IL BIRRIFICIO BARLEY DI MARACALAGONIS: UNA ECCELLENZA SARDA, CONOSCIUTA IN TUTTO IL MONDO


di Massimo Prandi

Maracalagonis è una graziosa piccola cittadina della prima periferia di Cagliari, dove ha sede una delle piccole – nei volumi -, ma grandi – nella qualità – realtà brassicole che contribuiscono a far eccellere nel mondo le birre craft del nostro Paese. Infatti, le  produzioni del Birrificio Barley sono state tra le prime ad aver trovato successo all’estero, tanto da essere apprezzate oggi in USA, Australia, Inghilterra, Belgio, Germania e anche Asia, dove trovano moltissimi estimatori. Chi è abituato a viaggiare e concedersi pause ristoratrici nei migliori ristoranti della tradizione italiana, troverà famigliari le etichette di questo birrificio: oggi si tratta di un vero portabandiera del tricolore italiano sulle tavole dell’alta cucina in tutto il mondo! Il successo del Barley è da ricercarsi sì nelle indubbie peculiarità delle birre, ma anche nella passione, nell’estro e nelle capacità imprenditoriali dei due soci fondatori del birrificio: Nicola Perra e Isidoro Mascia. Due vere e proprie icone del mondo della birra artigianale italiana.

Nicola, il vostro birrificio ha una storia lunga più di un decennio: come è nato il progetto e come si è evoluto in quasi anni di attività? E’ nato dalla mia passione per la birra artigianale, prima come bevitore e poi come hobbista, così ho avuto la possibilità di sviluppare e sperimentare molte ricette in casa. La passione è poi sfociata in una sorta di “sana malattia” che, anziché curare, ho assecondato aprendo il birrificio nel 2006. Il progetto è stato messo in piedi con Isidoro nel 2004.

Qualità della birra finita non può prescindere dalla selezione accurata e rigorosa delle materie prime: quali sono i punti cardine su cui basate la scelta degli ingredienti? La scelta degli ingredienti prevede l’utilizzo di malti provenienti dalle migliori malterie d’Europa e luppoli un po’ da tutto il mondo. Nella nostra gamma ci sono birre anche con ingredienti speciali, come il miele d’arancio, fornito da un grande maestro dell’apicoltura sarda e nazionale, e vari tipi di mosto d’uva locale.

Molto interessante l’evoluzione della vostra filosofia produttiva: partendo dalle prime tre birre, le più classiche, avete condotto un’ampia sperimentazione formulando birre dove si fa largo uso di prodotti locali. Quali sono le peculiarità di queste birre e quale messaggio volete comunicare al consumatore grazie ad esse? Oltre al miele utilizziamo vari tipi di mosto d’uva, sia mosto cotto che mosto fresco, tutti di produzione locale. Siamo stati i primi in Italia a proporre una birra col mosto cotto, attraverso la BB10, fatta con l’aggiunta di sapa di Cannonau. A questa hanno fatto seguito altre birre, con mosti cotti e mosti freschi, portando il Barley ad essere l’unico birrificio al mondo con una gamma così vasta di birre che hanno a che fare col mondo dell’uva. L’arricchimento di aromi e sapori che l’uva apporta alla birra, anche attraverso un opportuno affinamento in bottiglia, persino di molti mesi, rende il prodotto unico nel suo genere.

Il vostro birrificio è considerato un vero e proprio testimone della qualità delle craft beer italiane all’estero: come siete riusciti ad intraprendere con così tanto successo la via dell’export? A quale consumatore target puntate oltreconfine e quali birre sono più richieste? L’estero è un mercato particolarmente esigente e selettivo. Noi ci rivolgiamo a quello più sensibile a prodotti ricchi di carattere e dalla grande personalità; altrimenti, già a partire da un confronto sui prezzi,  non avremmo alcuna chance di successo. Siamo quindi presenti in realtà dove spesso ha spazio anche il vino italiano, con un’impostazione che renda giustizia alle birre abbinabili anche alle pietanze di una ristorazione ben curata.

L’esperienza maturata sul campo come imprenditori vi permette di analizzare il settore della birra artigianale da un punto di osservazione privilegiato: come immaginate il futuro delle craft-beer sarde e made in Italy? Quali sarà a vostro avviso l’evoluzione del settore nell’ottica di un legame sempre più stretto della birra con il territorio d’origine, anche come leva di successo per consolidare il mercato a livello globale? Il mondo della birra artigianale italiano è in continua evoluzione e con esso anche quello sardo. Ritengo però che, dopo oltre vent’anni crescita del movimento brassicolo nazionale, si possa affermare che non ci sia più spazio per l’improvvisazione sia in fase produttiva che in quella imprenditoriale: i due aspetti sono fortemente legati. Oggi ci sono oltre mille marchi attivi in Italia legati ad altrettante realtà produttive italiane, da distinguere poi tra birrifici e beer-firm. Inevitabilmente nel volgere di qualche anno, si ridurranno di numero, lasciando spazio sul mercato a quei produttori strutturati per offrire qualità elevata e costante, a prezzi adeguati.

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