"HO COMUNICATO A MICHELANGELO CHE LA PIETRA E' VIVA": INTERVISTA A PINUCCIO SCIOLA, L'ARTISTA SARDO A FIRENZE GRAZIE ALL'A.C.S.I.T.

Sciola con le sue pietre a Firenze


di Cristina Marras

L’inaugurazione della mostra “Semi di Pace, Suoni di Pietra” di Pinuccio Sciola, tenutasi domenica 6 ottobre a Firenze presso il Chiostro d’Arnolfo della Basilica di Santa Croce, ha regalato un vero e proprio evento mondiale, destinato a far discutere e attrarre l’attenzione. Lo scultore sardo ha voluto e potuto suonare uno dei suoi Semi di Pace di fronte alla tomba di Michelangelo.

“Michelangelo era convinto che la pietra non potesse parlare ma si sbagliava. E oggi doveva sapere che la pietra suona, è viva, ha un’anima. Quando scolpì il suo Mosè ed esclamò la famosa frase “Ma perché non parli!”, aveva ragione nel credere che la pietra non fosse in grado di esprimersi. Infatti il marmo statuario da lui utilizzato ha delle proprietà fisiche che non gli permette di suonare. E’ questo il motivo per il quale il suo Mosè non poteva parlare. Però era giusto che lui sapesse che la pietra è l’elemento più vivo che esiste e che mantiene la memoria di tutto. E ora lo sa, gliel’ho detto”.

Suppongo che questo sia il ricordo più importante dell’inaugurazione… “Oggi credo di aver toccato il massimo dell’emozione. Quando studiavo a Firenze abitavo vicino a Santa Croce e mentre andavo a studiare al Magistero d’arte passavo spesso di fronte alle sculture di Michelangelo. Quando col tempo ho scoperto il suono della pietra, e quando ho scoperto che il marmo statuario non è capace di suonare per la sua conformazione fisica, il mio sogno era portare una pietra e fargliela ascoltare. Una giornata piena di emozioni. Ringrazio l’Associazione Sarda a Firenze e l’Opera di Santa Croce e tutte le persone che sono intervenute”.

Emozioni che sono delle vibrazioni, come quelle che lei opera nelle sue Pietre… “Tutti i suoni nascano da una vibrazione ma non esiste al mondo un testo che parli dell’elasticità della pietra. Chiunque può accostare la pietra può sentire la vibrazione. Cosa che in fisica non esiste. Però la pietra va accarezzata, non percossa. Tutti quelli che vedono le miei pietre, d’istinto, sono portati a toccarle percuotendolo, con la speranza che esse possano emettere dei suoni. Ogni volta hanno esito negativo. Bisogna essere delicati, sapersi lasciar trasportare. Solo così potranno uscire i suoni elettronici, vivi, che sono contemporaneamente l’anima e la memoria delle Pietre. Io ho scoperto il suono ma chissà che cosa ci sarà ancora dentro…”

Qual è l’intuizione più grande del suo lavoro? “Nessuno al mondo pensa che la pietra possa essere accarezzata perché è ancora considerato l’elemento più duro, rigido, muto. Mitologicamente la pietra ha sempre avuto accezioni negative. Al contrario, secondo me, la pietra è l’elemento più vivo che esiste. Intanto mantiene tutta la memoria dell’universo e ognuna ha la sua memoria perché il calcare ha la memoria dell’acqua, il basalto ha la memoria del fuoco e della Terra. Io quando parlo di queste cose lo faccio in maniera chiara, lo faccio ascoltare.”

Quando è nata l’intuizione di entrare nell’anima delle pietre? “Quando è nata? E’ nata prima. Prima di che cosa? Prima. Non ha un inizio. Noi abbiamo uno spirito che è prima. La Bibba dice che “prima di tutto fu il suono”. Los Incas si chiedevano da quanto tempo è nata la Pietra e rispondevano con un dicho che io ho fatto mio perché è meraviglioso “quando è nata la luce, la pietra già esisteva”. Ora, tenendo conto anche della dichiarazione della Bibbia, prima fu il suono che evidentemente si è depositato dentro la pietra che a distanza di millenni stanno riaffiorando attraverso i miei suoni. Questa è la cosa più straordinaria perché nessuno avrebbe mai pensato di tirar fuori i suoni dalla pietra che non fossero percussioni. E quando uno va con la percussione non sentirà mai il suono delle pietre perché senti il suono del colpo, che è tutt’altro. Ancora oggi, quando si sente parlare di suoni delle pietre di pensa solo alle percussioni, ed è li che dobbiamo contrastare questo modo di pensare che è prettamente terreno, per non dire violento”.

Oltre all’aspetto “terreno” del suono, le Pietre nascondono anche un aspetto ultraterreno. Può spiegarci il rapporto con le sue Pietre? “La mia cosmogonia è pane per gli studiosi. Io sto dando gli input per approfondire queste tematiche. Io ho le mie convinzioni. Non ho mai dato un titolo ad una mia opera e non è un caso. Molti mi chiedono che cosa rappresenta per me una scultura. Io rispondo sempre che “sei tu che mi devi dire che cosa provi, se sono riuscito ad emozionarti. A chi mi chiede che cosa penso mentre scolpisco rispondo “prima di tutto a non pestarmi le dita”. A me interessa dare emozioni, non spiegare che cosa penso”.

Mentre oggi esultiamo per il suo concerti di suoni di pietre a Cagliari, poche settimane fa, hanno cancellato per sempre il suo murale in piazza della Repubblica.. “Qualsiasi materiale esposto ai soggetti batterici è destinato a deteriorarsi. Quel murales si è mantenuto tanto perché c’era da 30 anni perché, non battendoci il sole, i colori sono rimasti a lungo. Quello che mi ha lasciato un po’ perplesso è il fatto di non aver ricevuto neanche una telefonata. Io non ho certo il potere di bloccare questa decisione e se il muro era fatiscente e aveva bisogno di essere ristrutturato è stato giusto intervenire. Io cerco sempre di cogliere l’aspetto positivo di ogni situazione e mi auguro che questo evento, che ha creato in tutta la Sardegna tante proteste, sia lo stimolo affinché altri artisti, altre amministrazioni, altre proprietari di muri possano partecipare ad eventi d’arte. Ormai quel muro è andato, smettiamo di protestare e andiamo oltre, facciamo altro”.

Chapeau! 

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