MANUELA PINTUS, LA FONDATRICE DEL COMITATO “NO AL PROGETTO ELEONORA”, SINDACO DI ARBOREA E IL MANDATO DI CONTRASTARE IL COLOSSO SARAS


di Mario Bonu

Spesso rappresentano una delle espressioni migliori della società civile: culturalmente preparati, competenti, sensibili alle tematiche ambientali, decisi a difendere i valori della comunità di appartenenza, impegnati per la salvaguardia dei luoghi, delle identità, delle culture. E la società civile si identifica in loro, lì sostiene, lì spinge, e al momento opportuno lì elegge a propri rappresentanti. Sono i leader, gli attivisti dei comitati per la difesa dei territori dalle aggressioni dei nuovi colonizzatori, dalle multinazionali delle energie, verdi e non, nati un po’ in tutta la Sardegna. Una di esse è Manuela Pintus, fondatrice e animatrice del Comitato “No al Progetto Eleonora”, che i cittadini di Arborea hanno eletto sindaco con una valanga di voti con il mandato di continuare nella lotta contro il colosso Saras, che vorrebbe perforare le loro pianure per cercarvi gli idrocarburi, stravolgendo la vocazione di uno dei comparti agricoli più produttivi della Sardegna. E’ consapevole della responsabilità di cui è stata investita, Manuela, quarant’anni portati come fossero trenta, biologa a Cagliari, alla guida di una maggioranza di otto consiglieri comunali tutti alla loro prima esperienza amministrativa. “I cittadini di Arborea ci hanno dato la loro fiducia – dice con tono pacato e affabile – e spetta a noi non deluderla. Siamo consapevoli che il compito non sarà facile, ma crediamo anche di avere energie e intelligenze sufficienti per affrontarlo nel migliore dei modi”. In questo, la neo sindaco sarà aiutata da un gruppo coeso, che nella battaglia contro il progetto della Saras ha temprato le proprie forze, e ha sperimentato la propria capacità d’incidere. Così non pare un caso che, al primo posto di un programma elettorale che pure tocca tutti i temi che interessano la vita dei cittadini – dai servizi alla persona alla cultura, dal commercio al turismo – sia stato messo l’ambiente, il paesaggio, il decoro urbano. Perché da lì inizia la storia di questo gruppo compatto e battagliero. Era il 6 febbraio 2006, quando la Saras presentò alla Regione un’istanza per ottenere l’autorizzazione di indagine per individuare l’esistenza di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi, su una superficie iniziale di 22.500 ettari, nei comuni di Oristano, Arborea, Marrubiu, Terralba, San Nicolò d’Arcidano, Mogoro. Ottenuta l’autorizzazione ed eseguite le prospezioni, nel 2007 la società dei Moratti presenta una richiesta di permesso di ricerca, che viene concesso dalla Regione a dicembre 2009. Nel frattempo gli ettari interessati sono diventati 44.300 e si sono estesi ai comuni di Cabras, Riola Sardo, Nurachi, Baratili San Pietro, Zeddiani, Tramatza, Solarussa, Siamaggiore, Palmas Arborea, Santa Giusta, Uras, Guspini. Nel giugno 2011 la stessa Saras presenta uno studio preliminare ambientale “Sargas”, agli uffici del “Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali” (SAVI), dell’Assessorato regionale all’Ambiente, per una procedura di assoggettabilità e valutazione di impatto ambientale (VIA). Il progetto prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo per la cui realizzazione si opererà una trivellazione a 2850 metri di profondità verticale come quota massima e uno sviluppo lineare della perforazione in obliquo intorno ai 3000 metri. Il pozzo esplorativo è denominato “Eleonora 01 – Dir” e viene realizzato per la ricerca di gas naturale nel territorio di Arborea. L’obiettivo sarebbe quello di verificare la presenza di gas metano, di cui viene stimato un giacimento che andrebbe da 1 a 3 miliardi di metri cubi. Una quantità, secondo la Sargas, che garantirebbe il fabbisogno energetico della Provincia di Oristano per circa 25 anni. Se l’esplorazione dovesse dare esito positivo, vi sarebbe impiantata l’attività produttiva permanente fino a esaurimento risorse nel sottosuolo. Contro quel progetto si schiera a partire dal 2011, il comitato civico “No al Progetto Eleonora”, che vi vede gravissimi rischi per: l’Ambiente (l’area di trivellazione rientra all’interno della zona protetta dello stagno di S’Ena Arrubia, tutelata da convenzioni internazionali); la Popolazione (non esistono impianti di trivellazione che si possono definire a rischio zero). Il rischio principale per la salute dell’uomo è quella della possibile fuoriuscita di idrogeno solforato, un gas altamente tossico che si trova sempre all’interno dei giacimenti di idrocarburi; per l’Economia (eventuali danni all’ambiente si ripercuoterebbero automaticamente sull’economia di Arborea, da sempre basata su agricoltura e allevamento. Una minima contaminazione delle falde acquifere comprometterebbe irrimediabilmente la stabilità del nostro sistema economico, mettendo in ginocchio centinaia di famiglie). Su quelle tematiche, il Comitato organizza una capillare campagna di informazione che coinvolge di volta in volta: le mamme, i nonni, le scuole, le attività produttive, le associazioni di categoria, le associazioni ambientaliste. Nell’aprile 2012, la Giunta regionale, recependo il parere del Savi, decide di sottoporre a Via il progetto. Nel frattempo, si susseguono le deliberazioni di molti Consigli comunali, del Consiglio provinciale e delle Unioni dei Comuni, contro il progetto. Si arriva al 30 maggio 2013, quando – scrive il Comitato – la comunità grida il ‘non vi vogliamo’, riunendosi per difendere la propria terra e la propria identità, per dire NO a un folle progetto di devastazione del territorio e di stravolgimento della nostra realtà economica e sociale. Intanto si arriva al 19 settembre 2014, quando il Savi adotta una dichiarazione di improcedibilità ed archivia la procedura di Via, giudicando il progetto esplorativo della Saras incompatibile con Ppr, il Piano paesaggistico regionale. Nell’ottobre dello scorso anno,la Saras presenta ricorso al Tar contro la decisione della Regione. E il Tar, dopo una serie di rinvii ha bocciato il ricorso.

* Lacanas

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