DOTI E PASSIONI MUSICALI: MARIA LUISA CONGIU, VOCE E CUORE DELLA SARDEGNA

Maria Luisa Congiu

di STEFANIA CUCCU

La Sardegna è annoverata tra le isole più belle del mondo per il suo paesaggio, il suo mare cristallino e le splendide coste, ma la Sardegna è anche cultura, identità e tradizioni musicali.

Tra i notevoli volti femminili della musica sarda contemporanea, Maria Luisa Congiu è un bellissimo esempio.

Nata a Roma nel 1973 da padre sardo, di Oliena, e da madre romana, sin da piccola si rivela vivace, estroversa, con spiccate doti musicali e un amore viscerale per la Sardegna che la porterà a trasferirsi nell’isola all’età di 18 anni.

Considero privilegiate le persone che nascono e vivono in Sardegna; ma anche chi nasce lontano, con un forte condizionamento della famiglia di origini sarde, lo è. Ho sempre vissuto la Sardegna come una meta da raggiungere nel breve periodo, tanto che alla soglia dei diciotto anni ho deciso di trasferirmi a Oliena.  E quando ti porti appresso tante esperienze di vita in una terra lontana da questa meravigliosa isola, capisci il valore di molte cose che qui vengono date per scontate.

Maria Luisa si dedica intensamente allo studio delle tradizioni musicali sarde e approfondisce la conoscenza della lingua locale acquistandone completa padronanza.

“Diciotto anni trascorsi a Roma hanno significato dover e voler recuperare tutte le cose che fanno parte del bagaglio culturale di chi nasce in Sardegna: le feste, la cultura, le espressioni della nostra terra e tutto ciò che era canto, danze, poesie poeti e collocazione storica.  Ho speso tutti i miei risparmi per dedicarmi allo studio del canto: canto a tenore, canto a poesia, canto a chitarra. E poi i cori polifonici sardi… E mentre mi appropriavo di queste informazioni, mi rendevo conto del patrimonio artistico culturale che possiede la nostra isola. Mi sentivo ispirata a scrivere delle poesie per tradurre in versi e strofe l’amore per la mia terra. Il canto è stato una naturale conseguenza: il mezzo per comunicare ciò che scrivevo in versi e strofe.

Nel 1991, a soli 19 anni, Maria Luisa sposa Pasqualino Puligheddu, musicista e grande conoscitore della musica isolana e dal loro matrimonio nascono 4 meravigliosi figli, fonte d’ispirazione di varie composizioni.

Il mio incontro con Pasqualino è stato la mia grande fortuna. Siamo stati il fiammifero accanto alla paglia. Avevamo la voglia di far conoscere la Sardegna attraverso la musica, avevamo le stesse passioni e questo ci ha fatto crescere. Lui era più pratico e forse meno poetico di me. Ognuno di noi aveva il suo universo privato, ma insieme ci davamo supporto”.

Proprio con la collaborazione del marito, nel 1999 inizia il connubio artistico tra Maria Luisa e Giuseppina Deiana, dando vita al “Duo di Oliena” che, con la pubblicazione del disco “Sas sette meravizas”, si attesta tra i gruppi più amati dal pubblico isolano.

Nel 2004 il Duo di Oliena si scioglie e Maria Luisa continua la sua carriera da solista.

La forte attenzione ad erogare conoscenza, il confronto quotidiano e l’accrescimento personale fanno sì che nelle sue canzoni circoli la libertà e la capacità di mettere in discussione le idee anche se non condivise.

Non esiste discriminazione nei suoi testi ma ampiezza di confronti, accanto all’elemento non meno importante dell’amore, sempre presente nelle sue opere.

La spiccata sensibilità, la porta ad attraversare un periodo di deserto interiore che le fa conoscere il dolore per l’illusione delle amicizie non vere, ma anche la stima che il pubblico sardo, il suo paese Oliena e la sua famiglia, hanno nei suoi confronti.

Da questa pagina buia della sua vita trae giovamento la sua produzione artistica che va sempre più crescendo ed il suo stile acquista originalità ed immediatezza.

