IL LIBRO “A UN PASSO DALLA VITA”: INTERVISTA ALL’AUTORE THOMAS MELIS DI TORTOLI’

Thomas Melis


di Claudia Pilia

“A un passo dalla vita”: scorciatoie verso la realizzazione personale, in una società che sembra non offrire alternative, nemmeno alle menti brillanti, nemmeno ai giovani più promettenti. Offre questa visione, ornata da mille sfaccettature e da innumerevoli sfumature, la neonata creatura letteraria del giovane autore tortoliese Thomas Melis. Classe 1980, laureato alla facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze con un master in Relazioni Internazionali, in questa intervista racconta com’è nata la sua passione per la scrittura e la narrativa e il percorso che l’ha portato alla stesura del suo primo romanzo.

Quando e come nasce in lei la voglia di dedicarsi alla narrativa? “Sin da bambino sono stato avvicinato alla narrativa dai miei familiari. Passo dopo passo, alle piccole storie per l’infanzia si sono affiancati argomenti più complessi che, in seguito, mi hanno orientato nella scelta dell’università. A questo bagaglio culturale si è sommato quello professionale nel campo della consulenza aziendale e della progettazione, che mi ha portato a utilizzare la scrittura quotidianamente. Un’esperienza significativa è venuta, nel frattempo, dalle collaborazioni che ho avuto per alcune riviste on line di attualità politica, che hanno rappresentato l’anello di congiunzione tra la scrittura tecnica del mio lavoro e quella artistica di A un passo dalla vita”.

Ci racconti di cosa parla il suo romanzo A un passo dalla vita. “Il mio romanzo è ambientato in una Firenze lontana dai circuiti turistici tradizionali che la caratterizzano. In questo scenario si muove il gruppo di giovani meridionali legati a Calisto, il personaggio principale, che sceglie di reagire alla condizione di precarietà e miseria nella quale si trova intraprendendo la strada del crimine e della violenza. Proprio qualche giorno fa, il Censis ha rivelato che la disoccupazione tra i 15 e i 34 anni è ormai giunta al 75,9%. In questa situazione i personaggi del mio romanzo decidono di strappare violentemente ciò che la società ha promesso loro, con tutte le conseguenze che questa scelta comporterà. Da qui anche il titolo – A un passo dalla vita – perché i personaggi narrati, dotati di intelligenze brillanti e grandi possibilità, scelgono le vie brevi e la mediocrità per ottenere ciò che ritengono sia loro dovuto: la crisi economica che scatena la scelta criminale è solo un paravento dietro cui nascondere la malvagità”.

Cosa rappresenta per lei la scrittura? “Difficile definirla in modo univoco. Se consideriamo che la scrittura rappresenta la base sulla quale, nel corso dei millenni, si è fondata l’intera evoluzione umana possiamo avere un’idea dell’immensità del suo ruolo nella vita di noi tutti. Di fronte alla concretezza di questa realtà la mia valutazione del concetto di scrittura perde completamente di valore. Posso, però, dire che per me la scrittura rappresenta uno strumento attraverso il quale esprimere riflessioni articolate che non sarei in grado di formulare esclusivamente con le parole.”

Quali sono gli autori a cui si ispira? “Ho un grande debito di riconoscenza, principalmente, rispetto al lavoro del Collettivo Wu Ming, di Giancarlo De Cataldo e, in senso più ampio, verso gli altri esponenti del genere letterario che viene definito come New Italian Epic. Poi, chiaramente, dato lo stile del mio romanzo, sono stato influenzato da opere più strettamente noir, di autori italiani come Massimo Carlotto, oppure stranieri come Don Wislow e Pedro Juan Gutiérrez”.

Cosa pensa del panorama editoriale italiano? “Bella domanda. Diciamo che il panorama editoriale italiano rispecchia quello di molti settori dell’economia nazionale: crisi, mancanza di idee e, in alcuni casi minoritari, disonestà. La crisi generale, che si è ripercossa pesantemente sul settore editoriale, ha chiuso le porte a tanti esordienti. L’editore tradizionale, infatti, difficilmente si assume oggi il rischio imprenditoriale di investire denaro su un esordiente. Questa situazione spalanca le porte alla minoranza disonesta di cui dicevo, i cosiddetti editori a pagamento, che approfittano dei sogni e dell’ingenuità (spesso anche della vanità) di chi è intenzionato a intraprendere la strada della scrittura per immettere sul mercato materiale magari non adatto, o comunque per foraggiare un sistema sbagliato che elimina un passaggio fondamentale: quello della valutazione dell’opera da parte degli esperti. Arrivati a quel punto, molto meglio l’autopubblicazione”.

A chi consiglia la lettura del suo libro? Quale il messaggio che vuole dare ai lettori? “Data la presenza di contenuti piuttosto forti, ritengo di dover limitare il target a quello dei lettori adulti, ma in quella fascia credo ci sia materiale per tutti, credo che tutti possano trovare qualcosa con cui relazionarsi. Ovviamente, il target principale è quello degli appartenenti alla mia generazione: la generazione perduta, come non ha avuto problemi a definirci un uomo come Mario Monti. Un messaggio ai lettori? Alla fine i conti tornano sempre”.

Progetti per il futuro: ha in cantiere un nuovo romanzo? “Non ho ancora seriamente preso in considerazione questa possibilità, anche perché A un passo dalla vita è uscito da nemmeno tre mesi. Comunque, se ciò dovesse accadere, credo che mi occuperei di Sardegna, nel nuovo romanzo. La nostra bellissima terra, del resto, non fa mancare argomenti del genere che ho trattato nel mio primo lavoro. Poi, chissà, non escludo un seguito di A un passo dalla vita, ma sono scenari decisamente prematuri in questo momento”.

Dove si può trovare il suo romanzo? Basta digitare il titolo su google per trovare il romanzo su tutte le principali piattaforme di commercio on line: Amazon, Kobo, Mondadori, Feltrinelli, e tante altre. Sono i vantaggi della tecnologia!”

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