"LA BANDA DI MEO SACCHETTI PUO' APRIRE UN CICLO": ANCHE DAN PETERSON, MITO DEL BASKET, INCORONA LA DINAMO SASSARI

Dan Peterson


di Paolo Salvatore Orrù

Ieri i pugni chiusi verso il cielo di Gigi Riva, oggi il contagioso entusiasmo di Drake Diener e il “fuck” di gioia del cugino Travis. “E’ dai tempi di Rombo di Tuono, del grande Cagliari di Manlio Scopigno, che gli sportivi sardi, spiega con la sua solita energia “Dan” Peterson, non gioivano con tanta intensità per un’impresa sportiva”. Ma con un “turbo-Drake” nel motore della Dinamo Sassari, “neppure il Montepaschi Siena ha potuto fare di più”. “Il Forum di Assago era tutto per la Dinamo: il basket ha finalmente colonizzato la Sardegna”, dice con entusiasmo Dan.

Il basket di Meo Sacchetti è molto di diverso dal suo, un po’ più zemaniano. Che ne pensa? “Qualcuno dice che il mio basket sia stato soprattutto difensivista, ma se andiamo ad analizzare i risultati che ho conseguito con la Virtus Bologna prima e con l’Olimpia Milano poi, non si potrà non notare che spesso i nostri score superavano in 90 punti. Certo, il gioco della Dinamo è diverso: Meo ha saputo amalgamare le filosofie di “Dido” Guerrieri (ha giocato con lui nell’Auxilium Torino), e di Sandro Gamba in nazionale. Da loro ha imparato a far giocare le sue squadre in attacco e in velocità, dando fiducia ai giocatori. E, infatti, i suoi ragazzi tirano convinti di fare canestro e non con il “braccio corto””.

L’allenatore dei sardi può pretendere di più dai suoi giocatori? “Sacchetti ha l’umiltà degli artigiani: ha saputo costruire la sua carriera giorno per giorno, aggiungendo esperienza a esperienza. Tutto questo, nonostante sia stato un nazionale azzurro, un olimpionico. Ha saputo soffrire, ha vinto. Per diventare quel che è, è andato anche a Capo d’Orlando, in Sicilia ha creato il suo stile. Meo è un grande psicologo, per questo anche i cestisti meno dotati con lui danno di più”.  

Sacchetti è grande e Drake Diener è il suo profeta? “Sono un grande estimatore di Drake: lo considero il più forte giocatore in Italia nell’uno contro uno, un mago del palleggio. Il Banco di Sardegna è, comunque, il team dei cugini Diener”. 

Mi ha tolto le parole di bocca, chi sono questi Diener? “A Sassari hanno trovato il loro humus ideale, ma con la loro classe avrebbero fatto bene da qualunque parte, sono stati bravi i dirigenti a convincerli a restare nell’Isola. Con loro in campo, può succedere di tutto, anche che la Dinamo vinca il campionato”. 
Non resta che vincere lo scudetto, o no? “Calma, calma: uno scudetto si vince passo dopo passo, giorno dopo giorno, secondo dopo secondo. E con i giocatori capaci di non pensare più alla coppa Italia appena vinta. Quel trofeo deve già appartenere al passato. Sacchetti deve mantenere calmo l’ambiente, se ci riesce, può accadere di tutto. Dita incrociate”.

Non si può non parlare del Montepaschi Siena. “Grande squadra: ha saputo giocare a testa alta anche quando era sotto di 20 punti. Non si è mai data per vinta. E a un certo punto del match ci ha anche creduto, lì Sassari ha tremato, lì il gruppo di Sacchetti ha sentito per qualche minuto la paura di vincere, così ha giocato un po’ tremante e con l’orologio in mano. Il Montepaschi c’è, lo saprà dimostrare nei playoff “.

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