PINUCCIO SCIOLA "SCONVOLGE" MICHELANGELO SUONANDO DI FRONTE ALLA SUA TOMBA: LO SCULTORE SARDO E I SUOI "SEMI DI PACE" NELLA BASILICA DI SANTA CROCE A FIRENZE

Sciola "incontra" Michelangelo


di Mattia Lilliu

“Michelangelo deve sapere che la pietra suona, è viva, parla, nonostante lui fosse convinto del contrario. E oggi, qui, davanti a lui, glielo dimostrerò”. E’ un Pinuccio Sciola determinatissimo quello che domenica scorsa, nel corso della presentazione della sua mostra “Semi di Pace, Suoni di Pietra”, che resterà in esposizione presso la Basilica di Santa Croce, a Firenze, fino al 12 ottobre compreso con ingresso gratuito grazie all’A.C.S.I.T., ha lanciato la “sfida” a Michelangelo. Un annuncio shock, potrebbero pensare in molti, una dichiarazione d’intenti azzardata, penserebbero altri. E invece il “demiurgo delle Pietre” l’ha fatta.

Dopo un’anteprima nel Cenacolo della Basilica alla presenza di professori universitari, critici d’arte e funzionari istituzionali, il maestro di San Sperate, un piccolo paese in provincia di Cagliari, ha preso con sé uno dei suoi tanti Semi di Pace e si è recato di fronte alla tomba che contiene le reliquie del Buonarroti. Lì, a farla da padrone, è l’emozione e la tensione nel volto di Sciola, unita all’interesse e alla curiosità del pubblico. Dopo aver fatto la sua solita preghiera, sfregandosi le mani poco prima di accarezzare la pietra, Sciola ha iniziato a far vibrare la sua creatura, a farle emettere poetici e soavi suoni fino a liberare la sua anima. Suoni fisici che corrispondono inconfondibilmente alla voce della pietra. Una voce afona e soffocata che riemerge dal nucleo della materia. Vibrazioni inesprimibile, legami di suoni sordi e profondi, a tratti solo dolorosi sussurri, fruscio o segnali di lamento. Un linguaggio ricco di mistero e quasi alienante ma sorprendentemente familiare, nonostante una forte consapevolezza che sia “altro”. È questa la sorprendente e straziante voce delle Pietre Sonore, materia fisica vibrante dotata di suono. Perché il suono è, per Sciola, sostanza intrinseca alla pietra.

Così, di fronte ad un pubblico affascinato dalla sua performance, lo scultore sardo ha potuto comunicare con Michelangelo, smentendo le sue convinzioni. “Ma non era colpa sua!”, ha subito spiegato Sciola. “Michelangelo, dopo aver terminato il suo Mosè talmente realistico da fargli esclamare “Ma perché non parli!”, aveva ragione nel credere che la pietra non fosse in grado di esprimersi. Infatti il marmo statuario da lui utilizzato ha delle proprietà fisiche che non gli permette di suonare. E’ questo il motivo per il quale il suo Mosè non poteva parlare. Però era giusto che lui sapesse che la pietra è l’elemento più vivo che esiste e che mantiene la memoria di tutto. E ora lo sa, gliel’ho detto”, ha ribadito Sciola. Il suo azzardo altro non è che un regalo al grande maestro aretino, una missione da compiere, un concerto di suoni della pietra. “Penso sia stata l’emozione più grande e intensa della mia vita. Un mio sogno si è finalmente avverato”, ha confessato lo scultore.

Tutto ciò grazie alle sue Pietre Sonore.  D’altronde, se da un lato esse rappresentano uno degli esiti più alti e intensi del percorso artistico di Sciola, dall’altro è altrettanto rilevante e sorprendente il fatto che i materiali sonori prodotti dalle pietre, così nuovi e “altri”, abbiano stimolato soluzioni originali nell’ambito della sperimentazione musicale contemporanea, a conferma della grande attualità dell’arte dello scultore sardo. E non finisce qui! “Noi abbiamo scoperto il suono ma chissà che cosa c’è ancora da scoprire” ha concluso Sciola. Studiosi, critici e pubblico sono avvertiti.

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