UNA VERA FORZA DELLA NATURA: TIZIANA TROJA ARTISTA CAGLIARITANA, PROTAGONISTA (CON MICHELA SALE MUSIO) DELLA COMPAGNIA TEATRALE “LUCIDO SOTTILE”

ph: tiziana Troja

di MICHELA GIRARDI

Attrice, cantante, regista e dal 2003 direttrice artistica insieme a Michela Sale Musio della compagnia teatrale Lucido Sottile, l’artista cagliaritana Tiziana Troja – una vera forza della natura – parla oggi con noi di femminismo, arte e “donne galattiche”.

Anticonformista, istrionica e dissacrante: i tuoi interventi artistici sono molto spesso dedicati al mondo femminile, che racconti in modo non convenzionale e suscitando spesso reazioni piccate da parte dei benpensanti. Qual è la donna che vuoi rappresentare? Quali sono i suoi limiti e di conseguenza da cosa la vorresti alleggerire per renderla davvero libera?  Non cerco di rappresentare nessuna donna in particolare, quello che posso assicurare è che non sono attratta da quello che costituisce lo stereotipo di donna libera-indipendente-rampante-iperfemminista fino alla cecità. Sono convinta che una donna con una mentalità aperta, possibilista, pronta al dialogo, con un cervello che accoglie qualsiasi diversità, sia una donna davvero libera.  

Dal 2003 dirigi con Michela Sale Musio la compagnia LucidoSottile. Insieme vi occupate di teatro, danza, cinema, musica. Dissacranti, mai banali, sempre sul pezzo. Come descriveresti il vostro rapporto fuori e dentro la scena? E a proposito di stereotipi, cosa vogliamo dire a chi sostiene che le donne, raggiunto un certo successo, facciano di tutto per farsi la forca e finiscano per essere le loro peggiori nemiche? Le Lucide hanno un rapporto turbolento e sereno, creativo, ridanciano, riflessivo, riflettente e tutto molto divertente. E a proposito dello stereotipo delle donne nemiche fra loro, qualche anno fa scrissi una poesia “Le nemiche occulte” (si trova in rete) in occasione della giornata contro la violenza sulle donne che racconta il mio pensiero molto chiaramente. Aggiungerei che le donne fanno molta più fatica ad arrivare al successo e qualcuna è terrorizzata al pensiero di perdere posizioni o priorità. Ho visto colleghe irritarsi in modo imbarazzante quando è capitato di condividere contatti e ambienti di lavoro. In generale questo tipo di persona mi fa sorridere e mi fa scaturire una profonda tenerezza. 

Cosa vuol dire per te essere femminista oggi? Quali sono le battaglie che più che mai dobbiamo portare avanti? Essere pronte a tutto, come sto facendo da anni, per rendere desueto anche l’aggettivo “femminista” e giungere alla totale e naturale parità di genere. Considerato il momento storico che ci regala episodi di razzismo che pensavamo fossero morti e sepolti, sono disponibile a battermi e scendere presto in piazza per difendere i pochi e sacrosanti diritti che siamo riuscite ad ottenere fino ad oggi.

Ti sei mai sentita messa da parte o presa meno sul serio, nel tuo campo, per il fatto di essere donna? Spesso e volentieri. E succede tuttora. Ma sono pronta a farlo notare immediatamente a chi lo manifesta. È divertente vedere la faccia di certi uomini messi davanti al proprio maschilismo. Schiacciato dall’evidenza, qualcuno si ravvede. Mai subire. Mai.

Cosa pensi dei movimenti come #metoo e time’s up? I social, in quella che oggi viene definita la quarta ondata di femminismo, aiutano a veicolare i giusti messaggi o no? Al movimento #metoo e tim’s up noi Lucide abbiamo creato e affiancato il nostro movimento #menot, che vuol dar voce a chi, avendo scelto di salvaguardare la dignità e respingere le ‘proposte indecenti’, si è trovato ai margini del mondo dello spettacolo, del lavoro in generale, per non aver sottoscritto un accordo svilente per la propria arte e professionalità. Non vuol certo contrapporsi al Me Too ma ne costituisce una variante. #menot, è nato con che l’intento di dar vita a riflessioni e dibattiti sui meccanismi e le dinamiche di potere all’interno del mondo dello spettacolo. La quarta ondata di femminismo, così come la definiscono è per me un concetto che mi irrita e mi indispone, l’ondata mi fa pensare ad animi tormentati ad intermittenza, io sono per un flusso costante. La classica goccia che scava la roccia.

