NEL 2017 HANNO CHIUSO 784 IMPRESE ARTIGIANE: UNA CRISI SENZA FINE PER UN SETTORE TRAINANTE DELLA SARDEGNA

Nono anno consecutivo di crisi per le imprese artigiane sarde: nel 2017 perse definitivamente 784 realtà mentre nel 2016 furono 541. “Aprono 4 aziende al giorno ma ne chiudono 6: occorrono soluzioni concrete e immediate”. E c’è il “caso iscrizioni all’albo Artigiani”, afferma Antonio Matzutzi, presidente della Confartigianato Imprese Sardegna, «la carenza di organico nelle Camere di Commercio in alcuni casi paralizza le procedure di iscrizione degli artigiani all’apposito Albo. Ad Oristano è blocco».

L’artigianato sardo non vede ancora la luce: dal 2008 a oggi ne sono scomparse definitivamente 7.456. Lo dicono i numeri ufficiali e definitivi delle imprese artigiane del 2017, diramati da Movimprese-Unioncamere e analizzati dall’Osservatorio per le Micro e Piccole Imprese di Confartigianato Imprese Sardegna che certificano, ancora una volta, come la crisi in Sardegna non accenni ad allentare la morsa e come la ripresa sia ancora frenata da tanti fattori. Il rapporto parla di 35.562 imprese artigiane sarde registrate negli albi delle Camere di Commercio al 31 dicembre 2017. 784 imprese in meno rispetto al 2016 è la risultante tra le 1.626 nuove iscrizioni e le 2.410 cessazioni. “Sono dati molto pesanti che rappresentano un grande turbamento per tutto il nostro comparto – commenta Antonio Matzutzi – la crisi cronicizzata, il calo dei consumi delle famiglie, le tasse, la burocrazia, la mancanza di credito e di interventi organici per il settore, sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli imprenditori ad abbassare definitivamente la saracinesca della propria bottega”. Senza contare – sottolinea il Presidente – il dilagante abusivismo che danneggia principalmente l’artigianato. Basta fare un giro nei social network per vedere quanti abusivi promuovono on line servizi e produzioni tipiche dell’artigianato: dall’estetica, alla fotografia, agli accessori moda per arrivare alle produzioni alimentari”.

“I numeri continuano, purtroppo, a dimostrare ciò che diciamo da anni – prosegue Matzutzi – le piccole e micro imprese sono il motore trainante dell’Italia e della Sardegna, sono flessibili, riescono a combattere e sopravvivere, ma non lo possono fare all’infinito. Hanno un ruolo e un impatto sociale, tutelato anche dalla nostra Costituzione, e per questo vanno salvaguardate e valorizzate. Assistiamo ormai da troppo tempo a un disinteressamento verso le questioni dell’artigianato, ad una rinuncia della politica ad intraprendere azioni forti non solo per il rafforzamento delle imprese esistenti ma anche per rendere appetibile soprattutto ai giovani l’idea di avviare un’impresa artigiana”. “Abbiamo intrapreso un proficuo dialogo con l’Assessora regionale dell’Artigianato, Barbara Argiolas – continua Matzutzi – che qualche frutto lo sta già dando. Ad esempio sono state potenziate nel Bilancio regionale le risorse a valere sulla Legge 949 finalizzata ad abbattere gli interessi sugli investimenti delle imprese artigiane”.

A livello provinciale, Sassari-Gallura è quella che subisce il contraccolpo maggiore: 987 cancellazioni e 703 iscrizioni che portano il saldo a -284 e il totale registrato a 12.632. Segue Cagliari-Sud Sardegna con 882 cessazioni e 638 iscrizioni per un saldo di – 244 attività registrate e un totale negli Albi di 13.520. Negativa anche Nuoro che con 354 cancellazioni e 283 iscrizioni, registra un saldo di meno 71 e un totale di 6.472 imprese. Una situazione particolare la vive Oristano, alle prese con l’annosa questione dell’Albo Artigiani, che per problematiche legate ai rapporti tra Regione e Camera di Commercio, non sta garantendo l’operatività dell’Albo, impedendo così l’iscrizione delle imprese artigiane all’apposito registro. In questa provincia, in ogni caso, le imprese artigiane sono 2.938 mentre le cancellazioni sono 187.

La contrazione delle imprese artigiane sarde dipende sempre più dalla crisi che stanno affrontando le aziende del comparto edile, calate continuativamente dall’inizio della crisi, dal manifatturiero, settore più esposto alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione dei mercati, continua a perdere imprese, e dai trasporti. Anche per questi singoli settori i numeri parlano chiaro, certificandone la difficoltà: le costruzioni, con 622 aperture e 1.000 chiusure, perdono 378 attività per un saldo di 13.148 realtà registrate al 31 dicembre 2017. Le attività manifatturiere, con 275 aperture e 431 cancellazioni, perdono 156 attività, per un saldo 2017 di 7.690 realtà. I trasporti, con 60 aperture e 156 chiusure, perdono 96 realtà, per un saldo di 2.589 attività al 2017.

Per Matzutzi “le difficoltà legate all’andamento economico regionale, che colpisce soprattutto il mercato interno, quello di riferimento dell’artigianato, è uno dei fattori determinanti. Non è casuale che i settori più in difficoltà siano il trasporto, alle prese con una spietata concorrenza, e le costruzioni, mentre il manifatturiero sembra pagare un prezzo piuttosto alto alla ristrutturazione che da anni sta interessando il settore. Al calo delle iscrizioni, però, contribuisce anche la Legge Quadro sull’Artigianato del 1985 – legge che disciplina i requisiti dell’artigiano – che ormai è superata viste le caratteristiche attuali di questa particolare tipologia di impresa. Oltre al danno economico causato dalle cessazioni delle imprese artigiane c’è anche un aspetto sociale molto preoccupante da tenere in considerazione. Quando chiude definitivamente la saracinesca una bottega artigiana, la qualità della vita di quel quartiere o di quel paese peggiora notevolmente. C’è meno sicurezza, più degrado e il rischio di un concreto impoverimento del tessuto sociale”.

“Allora cosa fare? Servono urgenti riflessioni e concrete azioni per sostenere vecchie e nuove imprese a consolidarsi e a non crollare definitivamente – conclude il Presidente di Confartigianato Sardegna – Come? Per esempio riducendo gli elevati costi fiscali che scoraggiano gli investimenti, tagliando il cuneo fiscale che non agevola la ripresa ma anche intervenendo con specifiche leggi di incentivazione per l’artigianato. O anche supportando economicamente i giovani che vogliono fare gli artigiani. Proposta questa che abbiamo fatto nell’ultima Legge di Bilancio regionale ma che non è stata accolta”.

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