’ stato sempre considerato «il ragazzo di poche parole», oggi per l’intervista, le parole scorrono come un fiume, come se avesse aspettato tutti questi anni per potersi confidare. Perché, vi assicuro, si esprime senza giri di parole e racconta cose che molti avrebbero nascosto. Sono commossa dai suoi racconti.

Parla della sua infanzia dolorosa, della sua adorata madre (unico punto di riferimento per il bambino senza padre), del suo successo arrivato tardi, dei suoi anni nel labirinto sentimentale…

La vita non è semplice per un ragazzo cresciuto senza padre (o piuttosto con un genitore assente) negli anni 70, lui ha un dono che in quell’epoca non era così preso in considerazione. Per la scuola italiana Piercarlo non entra in nessun stampo, è da “buttare”. Per fortuna il periodo passato nella scuola in Germania gli fa cambiare idea su se stesso. Li’, è valorizzato, considerato. Mi parla di questo periodo con stelle negli occhi, si ricorda anche del cow-boy a cavallo che aveva disegnato allora. A 10 anni era il suo unico modo di esprimersi.

A 50 anni anche…  

Irruente lo è di sicuro.

Arrabbiato, sicuramente. (anche se lo trovo piuttosto tranquillo)

Testardo, direi di si visto che ha perseverato nella sua arte.

Spirito libero, senza alcun dubbio. Non accetta di essere come un animale in gabbia ed è per questo che non fa gruppo con gli altri. Anche se, non fare gruppo gli pesa un po’. Mi rendo conto che gli sarebbe piaciuto avere un “branco protettivo” che prendesse le sue difese in occasione di attacchi verbali. Ma spesso la gente pensa che come lo vede, è… Gli altri non riescono a pensare che Piercarlo potrebbe avere bisogno di esser sostenuto. Forse perché non cercano a vedere cosa c’è dietro il sorriso. Non capiscono che, con gli anni, si è costruito una maschera. In effetti, non potendo contare su un padre assente che lo difendesse, ha dovuto trovare un modo per proteggersi dal bullismo di cui è stato preda…

Forse non è adatto alla società attuale che considera più il gregge che non la singolarità, liquida le emozioni al posto di fermarsi un attimo e lasciare che si possano esprimere?

Forse è troppo empatico? In effetti è capace di poter intuire il modo di pensare degli altri, alla stregua di un criminologo che capisce i serial killer, ma non potrà mai essere amico loro. La verità è che l’etica è molto presente nella sua vita, come lo è stata nella sua educazione. Difende una causa se è giusta, ma se non lo è, non si sente motivato a farlo anche se si parlasse di un amico.

La lealtà è fortemente radicata dentro di lui. Odia ogni forma di bullismo, soprattutto la forma secondo lui peggiore: i pettegolezzi, perché in questo caso, “non puoi difenderti, in quanto non puoi sapere cosa si dice su di te” afferma l’artista con un pizzico di tristezza. Non partecipa per niente a queste “attività” ormai diventate comuni nella nostra vita.

Il suo distacco con le donne ci fa capire l’esperienza dolorosa vissuta e gli anni di solitudine. Oggi ne parla rassegnato, con accettazione, ma la ferita è ancora aperta, sanguinolente.

I disegni di Piercarlo sono “mostruosi”, non solo perché rappresentano l’essere umano in un modo particolare senza nessun filtro, ma mostruosi perché sono prodigiosi, straordinari.

Da piccolo era “affascinato” da tutto che esula dalle forme classiche. Gli uomini tornati dalla guerra con una mano, un occhio, una gamba in meno attiravano la sua attenzione perchè erano “mostruosità” ma anche potenza. Disegna queste diversità, forse perché anche lui si sente diverso. L’unica differenza è che la sua diversità non salta agli occhi, è dentro di lui.

Quando gli chiedo qual è il messaggio che vuole dare attraverso la sua arte, risponde convinto: “L’arte non è psicanalisi, disegno ciò che vedo con i miei occhi, cioè quanto siamo pericolosi gli uni per gli altri in questa società fallace...”.

È vero che appare diverso.

Diverso perché è vivo.

Diverso perché è sensibile.

Diverso perché non è ancora anestetizzato dalla società.

Diverso perché ha uno sguardo più acuto, su quello che accade nel mondo e ha la capacità di commuoversi, non con delle parole (non sempre), ma attraverso le sue opere che non ci lasciano affatto indifferenti.

Se lui dice di non voler mandare alcun messaggio con le sue opere, io, in ogni quadro riesco a intuirne tanti che sorgono e che peraltro sento molto realistici… purtroppo.

Piercarlo Carella è molto di più di cio’ che vi ho raccontato potrei dire ancora tanto pero’ forse questa frase in sardo sintetizza il personaggio: maccu che cuaddu cun prendas po manusu*, anche se lui con la sua ironia leggendaria e il suo senso umoristico si vede più come su mazzamurreddu**!

Sono felice di aver ignorati alcuni avvertimenti e di essermi lasciata guidare dal mio intuito. L’arte di Piercarlo lo vendica dalla sua infanzia e da chi non ha creduto in lui. Qui a Settimo (non so se hanno preso coscienza), c’è una pepita che vive, è oro puro questo ragazzo!

https://wordsanddreams.com/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *