IL PATRIMONIO SPIRITUALE DELLA SARDEGNA: IN SETTANT’ANNI DI FEDE, UN SANTO E OTTO BEATI

Un santo e otto beati in settanta anni di storia. La Chiesa Sarda da qualche giorno ha una beata in più, dopo la cerimonia di beatificazione di Edvige Carboni, un’umile mistica figlia di Pozzomaggiore dove nacque nella notte tra il 2 e il 3 maggio del 1880.Ma prima di lei la Chiesa ha proceduto a marce forzate e diverse sono le cause di beatificazione ancora aperte. Ritmi sostenuti anche per il cardinale Angelo Becciu: dal 1° settembre 2018 a oggi in nome per conto del Papa l’alto prelato di Pattada ha beatificato 15 cristiani.La nostra isola – da due millenni “semper fidelis”, senza un attimo di sbandamento neppure quando aveva gli ortodossi in casa – non sfigura nel calendario liturgico universale, dove dal 1949 a oggi, in media ogni dieci anni, inserisce un cristiano nato tra Porto Torres e Cagliari. Con un’accelerazione speciale data dagli ultimi Papa: Giovanni Paolo II ha beatificato la dorgalese Maria Gabriella Sagheddu (1983), l’orgolesa Antonia Mesina (1987) e il questuante cappuccino fra Nicola da Gesturi (1999). Benedetto XVI messo sugli altari la Figlia della Carità Giuseppina Nicoli (2008). Papa Francesco si è superato: Maria Cristina di Savoia, il sassarese Francesco Zirano (2014), la codrongianese Elisabetta Sanna (2016) e sabato Edvige Carboni. Non c’è n “genius loci” speciale che favorisce i cammini di santità.«La santità – ha detto il cardinale Angelo Becciu, a “Dialogo”, quindicinale della diocesi di Alghero diretto da Giuseppe Manunta – attraversa i secoli e i luoghi; ha quindi attraversato anche la nostra Isola a dimostrazione che la fede ha radici profonde nelle nostre genti e che tra di esse la grazia ha trovato anime generose. Non possiamo non rendere a grazie a Dio per aver voluto privilegiare il nostro popolo».Martiri, santi, beati e venerabili – ha detto il cardinale all’omelia nell’ippodromo di Pozzomaggiore durante la beatificazione di Edvige Carboni davanti a cinquemila persone – che, con la loro eroica testimonianza cristiana, hanno fecondato la nostra cara Isola. Il loro esempio e il loro insegnamento costituiscono un patrimonio spirituale e culturale di inestimabile valore, da conservare, da valorizzare e da imitare, per adempiere in pienezza la nostra vocazione e missione cristiana». Da qualche giorno i fedeli sardi possono anche venerare 26 santi – i patroni delle diocesi, tre pontefici nati o morti nell’isola (Simmaco, Ponziano e Ilaro), Fulgenzio di Ruspe, pezzo da novanta della Chiesa dei primi secoli, Eusebio e Lucifero campioni della lotta contro l’arianesimo, Ignazio da Laconi e Salvatore da Horta diviso tra Cagliari e Sassari: il corpo nella chiesa di Santa Rosalia, il cuore a San Pietro in Silki. Dallo scorso 12 giugno sono 3 i venerabili, nell’anticamera della beatificazione: Giuseppe Monserrato (Castelsardo), Paola Muzzeddu (Aggius e Sassari), Virgilio Angioni (Cagliari). Per la gloria degli altari è richiesto almeno un miracolo, documentabile senza ombra di dubbio. Numerosi i servi di Dio, le persone dove è in corso la causa di beatificazione.Tra i più recenti la giovanissima Simona Tronci (laica), Nazareno da Pula (religioso cappuccino), Teresa Tambelli (suora Figlia della Carità). La diocesi di Alghero-Bosa ne schiera addirittura tre: Angelino Cuccuru di Sindia, mons. Angelo Angioni di Bortigali, fra Paolo Perria di Cuglieri.«I Santi e i Beati – dice il cardinale Angelo Becciu – sono coloroche hanno preso sul serio il vangelo e ad esso hanno conformato la propria vita, scegliendo Dio come unico ideale da amare con tutto il cuore. Essi attraggono non tanto per i miracoli o i prodigi che vengono loro attribuiti, ma per l’essere stati straordinari nel condurre una vita normale».

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