CONCERTI A HONG KONG, CHONGQING E PECHINO: IL PROGETTO ZUIGHES IN CINA CON I TENORES DI NEONELI E ORLANDO MASCIA


di Tonino Cau

Abbiamo portato in Cina il progetto ZUIGHES e anche qualcuna delle nostre migliori canzoni.  Una tournée senza precedenti quella che abbiamo vissuto come quartetto dei tenores di Neoneli, accompagnati dal fedele e straordinario polistrumentista Orlando Mascia.

Dal due al nove dicembre il sottoscritto Tonino Cau con Nicola Loi, Ivo Marras e il giovane solista Angelo Piras eravamo impegnati in concerti a Hong Kong (2), Chongqing (4 e 6) e Pechino (9 dicembre).

A Hong Kong lo spettacolo, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura in collaborazione con associazioni di amicizia italo-cinesi, si è svolto nel prestigioso Y-Theatre. Le note di ZUIGHES hanno incantato e incuriosito il variegato e numeroso pubblico presente. La serata era inserita nell'”Autunno Italiano”. Hong Kong è una città allucinante. Ti meraviglia la frenesia della gente, sempre di corsa, ovunque, a tutte le ore. Vedi tantissime facce “occidentali”. Si tratta di una mega città perennemente in costruzione. Gru ovunque. Un porto containers che ti fa venire il torcicollo per la sua smisurata grandezza. Vedi i palazzi di trenta e più piani dove stanno i mini appartamenti di pochissimi metri quadrati, per la gente che non ha possibilità, e vedi i lucidi grattacieli dell’isola di HK, i cui appartamenti costano un occhio della testa. Per strada vedi e senti di tutto, odori indefinibili, ambulanti con misere cianfrusaglie, impettiti uomini d’affari, giovani occidentali in cerca di avventure e… di futuro.

Dopo il concerto, un intellettuale sardo ci dice: vi voglio a marzo, ancora qui e a Macao, magari troverete concluso il ponte di 52 chilometri che collega Hong Kong a Macao. I cinesi lo fanno: noi discutiamo decenni se fare e come fare il ponte di Messina, laggiù in pochi mesi ti realizzano un ponte monstre di 52 km. Comunque una signora, alla fine della serata mi dice: “Ho letto su Internet la storia di Eleonora d’Arborea, grande personaggio. Da dove proveniva?”. Noi abbiamo risposto: “Da Oristano”. E lei: “Neoneli dove si trova?”. “A soli 45 minuti da Oristano”. Soddisfazione: i nomi delle nostre città, esaltati in luoghi così lontani e diversi.

A Chongqing (una megalopoli di circa dieci milioni di abitanti) ZUIGHES è stato presentato nel teatro del Consolato Italiano, organizzatore e sponsor dell’evento senza precedenti, il 4, e replicato il 6. Non avevo mai sentito nominare questa città. Lo ammetto e faccio ammenda, io che per la geografia ho sempre avuto un debole e una grande passione.

Quando stiamo per partire qualcuno mi dice che la città conta più di trenta milioni di persone. Mi chiedo: “Come mai non ne abbiamo mai sentito parlare, possibile che una simile realtà sia ignota ai più, nel cosiddetto “occidente”? È così.

Provenienti da Hong Kong, l’aeroporto di Chongqing non da l’impressione di essere quello di una città forse fra le più grandi al mondo. Ci vengono a prendere e c’incamminiamo verso la città, ad uno sputo.
L’impressione “a pelle”, è che stiamo entrando in una nazione diversa da Hong Kong.

Ci colpisce favorevolmente il decoro e la pulizia delle strade, delle aiole, degli spazi verdi: tutto ben curato, neppure un coriandolo per le strade. Buste di plastica e rifiuti vari, molto popolari nelle nostre cunette, manco l’ombra. Ci diciamo, non senza essere sorpresi: “il primo impatto è super”.

Ma, detto della sobrietà e della pulizia degli spazi, vi è un altri tipo di impatto che traumatizza: i palazzi, i grattacieli.
Mai visto in vita mia (eppure città e metropoli ne abbiamo visitato in quattro continenti, megalopoli comprese) un tessuto urbano simile.

Appena usciti dall’aeroporto si entra letteralmente in città. Questo vuol dire che cominciano i grattacieli. Neppure un palazzo che non abbia almeno trenta quaranta piani. Un numero impressionante di palazzoni, tutti molto simili e spaventosamente vicini, fa pensare ad una città mostro.

