REGINA DELLA SCIENZA: CLAUDIA CONTINI, RICERCATRICE DI CARBONIA A LONDRA E IL PREMIO L’OREAL UNESCO

Claudia Contini

di SILVIA SANNA

Due su cinque sono mamme, le altre aspirano a diventarlo. Ma non vogliono lasciare il lavoro che amano. Una è Claudia Contini, 35 anni, ricercatrice di Carbonia, da 7 a Londra e da 5 all’Imperial College: da bambina alle bambole preferiva il Sapientino, al Liceo dava ripetizioni di fisica a tutti i compagni che la ascoltavano a bocca aperta parlare di atomi, nuclei e particelle e dire quanto è bello «spiegare attraverso le formule i fenomeni della vita e della natura». Molti anni e milioni di ore di laboratorio dopo, Claudia Contini ha ricevuto uno dei premi più prestigiosi nell’ambito della ricerca scientifica: si tratta della “L’Oréal and Unesco Uk Women in Science engineering fellowship”, riconoscimento nato per valorizzare e incentivare il lavoro delle donne nella ricerca. Un premio al femminile, nella consapevolezza che il campo della scienza è ancora prevalentemente maschile: «E non perché gli uomini siano più capaci, ma perché per le donne è più complicato conciliare il lavoro con le esigenze della famiglia e dei figli – dice Claudia Contini –: molte sono costrette a lasciare o a rallentare il ritmo, ma la ricerca non concede pause. Per questo sono particolarmente fiera di avere vinto il premio: iniziative come questa dovrebbero essere replicate, perché valorizzano il lavoro femminile e vanno contro le assurde penalizzazioni che le donne, in quanto madri, subiscono nella loro carriera».

Sorride Claudia quando pensa a lei da bambina: «Ho capito subito che cosa volevo fare da grande, perché ho sempre considerato la scienza più interessante di qualsiasi altra cosa. Il mio obiettivo era studiare per aiutare gli altri, per questo inizialmente pensai di diventare un medico. Poi però, chiacchierando con una mia vicina di casa medico, capii che per me sarebbe stato complicato, anzi insopportabile, avere a che fare con la sofferenza, con il dolore dei malati. Devo tanto a quella vicina, perché fu lei a suggerirmi di diventare chimico farmaceutico: in questo modo, mi spiegò, avrei potuto contribuire a realizzare i farmaci che i medici utilizzano per curare le persone, dunque grazie al mio lavoro avrebbero potuto aiutare gli altri. Ho seguito i consigli e il destino mi ha portato qui».

Non è la prima volta per Claudia: due anni fa ha ricevuto dall’ambasciatore italiano a Londra il premio “Italy Made Me”, un riconoscimento dato ai ricercatori italiani che vivono in Inghilterra. «Ho vinto con un progetto di ricerca che prevedeva la realizzazione di un nanosistema artificiale capace di motilità per trasportare i farmaci nel corpo umano». Attraverso i “missili intelligenti” è possibile fare arrivare il principio attivo a bersaglio con la massima precisione: «In campo chemioterapico, il drug delivery consente di agire solo sulle cellule malate senza intaccare quelle sane. Il progetto di ricerca per il quale mi è stata assegnata la fellowship L’Oréal and Unesco prevede lo sviluppo di quel sistema per migliorarne l’applicazione in campo biomedico: attraverso interazioni chimiche i nanotrasportatori, già capaci di muoversi autonomamente, ora potranno spostarsi e cambiare direzione, potranno anche assemblarsi uno con l’altro e creare primitivi tessuti artificiali. Prendo ispirazione dalla natura – aggiunge Claudia –: Leonardo da Vinci studiò il volo degli uccelli per consentire all’uomo di volare, io in micro e nano scala studio come si muovono le cellule per mimare la loro motilità e creare le nanomedicine del futuro».

Il premio appena vinto da Claudia Contini ha un doppio valore, perché rappresenta «il riconoscimento per la carriera fatta sinora e favorisce quella futura nell’ambito della ricerca scientifica». Ottenerlo garantisce una enorme visibilità «sono stata intervistata anche dalla Bbc» e aggiunge un valore enorme al curriculum di un percorso accademico complesso «e che, per un ricercatore che aspira a diventare professore o prof associato, può essere molto lungo». Claudia Contini ha superato una selezione molto rigida: «Le candidate erano 250, tutte hanno presentato un progetto di ricerca e hanno spiegato perché ambivano a ottenere questa fellowship. Tra le 250 siamo state scelte in 10 per il colloquio in cui abbiamo illustrato nel dettaglio il progetto e risposto alle domande dei commissari». Da lì è venuta fuori la cinquina vincente, premiata al parlamento di Westminster, «della quale fanno parte anche due giovani mamme». L’obiettivo è realizzare il progetto in un anno di tempo «dal 1° ottobre 2021 a fine settembre 2022» contando sull’assegno di 15mila sterline. Ma la particolarità di questo premio «anzi – sottolinea Claudia – l’aspetto meraviglioso», è il fatto che l’importo in denaro può essere utilizzato dalla ricercatrice come meglio crede, senza vincoli: «Proprio perché pensato per supportare le donne nella scienza, le vincitrici possono impiegare il denaro per fare fronte alle esigenze legate alla maternità. Per esempio – spiega Claudia – una mamma può pagare una baby sitter che stia con i figli mentre lei è al lavoro: in questo modo non è obbligata a sospendere le sue ricerche, a prendere quelle pause che purtroppo possono portare a un rallentamento se non addirittura a uno stop della sua carriera. Questo premio dà valore alla donna, incoraggia chi madre lo è già e chi come me spera un giorno di diventarlo».

#lanuovasardegna

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