LA STORIA RACCONTATA ATTRAVERSO IL ROMANZO: INTERVISTA A NICOLO’ MIGHELI, SOCIOLOGO E SCRITTORE DI SANTU LUSSURGIU

Nicolò Migheli nella foto di Alec Cani


di Pierpaolo Fadda

Scopriamo la trama di “Hidalgos” e “La storia vera di Diego Henares De Astorga”, due opere letterarie molto apprezzate dai lettori e dalla critica: . “Il romanzo? E’ una forma letteraria che aiuta a scoprire il proprio passato , le identità e appartenenze”.

Nicolò Migheli non ha bisogno di molte presentazioni. Nativo di Santu Lussurgiu, stimato sociologo, autore di importanti pubblicazioni scientifiche e, da alcuni anni, apprezzato autore di romanzi storici. In questa intervista Nicolò si sofferma soprattutto sull’attività di scrittore.

La prima domanda è quasi scontata: dopo tante pubblicazioni scientifiche, quando hai sentito la necessità di scrivere romanzi? Più che una necessità, è avvenuto per caso. Avevo già scritto qualche racconto, ma senza pubblicarlo: l’avevo fatto per divertimento. Da anni, però, “inseguivo” alcuni fatti accaduti a Santu Lussurgiu negli anni Venti. Non trovando documentazione adeguata, ed essendo al tempo stesso depositario di molti racconti orali, alla fine ho deciso di dare loro la forma del romanzo.

Partiamo dal tuo primo romanzo, Hidalgos. Secondo posto al Premio Alziator del 2012, finalista al Premio Cuneo e lusinghiere recensioni dalla critica: ci descrivi brevemente la trama? È la storia di un maresciallo dei Carabinieri, romano, che viene mandato in Sardegna per punizione, e si confronta con la realtà di Uràssala, un paese di 4500 abitanti dove si sta svolgendo uno degli ultimi capitoli di uno scontro secolare tra due gruppi di possidenti. Il maresciallo scopre complessità insospettate, si scontra con il nuovo potere fascista, indaga su un omicidio per gelosia o vendetta. Di più non dico per non togliere il piacere della scoperta ai lettori.

La storia vera di Diego Henares De Astorga, il tuo ultimo romanzo: già il titolo è accattivante e, se mi permetti, anche la copertina è straordinariamente espressiva… La copertina è tutto merito della casa editrice Arkadia; il titolo, invece, è mio.

Chi è Diego Henares De Astorga? Diego è un avventuriero spagnolo, uno dei tanti di quel secolo meraviglioso per la Spagna che fu il Cinquecento. Si arruola nel tercio de Cerdeña, partecipa alle campagne militari contri i turchi a Malta e contro i protestanti in Fiandra. Congedato, approda in Sardegna, a Cagliari, segue le sue ambizioni di potere ma si scontra con forze più grandi di lui. Conosce l’amore e sceglie, tramite Julia, sua moglie, di diventare sardo. Un romanzo che racconta di appartenenze, di classi dirigenti che usano i “piccoli”, di infedeltà e di Inquisizione. Un affresco su un tempo in cui si scopre che la Sardegna, nel più grande impero spagnolo, non era affatto marginale. Storie minime e grande Storia.

Il tuo stile di scrittura, in un romanzo di grande spessore letterario come Diego Henares, è semplice e diretto; i personaggi e i luoghi sono descritti con grande precisione. È stata una tua precisa scelta? Perché si percepisce il tuo sforzo di affiancare al rigore storico la facilità di lettura… Più che altro una sfida. Non sono uno storico, bensì un appassionato di storia. Volevo raccontare un periodo poco conosciuto. Anche riguardo Hidalgos mi era stato detto che fosse un romanzo molto fedele al periodo in cui era stato ambientato. La precisione storica è di fondamentale importanza se si scrive un romanzo: bisogna curare il particolare, raccontare il quotidiano. Mi viene facile: sono sociologo e la formazione professionale mi aiuta. Quanto allo stile, è una scelta: ho l’ambizione di voler essere un divulgatore, di avvicinare alla storia chi normalmente non legge i tomi; ecco perché bisogna scrivere con uno stile diretto. Il mio modello è il feuilleton ottocentesco; Dumas, per capirci.

