IL CUSTODE DELLA MEMORIA: NUORO HA RICORDATO LA FIGURA DI LUISI FARINA, AUTORE DI “PARISTORIAS NUGORESAS”

il tavolo dei relatori nella foto di Lucia Becchere

di LUCIA BECCHERE

«Parlare delle proprie radici ci riconcilia con la nostra identità e ci richiama gli interrogativi di fondo nel momento in cui ci lasciamo travolgere dalla modernità e dalla tecnologia, ancor più meritevole se il testo è scritto nella nostra lingua sarda capace di esternare concetti astratti, formalizzandoli e astraendoli a tal punto da poter esprimere la concezione della vita, delle cose e delle persone. Di questo si fa testimone Luisi Farina autore di Paristorias nugoresas. Con questo incontro si vuole sottrarre questo intellettuale se non dall’oblio, da una situazione di silenzio. Come Lions lo facciamo con orgoglio e con un senso di gratitudine al figlio Antonio». Questo il discorso introduttivo del coordinatore professor Mario Porcu alla presentazione del libro che ha avuto luogo nella Biblioteca Satta di Nuoro.

Dopo i saluti istituzionali dell’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Nuoro Sebastian Cocco e del presidente del Lions Nuoro Host Stefano Arca, l’intervento via Skipe da Milano di Mariachiara Farina nipote dell’autore. La nota scrittrice si è soffermata sull’importanza della memoria, strumento che ci lega al passato e ci dà le basi per costruire il futuro. «È la memoria – ha affermato – che attiva le emozioni che tengono vivo il nostro senso di identità, ma la memoria per vivere ha bisogno di essere coltivata dai “custodi del tempo” (Sergio Atzeni) e mio padre, curando la pubblicazione del testo, si è fatto custode di quella memoria».

«Il libro – ha detto Antonio Farina – è una raccolta di racconti inediti scritti tra il 1980-1986, frutto di un’esperienza lavorativa fra contadini e pastori, di vita vissuta fra i nuoresi di corte ’e susu nel rione di Santu Predu dove è nato, nell’ambiente studentesco a Sassari ma anche da incontri occasionali.

Lo stile semplice e popolare, il frequente intercalare di forme dialettali vuole essere un omaggio alla sua gente». Di grande pathos l’intervento tutto in lingua sarda dell’antropologo Bachisio Bandinu che ha catturato l’attenzione del pubblico in sala. “Sas paraulas” – ha detto – sono materia che hanno un significato e un significante e le sue parole contemplano una ricchezza di qualità perché pertinenti ai temi trattati e questo genera l’incanto in s’arrejunu (nel racconto). “Su sonu, su nuscu, su gustu, su toccare” (il suono, l’olfatto, il gusto, il tatto) ha proseguito Bandinu arrivano fino al cuore e alla mente, ci rimangono dentro e ci inseguono. “Chin sa paraula justa” lui ha saputo penetrare i diversi personaggi: de bonu sentitu, de malu sentitu, brulleris, omines prenos de malissia, bindhe ata de donzi ghetu ».

Bandinu ha inoltre sottolineato la capacità psicologica e sociologica dell’autore nel rendere il linguaggio del singolo elemento identitario di quella determinata società.

«Fra noi, solo un incontro epistolare ha ricordato Luciano Piras, capo servizio de La Nuova Sardegna –, era il lontano 1988, anno della pubblicazione del vocabolario italiano sardo nuorese, quando io scrissi su di lui uno dei miei primi articoli. Aveva l’arte di saper usare il linguaggio comune, il dono della scelta della parola dando vita anche a quelle dimenticate. Tutto questo avrebbe fatto di lui un ottimo giornalista».

Piras ha inoltre ricordato i tre pilastri su cui si fonda il lavoro di Luisi Farina indicati dallo stesso autore nella “ isterria” (premessa) al libro: “s’accordu” per unificare l’ortografia sarda, (avverrà trenta anni dopo nel 2006); gli italianismi, il cui uso favorirebbe la comunicazione e gli inglesismi che definisce “bascaramene” (scarto) da evitare.  «Il tono ironico del suo narrare – ha concluso Piras – contempla una profonda capacità di scandagliare l’animo umano rendendo universali le storie locali». Le letture di Giovanni Carroni hanno arricchito l’appuntamento.

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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Un commento

  1. Grazie, Tottus in Pari. E grazie a Lucia per la delicatezza della sua penna.

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