AL VIA SINO AL 6 NOVEMBRE I GIOCHI DI GUERRA NEL MEDITERRANEO: IL GOVERNO RENZI SCHIERA LA “PORTAEREI” SARDEGNA

FOTO CRISTIANO LARUFFA /LAPRESSE


di Costantino Cossu

Il governo Renzi apre il fuoco. La Sar­de­gna sarà il tea­tro ope­ra­tivo di Tri­dent Junc­ture, la grande eser­ci­tazione Nato che comin­cia in tre paesi euro­pei: Ita­lia, Spa­gna e Por­to­gallo. Lo ha deciso il mini­stro della Difesa, Roberta Pinotti, con un decreto che venerdì della scorsa set­ti­mana è arri­vato sul tavolo del pre­si­dente della giunta regio­nale Fran­ce­sco Pigliaru e su quelli dei pre­fetti di Cagliari, di Nuoro e di Ori­stano. Già da sta­mat­tina, quindi, nelle basi mili­tari di Teu­lada e di Capo Fra­sca si comin­cia a spa­rare, per più di un mese: sino al 6 di novembre.

Tri­dent Junc­ture è la più grande eser­ci­ta­zione Nato degli ultimi decenni. Ci par­te­ci­pano 36.000 sol­dati e coin­volge l’Italia (com­po­nente aerea), la Spa­gna (ope­ra­zioni ter­re­stri) e il Por­to­gallo (mano­vre navali). Non c’è legame spe­ci­fico con la crisi ucraina, dice l’Alleanza atlan­tica, ma di fatto sarà testata la Nrf (Forza di rispo­sta Nato, e in par­ti­co­lare Spea­rhead (Punta di lan­cia), la bri­gata di pronto inter­vento creata dopo il con­ge­la­mento dei rap­porti di part­ner­ship con Mosca. Le mano­vre sono state pre­sen­tate l’8 set­tem­bre a Bru­xel­les dal gene­rale fran­cese Jean-Paul Palo­me­ros, coman­dante del Sact (il «Comando supremo per la tra­sfor­ma­zione» di stanza a Nor­folk) e si base­ranno — così hanno spie­gato i ver­tici mili­tari della Nato — «su uno sce­na­rio fit­ti­zio di gestione di crisi in un paese fuori zona». In altre parole, un attacco fuori dai con­fini dell’alleanza. Palo­me­ros ha anche detto che Tri­dent Junc­tion è stata pro­gram­mata due anni e mezzo fa, prima cioè che scop­piasse la crisi in Ucraina. Subito dopo però spe­ci­fi­cato che le pros­sime eser­ci­ta­zioni «a grande inten­sità» si ter­ranno nel 2018, in zone molto più vicine alla Rus­sia: in Nor­ve­gia, nel Mare del Nord e nel Mar Bal­tico. E ha sot­to­li­neato che que­ste altre mano­vre sono state decise l’anno scorso, dopo il ver­tice in Gal­les, quando era già salita la ten­sione con la Russia.

Sulla linea Nato il governo Renzi è schie­rato senza riserve. E a farne le spese nei pros­simi due mesi sarà soprat­tutto la Sar­de­gna, regione che da sola ospita più del cin­quanta per cento delle aree mili­tari in Ita­lia. Il cen­tro ope­ra­tivo della parte ita­liana di Tri­dent Junc­ture sarà il comando Nato di Napoli, e gli aerei che par­te­ci­pe­ranno alle eser­ci­ta­zioni par­ti­ranno dall’aeroporto mili­tare di Tra­pani, ma il tea­tro di guerra sarà tutto sardo, e pre­ci­sa­mente il poli­gono di Teu­lada e quello di Capo Fra­sca (a sud di Ori­stano). Come punto di appog­gio i cac­cia Nato avranno l’aeroporto mili­tare di Deci­mo­mannu (a una tren­tina di chi­lo­me­tri da Cagliari). Il mini­stro Pinotti ci ha messo un po’ di tempo a inviare il suo decreto alla giunta regio­nale (dal 9 set­tem­bre, data di pre­sen­ta­zione uffi­ciale delle mano­vre, a venerdì 25 set­tem­bre) per­ché qual­che pro­blema con la Sar­de­gna ce l’ha. La giunta Pigliaru ha più volte sol­le­ci­tato un ridi­men­sio­na­mento della pre­senza mili­tare nell’isola e il 9 luglio scorso i rap­pre­sen­tanti del con­si­glio regio­nale nel Comipa (Comi­tato misto pari­te­tico sulle ser­vitù) hanno chie­sto che le mano­vre pre­vi­ste tra otto­bre e novem­bre fos­sero sospese.

Il Comipa è un orga­ni­smo nato da un accordo tra Regione e mini­stero della Difesa per la gestione delle ser­vitù mili­tari. Insieme con i civili nomi­nati dal con­si­glio regio­nale ci sie­dono i mili­tari. Ha solo una fun­zione con­sul­tiva, di fatto non decide niente. Esprime però un indi­rizzo poli­tico, che il mini­stro Pinotti ha tran­quil­la­mente igno­rato, così come poco o nulla ha mostrato di tenere in conto le richie­ste della giunta regio­nale. Al Comipa e a Pigliaru con il decreto inviato venerdì scorso Pinotti ha rispo­sto così: «Il man­cato svol­gi­mento delle atti­vità adde­stra­tive presso i poli­goni in que­stione impe­di­rebbe il cor­retto appron­ta­mento dello stru­mento mili­tare essen­ziale ai fini dell’impegno ope­ra­tivo del per­so­nale, in con­di­zioni di sicu­rezza, nelle varie mis­sioni asse­gnate in con­te­sto internazionale».

Insomma, l’Italia ha un ruolo attivo nello scac­chiere mon­diale, manda i suoi sol­dati in giro per il mondo, e i ragazzi devono essere bene adde­strati, altri­menti non lavo­rano in «con­di­zioni di sicu­rezza». Per­ciò via, senza tante sto­rie, ai gio­chi di guerra.

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