UN INCONTRO PIENO DI EMOZIONI CON IL GRUPPO FACEBOOK "AMANTI DEL CANE PASTORE FONNESE"

Leporedda il levriero sardo


di Annalisa Atzori
 

Ho seguito le vicissitudini che hanno portato al riconoscimento ufficiale del Cane Fonnese da parte dell’ENCI (vedi TIP nr 376/dicembre 2011 e 424/novembre 2012). A dire il vero, quello sul cane fonnese è stato il mio primo articolo, occupa un posto speciale nel mio cuore.

Giovedì 4 luglio, durante le meritate ferie estive, ho avuto finalmente l’occasione di vederne alcuni splendidi esemplari dal vivo. Un incontro un po’ cercato, un po’ frutto di coincidenze.

Mi ero iscritta alla newsletter di “Canis Sardus Antigus” (che pubblica prima in sardo, poi in italiano) e avevo letto un bellissimo articolo scritto da Alberto Paolo Chisu, in occasione del raduno di cani sardi nel febbraio 2013, tenutosi a Sassari. Non sapevo chi fosse.

Successivamente, su Facebook mi sono iscritta al gruppo Amanti del Cane Pastore Fonnese, con l’intento di scoprire se, durante il periodo 28 giugno – 10 luglio (le mie ferie nell’isola) ci fossero in programma raduni di cani sardi per poterli vedere con i miei occhi. E di nuovo trovo Alberto. Gli chiedo l’amicizia. Durante l’estate niente raduni per i cani sardi, troppo caldo, spostarli in auto sotto il sole non sarebbe una buona idea. Però Alberto mi dice che se mi fa piacere posso passare da Orosei e vedere i suoi cani. Accetto immediatamente, il mio campeggio è a Santa Lucia di Siniscola, ad appena 30 km da Orosei. Una coincidenza straordinaria!

Aspetto quel giorno facendo il conto alla rovescia…

Insieme al mio fidanzato Enrico e al mio cane Dana incontriamo finalmente Alberto, la sua compagna Nadia e la piccola Barrosa, fonnesina di 6 mesi che ci accoglie  fornendo prova evidente delle sue doti: la cucciola ha un carattere davvero tosto, da buona fonnese mette subito in chiaro come stanno le cose. E’ nera come suo padre (Astula, 3 anni e mezzo, che abbiamo conosciuto più tardi) e della madre Fiorella (bianca, a pelo lungo, appartiene a un pastore di Irgoli, amico di Alberto) ha solo un ciuffetto bianco sul petto.

Conosciamo così un mondo che mai avremmo immaginato. Alberto e altri appassionati di razze sarde antiche stanno portando avanti un progetto di salvaguardia del vero cane fonnese, del levriero sardo e del volpino sardo. Ciascuno di questi cinofili fa un’accurata selezione dei soggetti da far riprodurre, per conservare le doti fisiche ma soprattutto caratteriali dei cani sardi, che per millenni sono stati utilizzati come validissimi e instancabili collaboratori nella guardia della proprietà e nella difesa del gregge (come i fonnesi) e nella caccia (come il volpino e il levriero). “Canes de Fonne, canes de arrazza” scriveva Antioco Casula (poeta di Desulo, “Montanaru”), quando ancora il concetto di razza canina non era forse nemmeno stato inventato.

Hanno fondato l’Associazione Cani Sardi (ACS) e organizzano i raduni che, dopo il riconoscimento ufficiale, stanno diventando sempre più numerosi.

Il vero intento di Alberto e degli altri appassionati non è però quello di vendere cuccioli che ora vanno di moda (com’è avvenuto purtroppo per moltissime razze negli ultimi anni), ma di preservare il cane così com’è, rustico, un buon cane da lavoro, con il suo spirito indomito, dal carattere “granitico” come ama dire Alberto.

