ESISTE UNA CORRELAZIONE TRA QUANTO PAGANO GLI AEROPORTI SARDI A RYANAIR E UNA SOSTENIBILE CONTINUITA’ TERRITORIALE?


dal direttivo dell’Associazione “Sebastiano Satta” di Verona

Giornalmente leggiamo articoli indignati sul caro-tariffe della continuità territoriale per quanti, non essendo residenti in Sardegna, è negato il diritto alle tariffe aeree agevolate e ci rattrista leggere solo piagnistei e roboanti epiteti che poi nei fatti sfociano nel nulla.

Il nulla è, infatti, la visione progettuale di chi sfiora l’argomento, siano essi politici o associazioni come la Federazione dei sardi emigrati che hanno come unico obiettivo, mettersi in mostra con proclami irrilevanti. Se poi, per gentile concessione del vettore, ottengono uno sconto di qualche euro che non cambia assolutamente la sostanza (le compagnie già in pesante crisi non possono aggravare ulteriormente i loro bilanci), apriti cielo, campane a festa…

Ai più attenti non è passato inosservato che sul tema si sono tenuti alcuni seminari in collaborazione con l’Università di Cagliari i cui risultati sono stati pubblicati da Tottus in Pari e dove i sopracitati si sono ben guardati dal fare un benché minimo commento, perché un serio progetto di mobilità sostenibile in grado di garantire non solo tariffe congrue ma anche la sopravivenza di aziende e quindi posti di lavoro (Meridiana ha 1350 in lista esubero), non è proprio nei loro pensieri.

L’argomento è decisamente complesso ma una soluzione è praticabile, a patto si abbia il coraggio di rivedere l’intero impianto, tenendo ben saldi i principi portanti:

  1. 1.      Il rispetto della carta dei diritti del passeggero.
  2. 2.      Sostenibilità economica e difesa dei posti di lavoro.
  3. 3.      Accesso garantito ai proseguimenti (prorate agreements).

Partendo da una corretta gestione delle tendenze e un rispetto delle masse critiche, si può rendere la mobilità sostenibile, salvaguardando anche quelle migliaia di posti di lavoro, in gran parte sardi, che rischiano di saltare.

Un ridimensionamento di tale portata per il principale vettore locale porta inevitabilmente a far collassare anche quell’indotto turistico e commerciale che per la Sardegna vale oro quanto pesa.

Bisogna avere il coraggio di affrontare una seria revisione delle concessioni di volo nazionali a vettori cosiddetti “low-cost” che hanno ricevuto soldi pubblici al palate (100 milioni di euro lo scorso anno la sola Ryanair), per poi ritenersi “sciolti dalle leggi”, o perlomeno affrancati dal dovere di rispettare le regole imposte rigorosamente ai vettori IATA in termini di rispetto dei diritti dei passeggeri; e ovviamente come loro strategia commerciale polverizzare una massa critica già destabilizzata dai picchi di stagionalità e da una storica altalenante domanda di tendenza.

Necessita un confronto che sgomberi il campo da lacune e nel quale si condivida una visione progettuale d’insieme, solo partendo da queste basi si possono trovare i necessari criteri di sostenibilità.

Tra i sopracitati, non credo ci sia qualcuno disposto ad affermare, in un seminario pubblico, l’opportunità di continuare a giocare una partita senza regole che offra un futuro di mobilità basato sul point-to-point (nessun proseguimento garantito neppure su loro network) finanziato con i soldi pubblici a società di marketing controllate dalle stesse compagnie low-cost.

Non crediamo sia ragionevolmente giustificabile e corretto che i fondi riguardino attività di co-marketing quando queste sono contabilizzate come pubblicità on-line.

Non pensiamo si possa negare che questi contributi siano aiuti di Stato atti a creare condizioni di concorrenza sleale, poiché “il bottino” è intascato in cambio di banner sui loro siti web.

Un dato per tutti: nell’ultimo decennio all’aeroporto di Alghero, (contribuenti sardi) questo giochino è costato 41 milioni di euro di soldi pubblici.

A quanti si cimentano nel merito (stabilendo a ribasso il costo del biglietto…) vorremmo chiedere quale sia il loro progetto, quale sia la visione sostenibile nel medio lungo termine della mobilità in Sardegna? 

Con quale progetto industriale si ripareranno i danni creati e si darà occupazione alle migliaia di lavoratori che entro un anno perderanno il posto di lavoro?

Su questo tema si gioca il vero e concreto dibattito, su proposte che partano da analisi competenti e sviluppino programmi in grado di pianificare per la Sardegna un futuro di trasporto capace di reggere nel tempo.

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