“CANNE AL VENTO” DI GRAZIA DELEDDA. CHE – I SA CANNA IN SU BENTU DE GRASSIA DELEDDA, BORTAU IN NUGURESU DAE GIANNI MANCA

Gianni Manca

di MICHELE PINTORE

Canne al vento, il grande capolavoro di Grazia Deledda rivive nella versione in limba, grazie alla traduzione nell’arcaica parlata nuorese dei tempi della scrittrice del poeta – scrittore Gianni Manca. Un grande e impegnativo lavoro dell’autore per dare dignità alla lingua madre della celebre concittadina premio Nobel per la letteratura.                                      

Gianni Manca, poeta – scrittore nuorese doc con la Barbagia nel cuore, dopo un’avventurosa esperienza giovanile a solcare i mari come marinaio nella Marina Militare ha da tempo gettato definitivamente l’ancora nella sua Nuoro, ormai per lui diventata il porto sicuro dopo tanto vagare per il mondo. Dopo Il suo ritorno alla terra natia Gianni Manca ora preferisce viaggiare affidando ai suoi scritti le sue emozioni e tutto quello che percepisce nei momenti intimi. Discreto, restio a svelare a voce tutto questo, Gianni Manca preferisce che siano gli altri a scoprirlo attraverso la preziosità dei suoi versi che viene esaltata dalla sinestesia da lui magistralmente utilizzata, tutto questo per dare forza alla composizione poetica grazie all’associazione espressiva tra due parole pertinenti o due diverse sfere sensoriali. Il lettore che entra nel mondo poetico di Manca non può restare indifferente davanti a una sorta di Wunder Kammez, una Camera delle Meraviglie delle emozioni e dei sentimenti rappresentati dall’Autore in un modo tanto potente quanto immediato. Ricca e vasta è la sua produzione libraria che comprende tra l’altro: Una strada tra le nuvole e il cielo, Danza sul pentagramma, Viaggio attraverso i pensieri, Tra le mani e le spine, I canto della crisalide, Una strada tra la mente e il cielo, Gotas de lluvia. Le sue poesie, apprezzate e premiate in numerosi premi letterari sono presenti in importanti fiere del libro, come: Torino, Francoforte, Londra e New York. I suoi versi si possono definire sciolti, liberi da regole, immediati, sorretti da una musicalità non costruita, bensì generata dal messaggio stesso contenuto nel suo pensiero e nel pathos che lo attraversa. Gianni Manca è quello che scrive, non indossa maschere, non finge di possedere doti e cultura da intellettuale impegnato; un uomo schietto dunque, che ama cantare poesia, con il desiderio e la speranza di poter contagiare la società con la sua poesia. La sua intensa attività lo porta spesso a collaborare con riviste, come la Nuova Tribuna Letteraria, ritenuta una tra le più raffinate pubblicazioni dell’universo editoriale italiano; si dedica inoltre a recensioni, silloge di poeti emergenti, tutto questo con l’umiltà che sempre lo contraddistingue. Recentemente si è cimentato nella pubblicazione di un glossario di parole del nuorese parlato anche in tempi remoti. Un’operazione, senza dubbio, originale, che merita di essere presa in considerazione. Il forte amore per la lingua degli avi ha portato infine Gianni Manca a cimentarsi con impegno alla realizzazione della sua ultima fatica letteraria, la traduzione integrale nella lingua arcaica nuorese (bortau in nugoresu) del romanzo Canne al vento, Che – i sa canna in su bentu, della celebre concittadina Grazia Deledda. Impegnativo lavoro quest’ultimo, che nelle intenzioni dell’Autore è stato realizzato nell’auspicio che il celebre romanzo acquisti maggiore forza espressiva nella lingua natia della scrittrice che ha dato il massimo riconoscimento letterario alla Sardegna.

Gianni Manca, deve convenire che a distanza di 150 anni Grazia Deledda indubbiamente continua ad affascinare sardi e non sardi; che cosa l’ha spinta a “rivisitare” questo che universalmente è ritenuto il suo capolavoro, Canne al vento, traducendo il grande romanzo in lingua sarda nella parlata “nuorese” della scrittrice? E’ impossibile, leggendo per l’ennesima volta l’opera grandiosa della Deledda, non rimanerne affascinati. Nel mio immaginario, il mondo descritto dall’autrice, si articola secondo schemi riproponibili nel mondo attuale, in quanto veri e profondamente radicati nella cultura nuorese. Il linguaggio di un popolo, come il suo vissuto, è qualcosa che appartiene al luogo stesso e alla gente che vi ha abitato da sempre, al suo modo di essere, al suo pensiero e al suo stile di vita.

Certo lei è un nuorese doc, ma vuole spiegare ai “non nuoresi” che cosa ha di particolare il linguaggio di Nuoro? Vede, Il “nuorese” si esprime con musicalità, colore o asprezza e può raccontare con le sue gradazioni, ogni sfumatura dell’animo umano con grande intensità comunicativa. Sarebbe un’omissione storica permettere che, tale testimonianza, cada nell’oblio. Il mio sogno è quello di far rivivere, attraverso una grande scrittrice come la Deledda, l’esperienza linguistica originaria del popolo nuorese.

Indubbiamente un lavoro impegnativo il suo, quello di traduzione usando le stesse parole che la grande scrittrice avrebbe usato con i suoi concittadini di allora. Ho intrapreso con grande passione, questo mio lavoro di traduzione linguistica, per raccontare, con lo strumento comunicativo che c’è proprio, i sentimenti e la verità del nostro popolo. E’ quindi nel “rivisitare” fedelmente il grande romanzo Canne al vento, attraverso la “lente” di una matrice semantica sarda profonda, come quella nuorese, che mi auspico di riuscire nell’intento.

Crede che il suo impegnativo lavoro di traduttore possa validamente contribuire alla valorizzazione della lingua sarda, soprattutto tra i giovani delle nuove generazioni? Io credo profondamente nei valori atavici della nostra terra e, soprattutto, credo nei giovani e nella loro capacità di ereditarne e trasmetterne i contenuti. Sono profondamente convinto che tutto questo, possa essere possibile solo attraverso il coinvolgimento del tessuto sociale e scolastico in quanto, luoghi di crescita e sviluppo dei giovani individui. Vorrei sottolineare il mio grande senso di privilegio nell’intraprendere un progetto così lungimirante, soprattutto basato sulla rievocazione dell’immagine della grande Grazia Deledda, alla quale dobbiamo l’onore di rappresentarci nello scenario della letteratura mondiale. E’ con grande umiltà e ammirazione, che propongo il mio lavoro, sperando diventi cosa gradita nella mia terra amata e non soltanto.

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