L’USIGNOLO SARDO DELLA LIRICA: CARMEN MELIS HA INCANTATO LE PLATEE DEI PALCOSCENICI DI TUTTO IL MONDO

Carmen Melis

di GRAZIELLA MASSI

“La gentile signorina Carmen Melis è una Manon veramente ideale non soltanto per lo squisito suo organo vocale, di una dolcezza incomparabile, ma eziandio, per la suggestiva sua grazia, per la sua verve e per l’assoluta sua padronanza della scena. Essa trionfò su tutta la linea e le acclamazioni e le chiamate al suo indirizzo non si contano!”. “Il Giornale dei Teatri” del 27 dicembre 1923, così commenta l’interpretazione di Carmen in Manon di Jules Massenet al Teatro Costanzi di Roma.

Alla nascita, a Cagliari il 16 agosto 1885, i genitori, con una viscerale passione per la musica, le diedero il nome fatale di Carmen: le musiche del capolavoro di Bizet infatti risuonavano in quel periodo nei teatri di mezza Europa. Il nome racchiude il suo destino, diventerà una mitica cantante lirica: la divina Carmen Melis. “Io sono nata cantante. Ho cominciato giovanissima, senza una grande esperienza, ma supportata da un’infinita passione e fermezza di spirito” dice di stessa.

A Milano, dove il padre si è trasferito per lavoro, muove i primi passi nel mondo della lirica sotto la guida di Teresina Singer, soprano viennese, e di Carlo Carignani, compositore, direttore d’orchestra, maestro di canto e amico fraterno di Giacomo Puccini.

Debutta a 20 anni, nel 1905, al Teatro Coccia di Novara nel ruolo di Iris nell’omonima opera di Pietro Mascagni. Carmen ha il coraggio, la leggerezza e l’aspetto fisico adatto al ruolo; non passa perciò inosservata. Le pesanti tende rosse di velluto si aprono e sulla scerna appare lei, splendida, raggiante, sicura, accolta dalle parole di presentazione del maestro Gino Farinuzzi “la Prima Donna è una stupenda ragazza sarda con una gran voce”.

Per Carmen, l’affascinante fanciulla, è l’inizio di una sfolgorante carriera coronata di successi. La sua voce è simile a quella di un usignolo, leggiadra ma intensa, cristallina da appassionare e rapire chi la ascolta. Interpreta magistralmente i ruoli che le vengono affidati ottenendo i consensi della stampa e innumerevoli lettere di ammiratori.

Seguono 28 anni di successi, varie interpretazioni che la vedono sulle scene in molte città italiane e nei teatri più conosciuti della terra. Diventa una “dea” isolana che porta la voce della Sardegna nel Mondo. Dopo i maggiori teatri italiani, da La Fenice di Venezia al Massimo di Palermo, dal Costanzi di Roma a La Scala di Milano dove nel 1924 interpreta Ginevra in La Cena delle Beffe di Umberto Giordano con la direzione del grande Maestro Arturo Toscanini, porta le sue spiccate capacità vocali ed interpretative in tutta Europa.

La troviamo in Russia, Polonia, Francia dove all’Opéra di Parigi canta al fianco di Enrico Caruso in La Fanciulla del West e dove tornerà con Manon Lescaut, Aida e Trovatore. Al Covent Garden di Londra è sempre al fianco di Caruso in Pagliacci e anni dopo in La Bohème e in Tosca.

Varca l’oceano. Debutta a Buenos Aires in Il Cavaliere della Rosa di Richard Strauss e dove torna, affiancando Caruso, in Manon di Jules Massenet.

Negli Stati Uniti canta a Chicago e a Boston dove partecipa alla prima locale di La Fanciulla del West dopo averla studiata con lo stesso Puccini di cui gode una sincera stima. E’ a New York tra il 1909 e il 1913, fa parte della Compagnia di Oscar Hammerstein presso l’Opera House Manhattan dove esordisce in Tosca. Attrice e cantante senza pari, dalla voce brillante, così bella da distrarre l’orchestra, subito richiamata all’ordine dal Maestro del momento.

La sera, finite le esibizioni all’Opera House Manhattan, forse per attenuare quella nostalgia dell’Italia lontana, Carmen si reca con il collega Caruso al ristorante Don Gennaro e ritrova il sapore della cucina italiana in un piatto di spaghetti alle vongole.

Vive per cantare, segue la sua passione che la porta in giro per il mondo coi suoi bauli strapieni di abiti da scena e di completi personali di un’eleganza raffinata. Ma il richiamo dell’isola, quella nostalgia delle radici che attanaglia i sardi che l’hanno lasciata, diventa pressante. Carmen decide allora di fondare l’impresa Melis-Ricciardi per portare La Fanciulla del West al Politeama Margherita di Cagliari e al Teatro Verdi di Sassari. “Sono stata sempre orgogliosa e fiera di essere sarda e quello che oggi avviene non è che il compimento di un voto, di un desiderio fino ad oggi reso impossibile da esaudire” dichiara Carmen in un’intervista. Serate indimenticabili, travolta dagli applausi e dai fiori che cadono a pioggia dai palchi. Porta anche un ricordo indelebile del grande affetto dei suoi corregionali: una spina le provoca una piccola cicatrice al braccio!

Al culmine della sua carriera, durante la commemorazione di Puccini, nel 1925 al Teatro Regio di Torino, Carmen interpreta Manon Lescaut alla presenza di Re Umberto di Savoia. E’ invitata a corte dove si esibisce in romanze e brani di opere liriche; riceve inoltre in dono dalla Regina Elena fotografie della famiglia reale e un vaso di Murano con lo stemma sabaudo.

Nel luglio del 1933, decide di abbandonare le scene. Saluta il suo pubblico al Politeama di Genova con l’ultima interpretazione in La Fanciulla del West nel ruolo di Minnie.

Non abbandona però la lirica e il teatro. Si dedica all’insegnamento al Conservatorio Giachino Rossini di Pesaro. Tra i suoi allievi, la più famosa è Renata Tebaldi che dice di Carmen: “Tutto quello che avevo bisogno di imparare per il teatro l’ho imparato da lei”. Carmen insegnava la tecnica ma la arricchiva trasmettendo fierezza, orgoglio, audacia e consapevolezza necessarie per un’artista lirica a tutto tondo. La musica per sentirsi libera!

L’”usignolo” sardo che a testa alta, sui palcoscenici di tutto il mondo, ha incantato e stregato platee col suo canto magico, il suo fascino e la sua determinazione, ci ha lasciati nel 1967 “in silenzio, alla sarda, portando con me gelosamente il ricordo delle cose belle vissute e delle persone che hanno dimostrato bontà”. Queste le sue ultime parole.

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