CENT’ANNI DA LOLLOVESA DOC: QUEL SENSO DI LIBERTA’ DI ZIA GAVINEDDA PUGGIONI

zia Gavinedda Puggioni

di LUCIA BECCHERE

Il 3 novembre scorso Gavina Puggioni, per tutti zia Gavinedda, ha compiuto 100 anni. Penultima di 5 figli, è nata a Lollove da padre pastorecontadino mancato all’età di 36 anni quando lei ne aveva solo 5 mentre il fratello maggiore morì ventenne.

La mamma ha sempre lavorato nei cunzaos e allevato qualche capo di bestiame fino a quando i figli non hanno trovato sistemazione a Nuoro nell’edilizia o nei vari cantieri.

Zia Gavinedda non è mai voluta venire in città nemmeno per riscuotere la pensione, a ritirarla aveva delegato un congiunto.

«Mi fa male la macchina»  diceva – e se doveva fare la spesa telefonava ai nipoti che provvedevano a recapitargliela.

Si è sempre presa cura della chiesa di Santa Maria Maddalena, ne custodiva le chiavi e suonava le campane per chiamare a raccolta i pochi abitanti quando la domenica il parroco veniva a celebrare Messa.

Si preoccupava che tutto fosse pulito e in ordine, ricopriva l’altare con candide tovaglie molte delle quali ricamate da lei, lavate e stirate alla perfezione senza nulla tralasciare al caso perché tutto doveva essere perfetto.

A Natale allestiva originali presepi e per tre anni è stata premiata con un attestato e una medaglia che ha sempre custodito con orgoglio.

Ha insegnato il catechismo ai bambini, fino agli anni Sessanta ce n’erano parecchi.

Aveva frequentato la terza elementare in una pluriclasse tuttavia sapeva scrivere e soprattutto si esprimeva in un corretto italiano.

Il suo innato desiderio di conoscenza la portava a leggere di tutto in particolare Grazia Deledda e Salvatore Satta. A 18 anni, dopo un soggiorno di 6 mesi ad Alghero presso uno zio direttore didattico, parlava perfettamente il catalano.

Fin da piccola aveva appreso l’arte dell’uncinetto, del cucito (confezionava bellissime blouses) e del ricamo, la sua più grande passione. Abbonata a Mani di Fata ha realizzato a punto croce e intaglio perfino dei quadri.

Fiti de manos bonas, una brava massaia, cuoceva il pane, conosceva le antiche ricette delle ciambelle e dei dolci tradizionali che poi ha saputo tramandare alle nipoti.

La sua casa a Lollove

Vivace e intelligente, è stata una affabulatrice di forte empatia e nonostante in gioventù abbia ricevuto diverse proposte di matrimonio non ha mai voluto rinunciare alla sua libertà.

Col sopraggiungere dell’età non andava più in campagna, si sedeva fuori a chiacchierare con tutti.

Ricordava i tempi difficili della guerra quando si faceva il sapone in casa e c’era molta povertà ma tutti si scambiavano i prodotti e nessuno ha mai patito la fame.

Aveva un profondo senso dell’accoglienza, soprattutto con i turisti che in quel piccolo borgo non trovavano negozi dove poter fare acquisti. Ha ricevuto lettere e cartoline di saluti e ringraziamenti da tutto il mondo, perfino dal Giappone.

Oggi zia Gavinedda vive a casa della nipote Rosa che con tanta premura l’assiste. «Nel 2016 – ci racconta la nipote – dopo aver trascorso 40 giorni di ricovero al San Francesco per uno stato di astenia grave venne dimessa con evidenti disturbi della deambulazione e, non potendosi gestire autonomamente, siamo stati felici di accoglierla con noi. Non soffre di nessuna patologia, fino a poco tempo fa ricordava ogni cosa e raccontava tanti aneddoti, oggi è sempre meno collaborativa perché presenta deficit di memoria e talvolta si chiude in un mutismo impenetrabile.

Trascorre le sue giornate seduta in carrozzina davanti al fuoco e se il tempo è bello prende una boccata d’aria nel poggiolo di casa.

È sempre stata felice di vivere a Lollove – conclude Rosa – diceva che il mondo era quello che vedeva dalla finestra di casa, oltre era meglio non vedere. Molto legata al suo borgo natio, quando si è ritrovata a vivere a Nuoro pensava fosse una soluzione temporanea e restava in attesa di essere ricondotta a Lollove, fino a che, presa consapevolezza di non poter più vivere da sola, si è rassegnata».

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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3 commenti

  1. Avevo visto l’intervista fatta alla Nonnina di Lollove. Lieto di saperla ancora in vita. Un caro augurio e un abbraccio a Tzia Gavina

  2. Tzia Gavinedda….
    la bellezza della saggezza della semplicita dell’essere sempre orgogliosamente se stessa. Un abbraccio ed un augurio affettuosamente sincero.

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