UN RISTORANTE ITALIANO AD ASHEVILLE: ROBERTO MULAS, DA PERDASDEFOGU ALLA CAROLINA DEL NORD PER AMORE

ph: Roberto Mulas


di Francesca Lai

Roberto Mulas, 44enne foghesino vive dal 2009 in Carolina del nord ad Asheville. Un’infanzia e un’adolescenza nel paese ogliastrino, il primo lavoro nell’attività di famiglia, un bar pizzeria. La scelta poi di partire per fare nuove esperienze, prima a Roma dal 1998 poi in Emilia Romagna due anni dopo. Roberto continua in questi anni a seguire la vocazione famigliare e a lavorare nel campo della ristorazione. La scelta poi di cambiare totalmente settore e iniziare a lavorare nel campo dell’informatica. Ma quella vita comincia a stargli stretta, troppe ore davanti allo schermo di un pc, “i computer, quasi me li sognavo di notte” dice, inizia a maturare l’idea di prendersi una pausa, di partire a fare un viaggio, è in questo momento che le cose per Roberto cambiano sul serio, da Asheville racconta la sua storia

Come sei arrivato negli Stati Uniti? Ho conosciuto una ragazza americana in Italia, la donna che poi è diventata mia moglie. Sono partito da subito in Carolina del nord con un visto turistico. Mi sono sposato in Giamaica e da sei anni vivo e lavoro ad Asheville

Di cosa ti occupi? Ho iniziato come pizzaiolo, ho svolto questo lavoro per più di un anno. Ora sono il direttore generale di un ristorante italiano che si chiama “Piazza”. Lavoro molto e con passione, e mi occupo di tantissime cose che vanno dal back office al front office.

Com’è stato l’impatto con Asheville? Appena arrivato qui mi sembrava tutto grande, le macchine, le case, le strade a sei corsie. Asheville è una cittadina di quasi 80.000 abitanti, ed è tra le più vivibili d’America, qui sono semplici, cordiali e ospitali, salutano sempre e ti chiedono come stai, sono davvero gentili. Ho avuto, inizialmente, qualche problema con la lingua, sbagliavo gli accenti, ma in un anno ho imparato bene l’americano. Mi sono trovato e mi trovo molto bene qui.

Qual è la principale differenza che hai notato tra l’Italia e gli Stati Uniti? Tra le cose che mi hanno colpito è che qui non sei mai vecchio, mi spiego, qui per iniziare a lavorare non sei vincolato dal limite di età. Se ha voglia di cambiare lavoro puoi prenderti un titolo di studio e in sede di colloquio è quello che guarderanno non l’età, puoi iniziare un nuovo lavoro anche a 50 anni. Qui c’è anche molta meritocrazia, in Italia non credo sia così.

Cosa ti manca di più della Sardegna e torneresti a vivere in Italia? Mi mancano la famiglia, gli amici, il cibo e il mare. Rientro ogni due anni e prediligo il periodo estivo proprio perché adoro le spiagge, qui per arrivare a quella più vicina ci vogliono 5 ore di macchina. Per quanto riguarda il cibo mi sono portato, comunque dietro la lunga tradizione ogliastrina. Mangio quasi sempre italiano e sardo, anche mia moglie ha imparato a fare i “culurgiones” e chiuderli a “spighitta” e quest’estate mi sono fatto costruire uno spiedo e un girarrosto per cuocere la carne. Mi piacerebbe tornare in Sardegna, magari in pensione e vivrei volentieri al mare. Mia moglie partirebbe già oggi!

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ci sono tanti progetti in ballo, stiamo lavorando per aprire un nuovo ristorante in città. Personalmente vorrei prendere un titolo di studio in management, e tra le altre cose è mia intenzione ottenere la cittadinanza americana. Ora ho una carta residente, che viene rinnovata ogni 10 anni, si può avere la cittadinanza dopo che si risiede negli Usa da tre anni, e col superamento di un test che comprende materie come educazione civica, storia, economia, l’ultimo step è il giuramento.

Roberto, ci racconti un episodio carino che ti è capitato nella tua terra adottiva? Mi trovavo in un supermercato con mia moglie, al momento di esibire la mia carta fedeltà ho tirato fuori anche il mio portachiavi, una bandiera dei quattro mori, la commessa riconoscendolo mi ha chiesto se fossi sardo e alla risposta affermativa ha detto che anche sua madre era sarda, di Uta. Le abbiamo lasciato il numero, non appena siamo arrivati a casa il telefono ha squillato, era Maria e l’inizio di una splendida amicizia. E… abbiamo scoperto di essere vicini di casa.

Nonostante gli anni trascorsi negli Usa è l’accento marcatamente sardo a tradire Roberto, “un accento che non perderò mai” afferma, e agli amici della sua isola dice “si bieusu in bidda in austu”.

http://www.vistanet.it/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *