UN LIBRO PER OSSERVARE E CONFRONTARSI CON IL MARE INTERIORE DELLA SOLITUDINE: VIAGGIANDO SUL CONFINE DI MARCO CONTI

Marco Conti


di Natascia Talloru

Cosa accade se percorrendo il proprio personale confine e senza soffermarsi troppo, ci si spinge un passo oltre? Cosa può accomunare vite di differenti estrazioni sociali con colui che, armato di carta e penna, ha voluto raccontarle queste vite?

“Sul confine” di Marco Conti edito da Amico Libro si interroga e risponde a questi quesiti attraverso dieci brevi racconti legati da un velo di solitudine, scuotendo argutamente il mare interiore del lettore. Un libro-specchio di osservazione e confronto nel quale lo svolgersi dei fatti simili a dei cortometraggi, non risulta interrotto da un cambio di scene, ma appare intessuto da una trama di originale continuità e attenzione ai particolari che caratterizza ogni personaggio, ogni loro pensiero e sensazione, portando ad una autoanalisi sulla rispettiva condizione di vita.

Ecco Samm, alter ego dello scrittore, solitario e scontroso, che inventa le storie d’amore più assurde e improbabili alla continua ricerca “on the road” di nuove ispirazioni; e Ulisse, il trentenne senza troppi progetti futuri, o Marianna, che odia il proprio corpo e sogna di incontrare l’uomo della vita al supermercato.  Marco Aurelio è invece il proprietario di un Caffè Letterario, sta seduto ad osservare il suo declino affogato nell’abitudine. Poi c’è Veronica, la Pantera Nera con l’arte della prostituzione che incrocia la strada di Costantino, sul quale son calate le fiamme dell’inferno spezzandogli le gambe . E così via scorrendo tra le pagine troviamo un uomo innamorato di un’adolescente e le “amiche” tristi di Veronica, con le loro memorie.

Differenti storie, differenti volti uniti dalla rassegnazione e dalla consapevolezza di essersi spinti un passo oltre il confine come rivalsa alla solitudine, alla malinconia, alla rabbia nei confronti di un fato che spesso ha scelto al posto loro privandoli della speranza. Vite ai margini, ma neanche tanto, valorizzate dall’autore, che le riveste di un tono e di una forma unica, attraverso l’uso ridondante di un linguaggio scurrile e incisivo il quale non risulta mai banale e indisponente, ma al contrario adatto ai contesti presentati e profondamente compensati da una zelante sensibilità.

Marco Conti ci invita ad una lettura priva di preconcetti anche e soprattutto nei passaggi legati al sesso, che possa andare oltre l’ipocrisia e i falsi moralismi, raccontando con una coraggiosa cattiveria la vita, e le sue sfaccettature più cupe, le stesse dalle quali si tende a fuggire alla ricerca di labili appigli evitando di cadere,  adagiati sulla superficie, in quel mare interiore di solitarie ed intime emozioni. I suoi “ragazzacci” nei dieci racconti con fare beffardo ed ironico si trovano in questo stato, galleggiano oltre il confine, oltre quella linea di demarcazione dalla quale non è possibile tornare indietro.

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