LA SCONSIDERATEZZA DI BILL GATES, MARK ZUCKERBERG E STEVE JOBS: LE ARTI CHE NON SERVONO A NIENTE

Bill Gates


di Alberto Mario DeLogu

Un paio di mesi fa, durante un seminario via internet, qualcuno chiese a Bill Gates quale fosse il suo più grande cruccio. Risposta“Mi sento un po’ idiota per via del fatto che non conosco nessuna lingua straniera. Al liceo ho studiato latino e greco, prendevo sempre voti alti, e credo che mi abbiano aiutato a migliorare il mio vocabolario. Ma mi dispiace non aver studiato il francese, l’arabo o il mandarino”. Latino, greco? Francese, arabo e mandarino? Ma ite diaulu ti nde frigat, o Bill? Mi’ che sono lingue morte, lingue perse, lingue perdenti! Ma come, francesi, arabi e cinesi fanno a pugni per imparare la tua lingua… e tu? O Bill, ma te lo devo insegnare io che cosa serve veramente per affermarsi nel mondo del lavoro? Io, che so a memoria il giorno in cui mi passa la rata del mutuo, lo devo insegnare a te che hai più soldi del Perù? Per non parlare poi di quell’altro, Mark Zuckerberg, che il mandarino se l’è imparato sul serio! E che è andato a fare una lezione in un’università cinese… in cinese! Cosa ‘e maccos, mandrones perdi-tempo che non hanno di meglio da fare nella vita. Invece di imparare il marketing o l’informatica, ite fahet custu? Impara il mandarino. Quando si dice unu bagamundu senza costrutto… Ma il culmine dell’inutilità e dell’accal-lofanesimo lo aveva raggiunto quell’altro oreri scioperato di Steve Jobs, uno che un giorno si mise a frequentare addirittura lezioni di calligrafia! Calligrafia! Ca fit “beautiful, historical, artistically subtle”! O Steve, in su chelu nche sias, ma ti sembra-no cose da dire ai nostri giovani che stanno cercando di costruirsi un curriculum che non intasi lo sciacquone? E che cosa credevate, che lo scopo della scuola fosse quello di creare donne e uomini capaci di pensare cose nuove e non di ripetere le cose vecchie? Sconsiderati. Macos de cadena.

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