L’ULTIMO FABBRO DI SANTU PREDU: PIERPAOLO CONGEDDU DI NUORO E LA PASSIONE DI PLASMARE IL FERRO

ph: Pierpaolo Congeddu

di LUCIA BECCHERE

Passeggiando per la vecchia Nuoro, all’imboccatura di un vicolo chiuso che dà sulla via Malta, si viene attratti da una freccia in ferro pantografato con su scritto “ fabbro”,apposta sul muro sotto la maiolica toponomastica di via Montanaru.

A soli pochi metri di distanza, un pannello bianco ancorato alla facciata di uno stabile, riporta inciso in rosso “arte ferro” ad indicare l’elegante e spaziosa bottega artigiana dove fanno bella mostra antichi attrezzi da lavoro e una fornita scorta di materiale ferroso. È l’officina di Pierpaolo Congeddu, 57 anni di Nuoro, ultimo fabbro rimasto a Santu Predu, figlio di Matilde Fadda e Giuseppe Congeddu, due insegnanti elementari non più fra noi, molto stimati e conosciuti in città per avere insegnato a leggere, scrivere e far di conto a generazioni di nuoresi. Terzo di quattro figli maschi, Pierpaolo fin da giovane aveva nutrito la passione di plasmare il ferro. Racconta con molto orgoglio che è stato lo zio Mauro, sposato con la sorella del padre, ad averlo introdotto alla conoscenza di quell’arte antica e affascinante. Mauro Sanna, fabbro-meccanico e Mariangela Congeddu, casalinga, accoglievano con tanto affetto Pierpaolo che trascorreva con loro gran parte del proprio tempo colmando il vuoto lasciato da figli che in quella casa non erano mai arrivati.

«Mi incuriosiva rovistare fra tanti strani utensili di cui zio Mauro, con pazienza, mi insegnava l’uso. Tutto il suo sapere mi catturava. Una vera passione! Fin da piccolo avvertivo dentro di me una fantasia creativa e dare forma al ferro era una cosa che mi avvinceva. Ricordo con quanta soddisfazione ammiravo i primi oggetti che realizzavo plasmandone le forme e imprimendo la mia impronta!», confessa ancora Pierpaolo.

Fu così che il futuro fabbro aveva imparato a maneggiare forgia e saldatrice. Lo abbiamo visto nella sua bottega muoversi con leggerezza, il viso immerso in una nuvola di scintille luminose sprigionate dalla saldatrice che danzavano nell’aria fino a dissolversi nel nulla. Lo abbiamo visto ancora davanti alla forgia scaldare il ferro per dargli forma, domandolo sotto i colpi esperti del martello che batteva sull’incudine e trasformare un’informe verga in una elegante foglia che ci mostrava con orgoglio.

Da quanti anni fa questo lavoro?

«Faccio questo lavoro da diciannove anni circa. Prima ho fatto tanti altri mestieri ma mi sento appagato solo davanti alla forgia».

Ricorda il primo oggetto che ha realizzato?

«È stato un candelabro con la base a volute e il calice a foglie rivolto verso l’alto».

Che tipo di oggetti ama creare?

«Faccio qualsiasi cosa, dai cancelli ai bastoni per tende, dai balconi alle inferriate e oggetti affini. Adoro assemblare pezzi creati da me e poiché la creazione è arte adoro tutto quello che creo. Questo è il motivo principale per cui amo lavorare in proprio».

Come sente il ferro fra le mani?

«Molto duttile. Lo modello facilmente, sento che risponde alle mie idee ancor prima che alle mie mani».

Come si procede per realizzare un oggetto?

«L’oggetto nasce come idea e si materializza nel disegno che a sua volta viene inciso col pantografo oppure battuto. Potrei realizzare delle applicazioni con la forgia per poi saldarle ma preferisco dare forma al ferro e poi intagliarlo. Il pantografo è un laser computerizzato con cui si realizzano le incisioni, io non ne dispongo perché costa troppo, oltre 60 mila euro e per questo mi devo rivolgere ad una officina specializzata di Prato Sardo».

Quale oggetto le piace fare di più?

«I cancelli, perché con le inferriate e i balconi mi danno più soddisfazione in quanto costituiscono una bella vetrina per ogni fabbro. Nelle case di Nuoro e dintorni se ne possono ammirare tanti modellati da me».

Ha trasmesso questa passione ai figli?

«Mi farebbe molto piacere che mio figlio si accostasse con passione a questo antico mestiere, posso affermare con orgoglio che è già sulla buona strada. Certo, deve studiare ma se dovesse apprendere anche quest’arte, sarebbe molto bello. In un’epoca in cui non è facile trovare lavoro, non c’è nulla di meglio della conoscenza di un buon lavoro manuale come quello del fabbro».

Come va il lavoro oggi?

«Mi tiene in piedi la forte passione che nutro per il mio lavoro, troppe spese e poco guadagno. Pago l’affitto, devo smaltire sfridi e scarti di lavorazione, devo pagare le utenze e i contributi assicurativi. Ho la Partita Iva e pago troppe tasse, mi rendo conto quanto sia difficile andare avanti! Nel 2003, grazie alla Legge regionale 51, mi è stato erogato un piccolo contributo che ho utilizzato per l’acquisto delle attrezzature più costose ma solo parzialmente a fondo perduto per cui ho faticato proprio tanto per poter restituire la restante somma. Inoltre devo anche far fronte alla concorrenza sleale degli abusivi che offrono prezzi molto competitivi. Tutto questo mi scoraggia».

Com’è il mercato di questo tipo di artigianato?

«Diciamo che questo tipo di artigianato non ha mai conosciuto grandi crisi, tranne che nel terziario. Lavoro con enti e condomini e ho tanti clienti affezionati che mi apprezzano e mi commissionano diverse forniture. Ho molte richieste anche fuori Nuoro ma anche questo mi comporta costi aggiuntivi di viaggio che ovviamente riducono i guadagni».

Nelle sue parole si avverte molta amarezza! Non trova?

«Confesso di essermi trovato più volte in difficoltà nel dover far fronte alle spese e spesso mi ritrovo in perdita».

Come vede il suo futuro?

«Vorrei poter continuare a fare sempre questo lavoro, animato dalla grande passione e dal forte entusiasmo che mi hanno sostenuto fino ad oggi».

per gentile concessione de L’ORTOBENE

https://www.ortobene.net/

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