CON “DIMORE”, IL RITORNO A CASA DEI “FIGLI DI SARDEGNA”: GIOVANI SARDI EMIGRATI A MILANO E LA MOSTRA COLLETTIVA AL “MEA” DI ASUNI

immagine dell’inaugurazione della mostra ad Asuni
di ALESSIA ANDREON

L’ inaugurazione si è tenuta il 16 febbraio con un’esposizione collettiva di nove talenti sardi emigrati a Milano per realizzare i loro sogni d’artista. Le opere di figli della Sardegna ritornano nell’isola dalle gallerie del capoluogo lombardo con tutta l’intensità e la forza espressiva dei loro lavori.

Silvia Argiolas, Irene Balia, Nicola Caredda, Roberto Fanari, Silvia Idili, Claudia Matta, Silvia Mei, Paolo Pibi e Giuliano Sale hanno tutti in comune, oltre alle origini sarde, una significativa esperienza di lavoro a Milano, dove hanno esposto nelle più prestigiose gallerie; nella città che li ha accolti hanno avuto l’opportunità di emergere nel mercato e di farsi conoscere nel mondo dell’arte contemporanea. Dimore offre uno sguardo intimo dell’arte e noi siamo chiamati a partecipare come ospiti della loro casa spirituale.

Grande soddisfazione è stata espressa dal Sindaco di Asuni Gionata Petza che, insieme all’amministrazione cittadina, ha fermamente creduto in questo progetto, ereditato dalle amministrazioni precedenti; il museo infatti è nato nel 2007. Il MEA era inizialmente pensato come un luogo dove raccogliere le esperienze di vita di chi, spinto dalle necessità economiche, era costretto a cercare altre possibilità di lavoro distante dalla terra d’origine, con una forte enfasi quindi sulle sofferenze individuali e sulle precarie condizioni di vita di tempi passati. Ora invece il suo ruolo è quello di aiutare a vedere l’emigrazione sotto una luce positiva, che favorisce l’innovazione e la crescita, mantenendo e consolidando le reti sociali a lunga distanza che l’emigrazione stessa permette di sviluppare.

Antonello Carboni, curatore dell’esposizione assieme a Silvia Oppo, spiega che lo spettatore potrà accedere a questo universo enigmatico, sospeso tra realtà e sogno, attraverso nove Dimore artistiche, nove angolazioni la cui sommatoria restituisce al nostro occhio molto più dell’intero.Davanti alle loro opere ammiriamo il presente, vediamo il futuro e ricordiamo il passato. Senza veli li scopriamo nell’intimità dell’io più profondo, ognuno con il proprio codice espressivo, la propria verità, resa viva da una ricca tavolozza e sapiente messa in forma, che determinano di ciascuno il proprio mood e la inequivocabile cifra distintiva. Un linguaggio che siamo liberi anche di non decifrare ma goderne sicuri nell’esperienza sensoriale circoscritta al solo giudizio di gusto.

Questo è solo il primo tassello di un progetto più ampio finanziato dall’assessorato regionale alla Cultura nella Rete dell’emigrazione sarda e già nei prossimi mesi, grazie all’impegno assunto dal Comune di Asuni, il Museo dell’Emigrazione offrirà altre straordinarie occasioni di conoscenza, confronto e condivisione sul tema, mettendo in campo importanti mostre e installazioni, attività artistiche, laboratori ed escursioni nel campo della letteratura con presentazioni di autori e delle loro opere più significative.

L’ingresso alla mostra è gratuito e alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il Sindaco di Asuni, i curatori della mostra e una rappresentanza degli stessi autori.

Con queste iniziative, Asuni, un piccolo paese di appena 357 abitanti nel cuore dell’Alta Marmilla, si riconferma un centro intellettuale fervente che, con il suo museo e il film festival Terre di confine, è un vero e proprio presidio culturale non solo per la zona ma per l’intera Sardegna.

per gentile concessione de https://www.arborense.it/

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Un commento

  1. Ringraziamo Tottus in PARI (la voce delle due “Sardegne” – emigrati e residenti) per la pubblicazione di questo gradito spazio

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