L’EVENTO LETTERARIO-MUSICALE A RUINAS CON LA PRESENTAZIONE DEI LIBRI DI ELIANO CAU “SON LUCI E OMBRE” E MASSIMO DOZZA “CRONACHE PAESANE”


di Gian Piero Pinna

Il sette gennaio scorso, nel salone del Centro sociale di Ruinas, si è svolto un evento letterario-musicale e culturale, che ha avuto un notevole afflusso di pubblico. Oltre un centinaio le persone che hanno assistito estasiate ai vari reading che si sono succeduti per la presentazione dei libri di Massimo Dozza, Cronache paesane e di Eliano Cau, Son luce e ombre. Ha coordinato e presentato l’evento Eder Secci, di fresca nomina a presidente del rinnovato Direttivo dell’Associazione culturale Artes et Sonos, avvenuta il 5 gennaio scorso. Mentre le letture delle due opere sono state magistralmente eseguite dal bravo Matteo Loglisci, col sottofondo musicale della chitarra di Riccardo Dozza. In apertura di manifestazione, i saluti d’obbligo del sindaco di Ruinas, Ester Tatti, che ha plaudito all’evento ritenendo la promozione della cultura, una grande opportunità per il paese, quindi, quello del presidente uscente dell’Associazione culturale Artes et Sonos, Rinaldo Secci, che ha colto l’occasione per ringraziare tutti coloro che nei vent’anni e passa della sua presidenza, lo hanno supportato con la loro proficua collaborazione.

Son luce e ombre, è stato definito da Eder Secci, l’apice della maturità artistica di Eliano Cau. Durante il suo intervento, l’autore ha tenuto a precisare che il romanzo, è sì ambientato in un territorio ben definito della Sardegna centrale e in un periodo storico altrettanto ben definito, che va dal1774 al 1775, ma la storia la si potrebbe tranquillamente trasferire ai giorni nostri, con i suoi tanti reietti, emarginati e malati nello spirito e nella mente.

All’autore di casa, Massimo Dozza, è spettato l’onere e l’onore di chiudere l’evento e senza nascondere la forte commozione che lo attanagliava, ha fatto un doveroso ringraziamento a quanti “mi hanno sostenuto nella mia fatica di scrittore.” Come ha ben specificato l’editore Roberto Cau, nella prefazione di Cronache paesane, si tratta di “piccole storie quotidiane, illustrate e illuminate letterariamente, tra variopinte e colorate vicende, nonché pepate circostanze umane, arricchite con brio e spontaneità. Piccoli racconti dove i protagonisti ruotano tra il vero e il falso, nell’oblio dell’esistenza.”

Dal canto suo, Massimo Dozza ha tenuto a precisare che “la parola scritta è una cosa viva, che si può sempre riprendere, cambiare e rimodellare a proprio piacimento.” Nel descrivere le variegate figure umane, che sono i veri protagonisti della sua opera, tiene a precisare che “la scorsa dei racconti ha un unico filo conduttore: sfumare gradualmente dal plausibile al misterioso; l’inconoscibile, può darsi.” Spiegando gli antefatti di Cronache paesane, Dozza dice di essersi ispirato al più che variegato assortimento umano residente e precisa che questo era composito e andava  “dall’ubriacone al vitellone, dall’artista all’eremita, dagli straricchi ai strapoveri” e non solo, ma tra i tanti personaggi c’era anche colui che “passava per un innocuo emigrante e lo si scopriva un prezzolato bombarolo”, mentre il “morigerato contadino, era uno spietato assassino e il rispettato mediatore di bestiame, un sequestratore.”

In definitiva, a Massimo Dozza, sicuramente non mancava  la materia prima per regalarci queste Cronache paesane.

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