Anche in questo Pasqualino è stato fondamentale. Lui era l’apertura verso una me che si chiudeva. Mi rifiutavo di cantare in italiano, ma lui mi scrisse una bellissima canzone d’amore… provai a cantarla e decisi di inciderla…

Pasqualino è stato il pilastro fondamentale della mia crescita, come donna, come madre e come cantante, anche se io non amo definirmi cantante: la mia è una vocazione.”

A partire dal 2004 Maria Luisa prosegue la sua carriera come solista e sino al 2019 incide 11 dischi. Numerose collaborazioni tra cui Ivana Spagna, Antonella Ruggiero, Duetto con Roberto Vecchioni, Tore Fazzi dei Collage, Francesco Demuru, Nicola Nite (voce dei Tazenda), Giuliano Marongiu, Luciano Pigliaru, Istentales, Chiara Vigo…

Riceve diversi riconoscimenti e premi fra i quali:

nel 2006 l’Associazione culturale “Bardia” di Dorgali conferisce il premio “Categoria Oro” per il valore stilistico nel canto e per l’impegno profuso per la promozione della Lingua, della Musica e dell’identità sarda;

nel 2007 rappresenta il canto e la cultura sarda nel corso del seminario dedicato alle culture popolari presso l’ Università La Sapienza di Roma;

nel 2008 riceve dall’ Amministrazione Comunale di Assemini il titolo di “Amica della città”. Nello stesso anno l’Amministrazione Comunale di Oliena la premia per il contributo che da sempre ha dato nel valorizzare lingua, cultura e identità sarde;

nel 2010 la Comunità di Mamoiada, le assegna il riconoscimento “Premiu a s’istima – Soha de oro”;

nel 2015 l’Associazione “Luna d’Oriente” le attribuisce il Premio “Il Filo della Pace” e il titolo di “Ambasciatrice per la causa delle Donne Curde”; nel 2021 riceve il premio “Maria Carta”.

Con immensa gioia, nel libro dedicato a San Giovanni Paolo II, pubblicato dalla Federazione Italiana delle Tradizioni Popolari, viene inserita, oltre alla famosa “Deus ti salvet Maria” di Bonaventura Licheri, la sua “Perdonanos”, dove Maria Luisa rivela la capacità di aprirsi all’internazionalizzazione.

Varie collaborazioni con artisti come Ivana Spagna, Antonella Ruggiero, la portano ad esportare con umiltà e professionalità il suo talento traslando la musica sarda in contesti dove ancora è poco conosciuta.

“Mi piace sentire l’affetto e la stima delle persone che mi apprezzano. Quando sei la cantautrice spesso i riflettori si accendono su di te dimenticando chi dà impulso ed energia alla tua luce. E io di questo devo ringraziare il mio compagno di vita.”

Maria Luisa e Pasqualino trascorrono 30 anni della loro vita insieme. Anni di amore e di grandi soddisfazioni lavorative. Ma nella vita di Maria Luisa, il dolore arriva freddo e improvviso alle soglie del 2021, quindi il covid strappa via dalle sue braccia, l’amato marito. Una settimana più tardi, alla fine del mese di Dicembre, perde anche il caro fratello; un cuore che si spegne, un’anima che raggiunge in cielo il cognato e amico fraterno, Pasqualino.

“Ogni tanto parlo con Dio… vorrei farGli tante domande. Dio Eterno Misericordioso è come un padre, e proprio come a un padre io mi rivolgo a Lui quando sono arrabbiata e vorrei una risposta e Gli chiedo:

– Perché proprio a me?!

 Poi mi guardo intorno e vedo che… ‘non solo a me’; il dolore attraversa la vita di tutti.

Pasqualino era un uomo forte; in trent’anni di vita insieme, l’ho visto ammalato poche volte. Era forte, era una roccia.

