CONVIVERE CON LA PAURA: IN SARDEGNA QUATTRO COMUNI SU CINQUE A RISCHIO IDROGEOLOGICO


di Giandomenico Mele *

La Sardegna convive con un altissimo rischio idrogeologico. Tanto che si valuta l’ipotesi di obbligare tutti i residenti in Sardegna ad assicurarsi contro i danni. Una opzione che il Governo valuta per tutta Italia, dove per mettere in sicurezza il Paese servirebbero 40 miliardi di euro. Come spiegato in una inchiesta del settimanale Panorama, secondo le ultime statistiche del ministero dell’Ambiente 306 Comuni sardi su 377 sono aree a elevata criticità per rischio idrogeologico, per una superficie complessiva delle aree di 614 metri quadri. Niente di nuovo sotto il cielo (plumbeo), anche se l’evento estremo del 18 novembre del 2013, con 400 mm di pioggia precipitati in 24 ore sull’Isola, ha dimostrato come la situazione sia drammatica. Sono 280 i chilometri quadrati di territorio che presentano superfici a pericolosità di inondazione, a cui vanno aggiunte le superfici non comprese e indicate dal Piano stralcio delle Fasce Fluviali; sono 1523 i fenomeni franosi censiti che ricoprono una superficie complessiva di circa 1471 chilometri quadrati, pari a circa il 10% del territorio, mentre sono oltre 300 i ponti stradali che in caso di eventi meteorologici intensi potrebbero essere causa di inondazioni e sono 128 le aree urbanizzate costruite in fasce di pertinenza fluviale.  Dati più che allarmanti per far fronte ai quali lo Stato pare non avere abbastanza risorse: ecco perché si è rifatta avanti l’ipotesi di un’assicurazione obbligatoria per i residenti nelle aree a rischio. Ipotesi che in Sardegna equivale a un nuovo balzello. Il Governo starebbe trattando con l’Ania (l’associazione delle compagnie di assicurazione) su due tipi di polizza: una per il rischio sismico (che non riguarderebbe l’Isola) e una per alluvioni e frane il cui costo ipotizzato di 150 euro sarebbe detraibile dalla dichiarazione dei redditi. Polizza obbligatoria o facoltativa? Certamente i problemi applicativi sarebbero molti, a cominciare dal fattore rischio: in base al quale chi ha costruito su alvei di fiumi o torrenti o in zone a forte rischio idrogeologico, nonostante autorizzazioni edilizie o condoni, potrebbe dover pagare di più in base al coefficiente di rischio potenziale. In Sardegna dal 1960 ad oggi 41 i morti a causa delle alluvioni: sesta regione in Italia. Ma che la Sardegna sia a rischio lo dice anche la tragica contabilità dei morti: dal 1960 ad oggi sono 41 le persone decedute nell’Isola per cause collegabili ad alluvioni. La Sardegna è la sesta regione italiana in questa triste classifica, preceduta solo da Piemonte, Liguria, Toscana, Campania e Sicilia. Evidente dunque l’esigenza prioritaria per la Sardegna di avere fondi da spendere subito per “cantierare” opere per la limitazione del rischio idrogeologico. «Ammontano a 579 milioni, di cui 495 per interventi a opere ed edifici pubblici, i fabbisogni complessivi per danni in Sardegna dopo il Ciclone Cleopatra» aveva confermato nell’aula della Camera, senza riferimenti ai danni subiti dai privati, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Che aveva risposto a una interpellanza urgente sugli aiuti ai sardi dopo l’alluvione del 18 novembre 2013.

