TURISTI E VISITATORI IN SARDEGNA NON SOLO PER LE SPIAGGE: UNA RICERCA DELLA CNA SARDA HA CENSITO NELL’ISOLA 290 LOCALITA’ D’INTERESSE STORICO E ARTISTICO

Il turismo sarà una delle principali leve per la ricostruzione dell’economia dell’isola che, come il resto dei territori italiani, sono prostrati dallo tsunami coronavirus. “La Sardegna dovrà ricominciare valorizzando uno dei settori più strategici, ovvero il turismo cogliendo fino in fondo le profonde trasformazioni e i bisogni nuovi che il covid 19 imporrà alla domanda e all’offerta turistica”, secondo Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionale della Cna Sardegna.

“La pandemia assesterà un duro colpo al turismo low cost e di massa, orientando i flussi turistici verso destinazioni a bassa densità turistica dove trascorrere una vacanza sicura. Attrezziamoci ora – continuano Piras e Porcu – per riconfigurare e potenziare la qualità e l’offerta del nostro sistema turistico”.

Il centro studi della Cna sarda ha elaborato un dettagliato dossier che evidenzia i punti di debolezza del nostro sistema turistico ed elabora una serie di proposte e strategie per riconfigurare il sistema dell’offerta sui nuovi bisogni valorizzando gli asset su cui puntare per attrarre flussi turistici.

Un terzo dei viaggiatori provenienti dai principali Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito, Polonia, Italia e Spagna) opta per una vacanza tra arte, storia e cultura, mentre sole e mare rappresenta la motivazione della vacanza per una quota minoritaria di turisti (dati Commissione Europea, Eurobarometer). Il turismo internazionale, tra l’altro, viene in Sardegna, da un periodo particolarmente favorevole. Secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia nel 2019 gli arrivi di viaggiatori stranieri in Sardegna sono stati ben 1,779 milioni, i pernottamenti complessivi quasi 13 milioni, per una spesa stimata in circa 1,12 miliardi, poco meno del 4% del PIL regionale. Nel confronto con gli altri territori, emerge con evidenza la dirompente crescita del turismo straniero nella nostra isola: alla fine del 2019 risulta quasi quadruplicato rispetto ai primi anni 2000, contro 2,5 volte nelle regioni meridionali e 1,5 volte in Italia.

Se però si guarda alle motivazioni della vacanza, emerge, in base agli ultimi dati disponibili, relativi al 2018, che solo il 2% dei visitatori stranieri presenti nell’Isola era infatti motivato da ragioni culturali (77% mare, 7% enogastronomia e agriturismo), a fronte di percentuali superiori al 50% in Sicilia e Campania.

La ricerca della Cna sarda rivela che, quanto a dotazione di siti culturali (musei, parchi archeologici, complessi monumentali), la Sardegna non ha nulla da invidiare alle regioni prima citate. In base agli ultimi dati rilevati dall’Istat, l’offerta storico culturale regionale è infatti di tutto rilievo: nel 2018 sono stati censiti in Sardegna 290 tra musei, siti archeologici, aree monumentali, privati e pubblici, un dato che pone l’Isola all’ottavo posto tra le regioni italiane, prima del Mezzogiorno, persino sopra la Sicilia (260) e la Campania (233). Seguono tra le regioni meridionali, la Calabria (166) e la Puglia (164).

Eppure questo notevole patrimonio storico culturale risulta ancora poco frequentato dai visitatori, nazionali e internazionali: il numero medio di visite annue per sito in Sardegna nel 2018 è di poco superiore a 7.600 unità, contro gli oltre 65mila visitatori della Campania e i quasi 30mila della Sicilia. Solo poche altre regioni hanno un indice più basso della Sardegna.

Nell’isola non mancano nemmeno le eccellenze riconosciute a livello internazionale: dei 55 siti italiani etichettati come “patrimonio mondiale” dell’UNESCO, così definiti in base a una decina di criteri culturali e naturali, uno si trova in Sardegna, il Villaggio Nuragico di Barumini (ufficialmente riconosciuto di eccezionale valore universale nel 1997); a questo, negli anni più recenti, se ne sono aggiunti altri, sotto altre categorie: una Riserva della Biosfera (il sito Tepilora, Rio Posada e Montalbo, per le sue peculiarità ambientali, nel 2017) e due beni patrimonio immateriale dell’umanità (il Canto a Tenore del 2008 e la Faradda dei Cavalieri nel 2013).

Emblematico invece è il percorso seguito dal parco Geominerario della Sardegna, che era stato inserito nel 2015, ma è stato successivamente “squalificato” a motivo di una inadeguata organizzazione sul piano delle risorse umane. C’è poi una lista di altri siti che attendono da molti anni la valutazione dell’Agenzia delle Nazioni Unite (l’arcipelago della Maddalena, l’Asinara, le bocche di Bonifacio, gli stagni dell’Oristanese, il Sulcis Iglesiente). Inoltre, tre destinazioni sarde sono state insignite del premio EDEN istituito dalla Commissione Europea per il turismo culturale e sostenibile (in Italia in totale sono sette); si tratta di Guspini (Montevecchio), le miniere di Porto Flavia e Serbariu, la Penisola del Sinis e l’Isola di Mal di Ventre.

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