Quanto tempo hai impiegato a ricostruire questa storia affascinante? Il tempo non riesco a quantificarlo. Leggo di storia da sempre, per cui anche le ricerche alla fine non sono lunghe. Oggi, poi, un grande aiuto è dato dal web, se si sa dove cercare e se si è sicuri che quel che c’è scritto è documentato. Nel caso di Diego, la conoscenza dello spagnolo mi ha aiutato molto: ho potuto consultare archivi ufficiali, siti di università e così via. Una volta che hai in mano la trama, il resto è solo lavoro artigianale: scrivere tutti i giorni almeno una pagina e alla fine il lavoro si compie sotto i propri occhi, senza manco accorgersene.

Da qualche tempo il romanzo storico ambientato in Sardegna sta conquistando un pubblico sempre maggiore: ti sei mai chiesto perché? Me lo sono chiesto e mi sono anche dato una risposta. La Sardegna è terra che viene raccontata senza storia; non compare nei libri scolastici se non per inciso. I sardi intuiscono di aver fatto parte di un processo storico importante ma non trovano libri, se non specialistici. Il romanzo è una forma letteraria che aiuta a scoprire il proprio passato e le identità e appartenenze. Un popolo come il nostro, che vive ai margini della storia, a cui è stato negato persino l’autoriconoscersi, trova nella storia e nel romanzo elementi riaffermativi e a volte sorprendenti. Bisogna, però, stare attenti: lo dico a me stesso e ai miei colleghi scrittori, perché la falsificazione e la mitizzazione sono sempre dietro l’angolo, e se costruissimo miti falsi non daremmo un buon servizio al lettore. C’è chi sostiene che lo scrittore non abbia obblighi: deve essere irresponsabile. La penso all’esatto contrario. Da sardo conosco il peso della parola detta e scritta e delle sue conseguenze, per cui non posso permettermi il lusso dell’irresponsabilità.

I cinque libri sardi che Nicolò Migheli ha amato di più… È dura, lo ammetto. Di sicuro Il giorno del giudizio di Salvatore Satta, Il riscatto di Antonio Cossu, Paese d’ombre di Dessì. Ce ne sarebbero altri due e altri ancora ma, dal momento che si tratta di opere di scrittori/ici contemporanei/e, alcuni dei quali miei amici/che, permettimi di non farlo.

Un argomento che ti sta a cuore: Sardegna Soprattutto. Un webzine che sta crescendo giorno, per giorno conquistando la fiducia di moltissimi lettori. Vuoi fare un bilancio di questa importante avventura editoriale che ti vede impegnato con molta passione? Si tratta di un gruppo di amici che. da quasi due anni, a titolo totalmente gratuito, ha scelto di offrire alla Sardegna uno spazio di riflessione. Un po’ nello stile di riviste storiche come il Bogino e Ichnusa, è un luogo in cui riflettere sui temi importanti della nostra isola come la cultura, l’economia, le tradizioni, le prospettive di sviluppo, le problematiche dell’autodeterminazione. Dal settembre del 2013 abbiamo visto crescere i lettori di giorno in giorno; oggi abbiamo una media di 1500 accessi unici al giorno. Un buon dato che ci motiva e ci spinge a fare di più e a non deludere chi ripone in noi tanta fiducia.

Se ti parlo di Santu Lussurgiu, cosa ti viene in mente? Mi viene in mente l’Heimat, il luogo matrio, come dicono i tedeschi. Mi viene in mente una bella comunità che ha saputo nei secoli fare molto nell’economia e nella cultura. Santu Lussurgiu per me è il posto in cui ho le radici, sono cresciuto, ho incontrato maestri come Diego Are, Antonio Cossu e Francesco Salis, dove ho raccolto storie dalla bocca di quegli insegnanti impropri che erano i nostri vecchi: romanzieri analfabeti, ma con grandi capacità di narrazione. Tutto ciò che è venuto dopo – gli studi, l’Università, la professione e ora la scrittura – sono tali perché dietro di me c’è sempre Santu Lussurgiu, l’Uràssala dei miei romanzi, la sua gente e il suo passato. Non mi basta, però, esserci nato: Santu Lussurgiu e la mia appartenenza a quel paese li scelgo tutti i giorni. 

http://www.antas.info/

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3 commenti

  1. “La storia vera di Diego Henares De Astorga” unu bellu libberu a misciu tra istoria e paristoria.. eo l’apo e finas legidu.

  2. ho letto e condiviso l’intervista. Mi piacete sempre quando parlate delle vostre opere, lo fate con garbo, arguzia, intelligenza e amore. Sono fiero di esservi amico Emoticon smile

  3. Anna Maria TILOCCA

    Vi sto scoprendo oggi grazie ad un vostro concittadino, Diego Manca. Seguiró ormai con attenzione le vostre pubblicazioni.

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