Il grande ponte della confluenza del fiume Jialing e del tratto superiore del fiume Yangtze, ci fa entrare nel vivo della città.

Il panorama diventa monotono, una selva vera e propria di grattacieli dove vivono milioni di cinesi, ci diranno che ormai le quattro municipalità attaccate, a Chongqing hanno superato i 35 milioni, a destra e sinistra, per una densità di oltre 350 abitanti per km quadrato.

In sostanza, in una sola area urbana ci stanno la metà degli italiani. Pazzesco. E si vede.
Un amico sardo che in quei giorni sta proprio a Chongqing per affari, venendo a trovarci per assistere al nostro concerto, dice di aver percorso non meno di 50 chilometri per arrivare al centro, dove siamo noi. Ma la città inizia molto prima…Oltre due ore e mezzo di tempo.

Dal nostro hotel si domina la piazza centrale della città. Sembra una piazza di Berlino o Parigi o Milano o Madrid o New York: palazzi di vetro e acciaio lucidi a specchio, le boutiques e le griffes più note al mondo gareggiano a mostrare le vetrine più sontuose, da Armani e Prada, da Versace a Valentino a Cartier a Rolex, a Miu Miu a Chanel…

Se ti sposti di trecento metri assisti ad un qualcosa di sconvolgente: torni indietro nel tempo, quasi nel medioevo. Resiste un mercatino dei poveri. In un dedalo di viuzze maleodoranti, sporche, trovi di tutto.
Ci sono i venditori di carne (disposta su cesti di canne o vimini, o dentro secchi di plastica, o su tappeti stesi per terra) che tutti possono toccare prima di acquistare, accanto a lustrascarpe, venditori di ferraglie, di fiori, di interiora, persino di sangue animale, di teste di pesce e di coniglio, di galline, oche e galli vivi (che in stamberghe luride macellano davanti ai tuoi occhi, con una igiene degna delle migliori cloache), e portantini sfiancati che con la loro canna di bambù sulle spalle trasportano di tutto.

Il tutto fa impressione. Dicono che fra pochi mesi il mercatino sarà un ricordo: incombono le ruspe e le gru.
Lo spettacolo si tiene nell’androne molto vasto del più alto grattacielo della città, dove per altro ha sede al 47mo piano il Consolato Italiano.

Nell’androne montano il palco, sul quale troneggia uno schermo elettronico di otto metri per sei in cui vanno immagini della Sardegna prima della nostra performance, per poi lasciare lo sfondo fisso con la riproduzione del depliant dell’avvenimento. Stupendo.

In prima fila il nostro Console, quello vietnamita, il proprietario del palazzo e altre varie autorità Ogni posto a sedere occupato, e tanti in piedi. Molto gratificante, non l’avrei mai detto. Andiamo via contenti.

Dulcis in fundo, l’evento più atteso quello di Pechino, il 9 dicembre, che ha concluso la tournée cinese.

