SIMON MOSSA “FRA PRASSI E CINEMA”: LA VERA PASSIONE DI UNO DEI PADRI DEL SARDISMO MODERNO

Simon Mossa

di GIANRAIMONDO FARINA

In occasione del centenario di fondazione del Psd’Az, passato quasi in silenzio, un motivo singolare su cui riflettere e dibattere ci viene offerto dalla poliedrica e dinamica personalita’ di Antonio Simon Mossa, uno dei padri del Sardismo moderno. Di recente ce ne siamo occupati in merito al suo, non trascurabile, ruolo avuto, da architetto, nel delineare, in senso piu’ prettamente “sardo” e mediterraneo, il primo sviluppo del progetto “Costa Smeralda”. In quell’occasione, in piu’, con alcuni riscontri anche positivi, si e’ cercato di delineare meglio una pista d’indagine originale ed, al momento, poco praticata: il rapporto tra il cosiddetto “sardismo terzomondista” di Simon Mossa e l’islamismo ismaelita del principe Aga Khan. Ora, la recente pubblicazione, curata da Gian Piero Brunetta, dal titolo “ANTONIO SIMON MOSSA, PRAXIS UND KINO/ PRASSI E CINEMA”, uscita per Rubettino, ci riporta alla vera, primigenia ed autentica passione del padre del sardismo moderno. Nel concreto si tratta  si tratta di un manoscritto, inteso come manuale di teoria e pratica del film ed una storia del cinema attraverso l’azione dei GUF, cui il giovane Simon Mossa aveva primariamente aderito. Testo  che, pero’, non vide la luce a causa del conflitto in  atto. L’opera,quindi,si presenta come una storia della cinematografia durante il fascismo originale ed interessante, per parlare della quale non si puo’ non prescindere dalla figura chiave di Galeazzo Ciano, dall’agosto 1933 alla guida dell’Ufficio Stampa del capo del governo e, poi, del Sottosegretariato di Stato per la stampa e la propaganda, composta di tre Direzioni generali (stampa italiana, estera ed, appunto, propaganda). A queste fu,poi, aggiunta la direzione per la propaganda e la cinematografia, conseguenza, nel 1934, degli importanti investimenti di tipo economico adottati dal regime per l’implementazione dell’industria cinematografica.Un altro momento “cruciale”, sottostante  l’opera mossiana, e’ stato il viaggio di Goebbels in Italia.Un viaggio a seguito del quale prese corpo l’idea, proprio sul modello tedesco, di unificare propaganda e cultura, riconoscendo l’importanza della comunicazione filmica. Lo stesso Ciano creo’ anche delle vere e proprie sezioni cinematografiche dentro i Guf portando all’origine dei cosiddetti “Cineguf”. Ecco, allora, spiegata la “prassi” mossiana di studio della cinematografia italiana durante il Ventennio.In  ogni capoluogo di provincia, alle dipendenze dell’Ufficio di cultura del Guf locale esistevano 94 sezioni di cinematografia ben organizzate, finanziate dalla Direzione Generale per la Cinematografia. Lo studio e l’analisi di Mossa era riuscito a far emergere una materia regolata unitariamente: aspetto che avrebbe consentito di armonizzare e strutturare maggiormente gli interventi del regime attraverso un severo controllo, una vigilanza sempre piu’ sollecita ed efficace ed un’azione propulsiva da parte dello Stato. Questo figlio di un professore di medicina e di un insegnante elementare, legato profondamente alle radici sarde, ma che le riprendera’ proficuamente dopo il rientro nell’isola, aveva veramente sviluppato fin da giovane l’amore per la c.d. “Settima Arte”. Il suo attivismo presso i Cineguf di Firenze, ove frequentera’ la facolta’ di Architettura, sara’ molto determinante. Simon Mossa, grazie alla sua rigorosa formazione intellettuale, in cui s’innesteranno e compenetreranno sempre formazione, teoria e prassi, iniziera’ ad approfondire gli aspetti teorico-critici della cinematografia, proprio alla luce dell’esperienza maturata negli Stati Uniti, in Unione Sovietica ed in Italia. Gli scritti di Mossa, rimasti dimenticati per quasi 80 anni, riscoperti e rivalutati, s’inseriscono molto efficacemente all’interno di questo dibattito. Per capire, quindi, quest’aspetto unico ed originale di Simon Mossa, occorre sapere che, proprio a cavallo tra anni Venti e Trenta, in Italia si assiste, in pieno regime, oltre alla nascita del mito hollywoddiano anche alla nascita di un mito sovietico, accompagnato a due precisi modelli cinematografici. Lo stesso Mossa non pote’ non rimanere insensibile alle novita’ espresse, a meta’ degli anni Trenta, da quella grande fucina che fu il Centro Sperimentale di Cinematografia (costituito, appunto, nel 1935), sorta di “Universita’ del cinema” ispirata vagamente al V.G.I.K. di Mosca, la piu’ antica scuola cinematografica del mondo istituita nel 1919. Un “Universita’” voluta, appositamente, per formare attori, registi, tecnici, direttori di produzione e promuovere la ricerca culturale ed il dibattito. Un “humus”  ed un clima che favoriranno una mente vivace e fervida come quella di Simon Mossa, senza dubbio, in tal senso, dalla figura dominante dell’allora direttore del Centro Luigi Chiarini. Uomo legato al regime, ma ad esso non asservito, mostrera’ una straordinaria apertura chiamando a se’ docenti non in linea con il partito e, soprattutto, favorendo una sperimentazione che andra’ in senso opposto a quella preventivata da altri maggiorenti del fascismo. 

Certamente sono ancora da venire le battaglie sardiste del secondo dopoguerra.  Contrariamente, pero’, al pensiero di alcuni critici, proprio in questa “passione” militante e professionalizzante del pensatore ed architetto algherese di adozione, vi possiamo vedere “in nuce” i primi “vagiti” di un nuovo sardismo, ben innestati in questa tensione del cinema da lui studiato verso le problematiche del neorealismo. 

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