RIPOPOLAMENTO E CARNAI, COSI’ LA SARDEGNA HA SALVATO I GRANDI RAPACI: IL RITORNO DEL GRIFONE SARDO

di DONATELLA PERCIVALE

Negli anni Sessanta, in Sardegna, se ne contavano pochi esemplari, ma con l’ultimo censimento dello scorso 12 novembre, la popolazione di grifoni isolani si stima abbia raggiunto quasi 338 individui. Un dato che riempie di ottimismo i tanti volontari e appassionati che, coordinati dal Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari, col prezioso supporto di ornitologi esperti e delle associazioni Lipu, L’Altra Bosa ed Earth Gardeners, hanno studiato e mappato il volo di questi straordinari uccelli. A differenza di altri rapaci come l’aquila e il falco, che possiedono artigli affilati ed appuntiti necessari per afferrare ed uccidere le prede, i grifoni non cacciano e si cibano solo di animali morti. Anche per questo sono a rischio estinzione non solo in Sardegna ma in tutto il pianeta: tra le principali cause di morte ci sono infatti l’abbandono della pastorizia errante e l’uso di sostanze velenose per le eliminazioni di predatori di greggi come volpi e cani inselvatichiti (in Sardegna le risorse alimentari del grifone sono costituite prevalentemente da carogne di animali domestici allevati allo stato brado o semi-brado. Gli ovini e caprini rappresentano oltre l’80 per cento della dieta). Non solo. Anche le ferite da arma da fuoco e l’urto contro le pale eoliche o contro i fili dell’alta tensione sono tra le principali cause di decesso.

La popolazione dei grifoni sardi, localizzata nella zona di Bosa e nel parco di Porto Conte, poco distante da Alghero, ha una valenza genetica molto importante in quanto rappresenta l’unica colonia naturale presente in Italia. I dati confermano il trend positivo della popolazione sarda di questa specie, con un aumento di circa il 20 per cento. E’ il risultato di un nuovo rapporto sostenibile tra allevatori e fauna locale.

L’intervento di monitoraggio della riproduzione e il censimento in contemporanea dei grifoni (attività previste da Life Sale for Vultures, progetto finanziato dal Programma per l’Ambiente e l’Azione per il Clima del quale sono partner, oltre al Dipartimento di Veterinaria anche l’Agenzia Forestas, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna, E-Distribuzione e la Vulture Conservation Foundation) si è reso necessario per aumentare lo stato di conservazione della popolazione e mitigare le principali minacce alla sua sopravvivenza. Per raggiungere questi obiettivi è stata attivata, per la prima volta in Italia, una rete di carnai aziendali che, insieme a quelli già allestiti dall’agenzia Forestas, garantiscono sia la disponibilità di cibo sufficiente per la popolazione dei grifoni che la salubrità delle carcasse.

La novità, grazie alla quale l’Isola è tra i pochi territori europei ad aver intrapreso questo percorso all’interno dei processi di conservazione degli avvoltoi, è emersa durante la prima Conferenza europea sull’alimentazione supplementare dei vulturidi che si è svolta a fine ottobre ad Alghero, alla quale hanno partecipato esperti provenienti da tutta l’Europa. «Dal confronto con molti dei massimi esperti nazionali e internazionali è emersa l’importanza dei carnai aziendali come misura di conservazione della specie in tutte le situazioni in cui c’è carenza alimentare — spiega Fiammetta Berlinguer, docente del dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Sassari e responsabile scientifica del progetto Life Safe for Vulture —. Il vantaggio è reciproco, perché i carnai aziendali sparsi nel territorio assicurano cibo ai grifoni e ne rispettano l’etologia, ma allo stesso tempo questi avvoltoi svolgono un servizio per l’uomo, consentendo agli allevatori di risparmiare sui costi dello smaltimento delle carcasse animali, che sono considerati rifiuti speciali».

Al monitoraggio ha partecipato anche il ricercatore Mauro Aresu, che allo studio del grifone in Sardegna, e in particolare nella zona del Bosano, si dedica sin dalla fine degli anni Settanta

In Sardegna è stata anche migliorata la vitalità delle colonie con un programma di ripopolamento che ha portato all’introduzione di 63 grifoni: 58 provenienti dalla Spagna e 5 allevati nello Zoo Artis di Amsterdam. Per affrontare la minaccia degli avvelenamenti, è stato costituito, primo sull’Isola, anche un Nucleo cinofilo antiveleno composto da agenti del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale degli Ispettorati di Sassari e Oristano, da quattro cani addestrati dal Dipartimento di Medicina Veterinaria e da conduttori della Croce Gialla di Ploaghe (Sassari).

«I dati confermano il trend positivo della popolazione sarda di grifone, con un aumento di circa il 20 per cento, in linea con gli obiettivi del progetto Life Save for Vultures». “Il dato censito nei giorni scorsi conferma che la popolazione sarda è in costante aumento — commenta soddisfatta Fiammetta Berlinguer —. Il censimento è sempre l’occasione per riunire quella che ci piace definire la Comunità del grifone in Sardegna, un’attività fondamentale possibile solo grazie alla disponibilità di persone e associazioni che a titolo diverso contribuiscono in modo determinante alla salvaguardia di questa specie».

https://www.corriere.it/pianeta

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5 commenti

  1. Gian Carlo Cabitza

    Ottimo articolo.

  2. Maria cristina santa cruz

    Ben tornati cari grifoni é bello vedervi volteggiare nei cieli sulle capagne di Bosa, le escursioni sono più interessanti.

  3. Complimenti x questo progetto . Anch ‘ io sono inpegnato per la difesa delle care rondini . Inpegnandoci in questo modo forse riuscirá l ‘ uomo a fermrsi prima di distrugere ogni forma di vita .

  4. HO 73 ANNI QUANDO NE AVEVO DIECI L’ALTIPIANO DI CAMPEDA LOCALITA’ BORTE OSPITAVA COLONIE DI CENTINAIA DI GRIFONI COSÌ COME IL COSTONE DI MONTEMURADU A POCHE CENTINAIA DI METRI DI DISTANZA DALL’ABITATO DI MACOMER. BENTORNATI GRIFONI IN MACOMERESE ENTURZU!!!!

  5. Marco Pallavicini

    State facendo un lavoro meraviglioso, io sono ligure, ma sono orgoglioso di voi. Grazie.

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