Organizzatori gli uffici culturali dell’Ambasciata Italiana a Pechino e l’Istituto Italiano di Cultura, lo spettacolo si è tenuto nel NCPA (National Centre for Perfoming Art), l”uovo”, il teatro più grande e moderno della Cina, con la presenza dell’Ambasciatore Italiano, e delle autorità culturali e consolari italiane in Cina.  Pechino ci attende con una cappa di tristezza. Si tratta del velo grigio dello smog, il micidiale smog provocato prevalentemente dal traffico caotico della città. Vedi che non è nebbia, la nebbia lascia una patina di umidità, lo smog no. Lo smog lo senti nel naso. Te lo soffi e sul fazzoletto restano tracce scure. Tant’è.
L’impatto con l’aeroporto è enorme: la sua vastità ci stupisce. Aereo e pullman ci mettono quasi 40 minuti prima di farci entrare nell’aerostazione. L’hotel è in centro, vicino ad una delle innumerevoli zone commerciali e della cosiddetta movida. Locali di ogni tipo, centri dello shopping, ristoranti di ogni nazione, locali notturni… Si direbbe anche la zona delle ambasciate, e pure la nostra è in quella zona. Di prammatica visitare la Grande Muraglia. Ad un’oretta dall’hotel. Fa freddo, sulla muraglia c’è ancora tanta neve e ghiaccio, e incombe una fastidiosa nebbia che inibisce una vista adeguata. Il pomeriggio c’è la Città Proibita che ci aspetta. 72 ettari per il palazzo più vasto del mondo, 8700 camere, cortili e costruzioni del tutto simmetrici, sede imperiale per le dinastie Ming e Qing. Oggi Patrimonio dell’Umanità Unesco, sede di musei e attrazione turistica fra le più visitate del mondo intero. Nei suoi cortili facciamo risuonare le note del canto a tenore. La gente fa capannello. Divertente. Non lontano dalla Città Proibita e da Tienanmen vi è il teatro CNPA, il Centro Nazionale per le Arti dello Spettacolo. noto come l’Opera di Pechino, più familiarmente l’uovo, è un teatro d’opera a Pechino, Repubblica Popolare Cinese. All’interno del CNPA non si era esibita sinora nessuna formazione di canto e tradizioni popolari italiane. Ci sentiamo emozionati e orgogliosi per essere i primi in tal senso. Da brividi. Girare all’interno della struttura fa venire la pelle d’oca. Ogni angolo è un’opera d’arte, e opere d’arte sono disseminate dappertutto. Le cupole e la struttura sono davvero eccezionali. Mai visto niente di simile. La sala multimediale il giorno dopo è piena, c’è gente in piedi.
La Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Stefania Stafutti, alla fine ci dice che la Direzione del teatro ha manifestato grande soddisfazione per il nostro spettacolo, augurandosi di ospitarci ancora.
Semplicemente sorprendente. Andiamo via dalla Cina con la bocca piena di buoni sapori. Passa in secondo piano l’acre dello smog. Resta la contentezza per aver rappresentato per la prima volta l’universo delle tradizioni popolari, ancora grazie al sempre eccezionale Orlando Mascia, di una piccola isola con una grande storia e un grandissimo patrimonio etnico.

La tournée cinese è il terzo appuntamento intercontinentale di ZUIGHES, le storie cantate del Giudicato di Arborea e della sua città in cui quasi tutto avvenne dal 1000 al 1400, Oristano.

Come si ricorderà infatti la storia cantata del nostro medioevo i Tenores di Neoneli hanno già avuto modo di presentarla a Rio de Janeiro un anno fa, e in Australia (Sydney e Brisbane) lo scorso mese di marzo.

Ma non di meno, ZUIGHES ha risuonato in luoghi mitici italiani, come il Salone Dugentesco di Vercelli, l’Università di Pavia (nell’aula Foscoliana) e Sassari, Palazzo Schuster di Milano, il Centrum 7S7L di Pontedera, per non dire delle scuole e delle chiese, dei teatri sardi (Oristano, Perfugas, Zerfaliu, Sorgono, Ales…).

ZUIGHES (prima di tutto un libro da me scritto, 800 ottave in logudorese, 6400 versi) è la storia accattivante del medioevo sardo, soprattutto del Giudicato d’Arborea. Si scandagliano personaggi mito come Mariano IV, i figli Eleonora d’Arborea e Ugone III, Brancaleone Doria, il piccolo Federico d’Arborea, leggi e codici della Carta de Logu. Un originalissimo excursus parlato, suonato e soprattutto cantato (con vari ritmi, da Sa Seria a Su Passu Torrau, a Ballu tundu, Passu ‘e Trese, Gocios…), come mai nessun tenore aveva mai fatto.

Il progetto è semplicemente la conferma dell’impegno dei tenores di Neoneli, mai limitatisi al mero cantare brani del passato pur di valore.

Si ricordano progetti come TERRA NOSTRA sull’Ambiente, BOGHES LONTANAS per gli emigrati, D@e CORO, l’antologia dei primi trent’anni, A PIPINU dedicato a Peppino Marotto, CUNSONU, BABBOS E FIZOS sulla trasmissione delle tradizioni, IMPRENTAS, i nostri itinerari anno dopo anno, ISULAS, SENA LACANAS, NeonELIO, ‘MBARA BOOM…

Il prossimo anno sarà il QUARANTENNALE Artistico del gruppo, e ci sono all’orizzonte altre iniziative di grande spessore e richiamo, come uno spettacolo antologico, un progetto su Emilio Lussu e Antonio Gramsci, una mega festa a Neoneli con ospiti nazionali e internazionali, un percorso artistico in località opportunamente scelte, e anche un progetto su Mont’e Prama, in collaborazione con gli studiosi del settore Momo Zucca e Gaetano Ranieri.

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