Il tuo spettacolo “La conosci Giulia?”  ha registrato grande successo e partecipazione del pubblico. Lo hai inanellato tutto intorno alle discriminazioni di genere, in un momento storico in cui è più che mai importante combattere, per scardinarli, pregiudizi e stereotipi. In che modo hai lavorato allo spettacolo? Su quali punti fa leva? “La conosci Giulia?” è un lavoro su commissione da parte di G.I.U.L.I.A (associazione giornaliste unite libere e indipendenti) che voleva mandare un messaggio forte e chiaro che è diventato un mantra per me: “Uomo e donna: civilmente, politicamente, in società, nella famiglia, a scuola, al lavoro, nella coppia, devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri. A pari incarico, anche la stessa retribuzione”. Per fortuna il messaggio è arrivato e sta dando i suoi frutti soprattutto fra i giovani.

Tra quelli interpretati nella tua già lunga carriera, in quale ruolo femminile ti senti più a tuo agio e ti riconosci maggiormente? La Nives, una psicoterapeuta in pensione, socia de La Ginger (Michela) e co-fondatrice della terapia Dualistica, un metodo scientifico che dice una cosa e il suo contrario. La Nives ha quasi 80 anni, è avvezza a sostanze psicotrope, dice tutto ciò che pensa affrontando temi di politica, costume, società con la leggerezza di un elefante, come chi non ha paura di niente e nessuno e soprattutto non ha più nulla da perdere. È maschilista, razzista, omofoba, egoista, disprezza i poveri e odia i bambini. È un mio accorgimento per fare satira, mettere in ridicolo e svelare situazioni e personaggi torbidi, che La Nives definisce “gli amici miei”. È nata a Predappio, questo è un altro aspetto comico. Una maschera che uso spesso per togliermi qualche sassolino dalla scarpa.

Le vostre performance hanno attraversato anche l’oceano, per sbarcare in America. Quanto è importante per voi artiste valicare i confini? Per i sardi è più complesso? La “sardità” per voi è stata croce o delizia, nel tempo? Valicare i confini è il sogno di tutti gli artisti. Siamo state in Francia, in Spagna, in Germania, in Africa e ultimo in America. Nel 2019 siamo state riconosciute dalla LPTW, League of Professional Theatre Women di New York. In generale, il percorso di un artista sardo è identico ad un qualsiasi percorso. Essere sardi non significa essere marchiati, è per me un valore aggiunto, una cosa che mi inorgoglisce. La convenzione che i sardi siano “esotici” è una componente puramente estetico-turistica-culturale sulla quale molti artisti ci campano da sempre. Alcuni rasentano il grottesco tanto vogliono descriverci per sempre agresti rurali e retrogradi. Lucidosottile guarda alla Sardegna come luogo perfettamente inserito nel mondo, la distanza per me è solo geografica. Tutti i miei colleghi stranieri arrivati a Cagliari, si sono sempre meravigliati di quanto la città sia cosmopolita, prevenuti da una narrazione turistico-fiabesca, a volte ridicola. 

Donne Galattiche: si è appena concluso il Lucido’s Family Festival sui social. Neanche il lockdown e tutto ciò che ne è seguito vi ha fermate. Anche questa iniziativa culturale, così come tante altre delle vostre, è stata preziosa occasione per parlare di donne, discriminazioni, luoghi comuni da distruggere e diritti civili per cui battersi. In che misura i vostri spettacoli, nella narrazione, hanno una missione politica e sociale? Scegliere di fare il festival in digitale è stata una sfida cruciale, ma indispensabile per noi che nella vita non amiamo stare ferme ad aspettare. Parlare di donne per ridurre la distanza, per livellare, per “darci” voce e pareggiare con l’universo maschile, non per sovrastare o aggredire. Per far sì che uomini galattici e donne galattiche viaggino insieme, su binari paralleli. Indubbiamente e talvolta inconsapevolmente, tutti i nostri spettacoli o le rappresentazioni video, portano con sé una missione. Il teatro, le arti visive, sono per noi il territorio dove far circolare le nostre idee. Paradossalmente, anche le maschere di Tanya & Mara, ragazze della sub-cultura cagliaritana, strappando una risata, veicolano messaggi sociali anti-razzisti, gay friendly, liberisti, democratici e pacifisti, di fratellanza e uguaglianza, strizzando l’occhio alla satira politica.

Quali sono state le donne galattiche della tua vita, nella sfera personale e in quella artistica? Non ho modelli… È devastante lo so, ma è così.

Una domanda personale. Sei la donna che desideravi essere? No. Non lo sono. Sono sospesa e perennemente in bilico nel tentativo di essere sempre migliore, e per dirla tutta, finché non salirò su uno space-shuttle e vivrò quello stupore, rimarrò una donna frustrata. 

https://www.vistanet.it/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Per me cagliaritana espatriata, un balsamo

Rispondi a Roberta Pilia Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *