DALLA SCOMPARSA AL TRIONFO: MANUEL VANUZZO, CAPITANO DELLA DINAMO E LA FAVOLA SASSARI

Manuel Vanuzzo


Poche persone, oltre che giocatori, meritavano di alzare una Coppa più di Manuel Vanuzzo. Capitano del Banco di Sardegna Sassari ma soprattutto persona gradevole, genuina e generosa. Un giocatore che si è sempre fatto apprezzare a ogni livello, per la capacità di essere utile senza apparire e nemmeno pretendere. Il veterano classe 1975 c’era quando, qualche anno fa, questa società ha rischiato di sparire. E chi seguiva quelle vicende non può dimenticare un suo accorato appello su Facebook perché Sassari, la sua Sassari, non poteva sparire. “Sono passate tante stagioni”, dice il lungo veneto, “fino a qualche anno fa eravamo abituati a convivere con i problemi. Fortunatamente si è risolto tutto, è stato avviato un progetto a lungo termine e la società, e di questo va dato merito a Stefano Sardara, ha programmato fino al 2018 con l’allenatore e mantenendo molti giocatori importanti. Ripensando a quei momenti così pieni di incertezza, la vittoria in Coppa Italia è ancora più dolce: oggi potrei essere in qualunque altro posto e magari non avrei potuto raggiungere questo obbiettivo”. Una storia di sopravvissuti, in un certo senso, e sicuramente Sassari lo è stata in questa Final Eight: arrivata dopo 6 sconfitte in 8 gare di campionato e un inizio di partita traumatico nel quarto di finale contro Milano. Poi, la svolta. “Dalla seconda metà di quella gara siamo cresciuti piano piano. Nessuno ci dava favoriti, contro l’EA7 ci vedevano spacciati ancora prima di giocare. Probabilmente noi siamo arrivati con la mente più sgombra e la pressione era tutta su di loro: chiaro che l’inizio è stato difficile, finendo a -16, ma col talento che abbiamo in questa squadra possono bastarci pochi minuti per risolvere la situazione”. In finale si stava avverando l’esatto contrario: dopo il +20 firmato da Caleb Green a inizio terzo quarto, Siena è stata in grado di risalire fino a un solo possesso di differenza: “Ma è impossibile pensare di battere la Montepaschi di 20. è una squadra che ha cambiato tanto, è vero, ma resta sempre durissima da battere. Quando sono rientrati a -3 siamo stati bravi a rimanere lì con la testa”. Chissà se questo successo sarà il primo di una serie, per i sardi, che non nascondono le proprie ambizioni (e andrà aggiunto un altro pezzo come Benjamin Eze). “Si critica spesso il nostro modo di giocare votato all’attacco, ma questo è il gioco di Sacchetti. Abbiamo vinto una Legadue giocando così, e questa Coppa contro tutti i pronostici. Penso che questo sia più vicino al basket di oggi rispetto a quello eseguito sempre sui 24 secondi. Merito a Meo e alla società che lo sta aiutando, e merito anche di noi giocatori che abbiamo saputo dare il massimo”.

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