La sua scomparsa è stata inaspettata e improvvisa. Dopo una sola settimana dalla scomparsa di Pasqualino è mancato anche mio fratello Tonino: un ulteriore duro colpo. E in questi casi puoi fare una sola cosa: andare avanti! Lo devi fare per i tuoi figli, per i tuoi genitori e per te stessa…

La vita va avanti, perché è così che va, non ci sono alternative, perché, anche se perdiamo due persone importantissime,noi restiamo. Spezzati, diversi, lacerati nell’anima con un dolore che si trasforma ogni giorno, che a volte si muove e scuote, altre volte è immobile e silenzioso come una belva addormentata.

Cerco di andare avanti anche nel canto perché se mi fermassi sarebbe come farlo morire una seconda volta. Abbiamo sempre fatto tutto insieme e ora tutto deve proseguire, seppur in maniera differente, anche per lui.”

L’esistenza è un’altalena di gioie e sofferenze, di perdite e di conquiste, di momenti di vuoto assoluto e di esperienze che invece riempiono il cuore. Ma quando perdiamo qualcuno siamo noi a non esser più gli stessi. È come se l’universo, tutto intorno, avesse subito un mutamento. Le cose apparentemente restano uguali, ma nulla è più com’era…

“Il paradosso è che a seguito di queste perdite diventi più forte nell’affrontate le difficoltà che la vita ti presenta ogni giorno, mentre i momenti di gioia diventano momenti di tristezza, perché vorresti condividerli anche con lui…”

Non c’è tempo che possa scalfire il ricordo, non ci sono giorni che possano attutire nella mia testa il suono della sua voce. Continuo ad emozionarmi quando rivivo i momenti trascorsi insieme a lui, o ascolto le sue musiche straordinarie!

Io ho perso il padre dei miei figli, il compagno di una vita, ma l’ho perso nel corpo, l’ho perso come presenza fisica. Per me Pasqualino c’è e ci sarà sempre. C’è nei suoi figli, che sono parte di lui e che hanno cercato ad attenuare la sofferenza della sua mancanza parlando con lui, e di lui, ogni giorno come se ancora fosse qui.

Quello che so è che la sua presenza non è immaginazione o fantasia, è l’esperienza di una vicinanza diversa e non c’è parola che possa spiegare…

Per il futuro, vorrei valorizzare e tenere sempre vivo tutto ciò che lui ha fatto attraverso delle iniziative che possano rendergli merito e onore, come far conoscere tutto ciò che Pasqualino ha donato alla musica: composizioni, testi, idee brillanti e tanto altro.

Inoltre, insieme a Gianluca (nipote, compare e amico), stiamo portando avanti l’officina che con Pasqualino avevamo avviato tanti anni fa perché anche questo è un modo di tenere viva la sua presenza: proseguire le attività di famiglia create insieme. Lo faccio con l’idea di mandare avanti un suo sogno, pensando che in qualche modo possa essere orgoglioso del lavoro che stiamo facendo. Non ho paura di sporcarmi le mani in officina perché tutto ciò mi dà l’opportunità di sentirlo vicino e mi ricorda quanti sacrifici sono stati spesi nell’onesto lavoro quotidiano.”

Madre, moglie, artista,insegnante di Lingua Sarda e Cultura sarda popolare presso diverse scuole civiche, Maria Luisa è sempre in prima linea per valorizzare la cultura popolare e l’identità della Sardegna.

“A dicembre ho avuto una parte in una rappresentazione teatrale in lingua sarda che ha visto la partecipazione di Clara Farina e Emanuele Garau, per la regia di Alessandro Arrabito, dove i figli di Sardegna spiegavano alla Madre Terra lo strazio che avevano provato ai tempi del covid. Io ho interpretato i panni di una donna sarda che attraverso il canto e la recitazione di versi, urlava il proprio smarrimento e il proprio dolore verso tutto ciò che la pandemia ha portato in terra di Sardegna.

Un’esperienza forte, quella della pandemia, che ci insegna e ci ricorda che qualsiasi cosa accada nella vita, la cosa più preziosa che possediamo sono le persone che stanno accanto a noi e nessuna ricchezza ci può ripagare del tempo che abbiamo a disposizione da trascorrere con loro.”

 (Tratto da “Figli di Sardegna, racconti di vita” di Stefania Cuccu)

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