In arrivo 163 milioni per la Sardegna: saranno sufficienti? All’interno del nuovo Piano contro il dissesto varato dal Governo, nei 1.155 interventi contro il dissesto del suolo, per l’avvio di cantieri nel 2015 con risorse complessive di 1,7 miliardi di euro, ci sono anche 163 milioni per 68 interventi complessivi in Sardegna. Risorse fondamentali per avviare opere urgenti, ma sufficienti per intervenire su un territorio disastrato? I numeri visti in precedenza parlano di esigenze economiche diverse, con cifre di almeno tre volte superiori a quelle stanziate. Il Piano per il contrasto al dissesto idrogeologico coordinato dall’Unità di missione di Palazzo Chigi ha prelevato fondi da iniziative mai partite negli ultimi 15 anni, revocando fondi e rifinanziando le opere previste dai vecchi Piani operativi regionali, del ministero dell’Ambiente e degli accordi di programma precedenti al 2009 e del 2009-2010. La Sardegna è una delle Regioni che ha avuto maggiori risorse, con Calabria, Campania e Sicilia.

Alluvione, 35 milioni di euro a Cagliari per opere anti dissesto. I comuni sardi alluvionati a chiedere disperatamente risorse al Governo. Ma chi è che prende i soldi mentre gli altri ancora battono cassa? Cagliari. Proprio il capoluogo, che fortunatamente non ha subito danni particolarmente ingenti, o comunque niente di simile ai Comuni e ai cittadini messi in ginocchio dal ciclone Cleopatra poco più di un anno fa. Paradossi? Solo apparentemente. In realtà Cagliari potrà avere 35 milioni di euro dei fondi Bei (la Banca europea per gli investimenti) per le opere anti dissesto idrogeologico. Si tratta del risultato di un accordo Governo-Regioni per la messa in sicurezza delle grandi città. Il Piano vale 700 milioni di euro che saranno in gran parte anticipati dalla Bei, per un valore di 590 milioni di euro. Il Piano prevede 69 interventi considerati urgenti sulle grandi aree urbane.

Cagliari rientra nelle grandi città metropolitane che beneficiano dei Fondi europei. Perché Cagliari? Perché il capoluogo davanti a Comuni sardi piccoli e più grandi che cercano da mesi, inutilmente, risorse per mettere in sicurezza il proprio territorio? Il punto è che Cagliari rientra nel novero di quelle città metropolitane per le quali è stato ritenuto prioritario un piano di intervento anti dissesto. Come Genova, per esempio, che ha ben altri problemi, ma anche altre risorse. Genova, per esempio, ha ottenuto 379 milioni, mentre Milano vedrà stanziati 86,7 milioni. Il Piano sicurezza considerato prioritario per le grandi città da 700 milioni è uno stralcio del più vasto Piano settennale da 7 miliardi di euro che dovrà essere definito, sulla base del decreto Sblocca Italia, nei prossimi mesi e finanziato dai Fondi europei di Coesione (Fsc) 2014-2020.

La protesta dei sindaci per le risposte mancate. I 35 milioni di euro per Cagliari se rappresentano una buona notizia per il capoluogo, lasceranno con l’amaro in bocca tutti quei sindaci che battono cassa per avere i soldi necessari a risarcire i danni subiti dalle popolazioni e mettere in sicurezza il territorio. A un anno dall’alluvione del 18 novembre in cui sono morte 19 persone e i conti dei danni in 82 comuni che superano 500 milioni di euro (tra opere pubbliche e private) i fondi promessi a caldo dall’allora premier Enrico Letta restano sulla carta. Le cifre, nero su bianco, le aveva messe in fila il presidente della Regione, l’idea di base è che il governo centrale sia stato quanto meno attendista. O che, addirittura, sia stato a guardare. Su 659,2 milioni, infatti, le risorse disponibili sono solo 185,1 milioni: 16,3 milioni del fondo di solidarietà dell’Ue, 20 milioni statali da cui sono stati peraltro detratti i costi dei soccorsi, 50,8 milioni dell’Anas, 52 milioni di risorse regionali, 40 milioni del fondo comunitario per l’agricoltura-Feasr e 5,9 milioni dall’accordo di programma Regione-Ministero dell’Ambiente. A cui si aggiungono ora i 35 milioni per Cagliari. Mentre gli altri stanno ancora a guardare.

* Sardinia Post

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