Di “cagnari” è pieno il mondo, allevatori senza scrupoli che pur di far guadagno sono disposti a produrre cuccioli in quantità industriali, senza badare troppo a quella che è la conservazione del patrimonio genetico iniziale, facendo incroci improbabili e poco affidabili in termini di carattere e salute. L’ACS vorrebbe evitare tutto questo. I cuccioli che fa nascere Alberto per esempio non sono affidati a chiunque, ma solo a chi li fa lavorare, a chi permette loro di vivere la vita per la quale sono nati: fare la guardia e sorvegliare il bestiame. Non sono cani che può tenere chiunque: hanno bisogno di un capobranco affidabile, che sia per loro un punto di riferimento, al quale danno fedeltà assoluta, costi quel che costi. Non tutti gli umani sono adatti a ricoprire quel ruolo e il rischio è di trovarsi incapaci di gestire un cane che, data la forte tempra e la naturale diffidenza verso gli umani, può diventare anche pericoloso.

Questa è forse la più grande preoccupazione di Alberto e degli altri dell’ACS: dato il recente riconoscimento ENCI e l’aumento delle richieste di cuccioli, tanti fonnesi verranno immessi sul mercato da allevatori senza scrupoli. Una volta cresciuti, se non gestiti nel modo corretto finiranno per essere abbandonati e poi nei canili, anche nel nord Italia. Ma gli operatori dei canili, i volontari, i veterinari, sono preparati ad occuparsi di questo cane così particolare? Probabilmente no. L’ACS vorrebbe quindi fare informazione a tal proposito, perché “prevenire è meglio che curare”.

Non ho fatto promesse, ma credo che l’Associazione Sebastiano Satta di cui, Enrico ed io facciamo parte, troverà l’occasione per far conoscere a Verona e non solo questo “frutto” della Sardegna antica che sono i cani sardi. Perché anche questa è cultura, che arriva da lontano nel tempo.

Arriviamo alla proprietà di Alberto e conosciamo a uno ad uno i suoi cani: Sirvonedda, che ha quasi 3 anni, femmina di grossa taglia, un vero gigante e nonostante questo estremamente agile. Leppa, 14 mesi, fonnese di morfologia più molossoide, la preferita di Enrico. Poi Neula, 2 anni, colore miele chiaro, più diffidente verso noi estranei. C’è Erchitu, 14 mesi, figlio di Astula, che a dispetto del suo nome che evoca ricordi ancestrali di dannati mezzi uomo e mezzo bue, è un cane di ottimo carattere, visto e giocherellone, inserito perfettamente nella gerarchia del piccolo branco dove Astula è il capo (dopo Alberto, naturalmente).

Astula (scheggia) porta lo stesso nome del cane diventato famoso nella guerra Italo- Turca del 1912, le sue gesta sono state raccontate anche dallo scrittore Filiberto Farci.

Vediamo anche la piccola Briciola, il volpino sardo, che con i suoi occhietti vispi scruta instancabilmente le campagne circostanti: Alberto dice che quando parte a caccia di lepri a volte torna dopo 4 ore!

Non abbiamo potuto vedere Leporedda, levriero sardo in trasferta a Sassari per … incontri amorosi. E’ in previsione una sua cucciolata per fine estate.

Alberto libera i cani, tutti insieme corrono nelle loro campagne, liberi, felici, appagati. Vederli così, maschi e femmine insieme, rispettosi gli uni degli altri, allontanarsi e tornare ad un cenno di Alberto, in perfetta armonia, è un’emozione grande per me e per Enrico, che siamo abituati a vedere cani “cittadini” stressati, pieni di problemi di salute e di comportamento. I cani di Alberto sono dei veri cani da lavoro, hanno negli occhi una luce, un fuoco che viene dai loro avi, hanno degli sguardi che ti scrutano e che ti tolgono il respiro. I cani fonnesi sono anche estremamente longevi, superano facilmente i 15 anni e parecchi soggetti anche i 20 anni! E poi il loro passo particolare, silenzioso, elegante e deciso insieme. Animali spettacolari. I cani di Alberto convivono con una decina di gatti e con un numero imprecisato di galline, tra cui alcuni esemplari di Puddedda Sarda, come la chiamano  a Orosei, gallinella sarda (praticamente identica a una razza diffusa in Catalogna) che Alberto sta provando a salvare dalla completa estinzione.

Una giornata indimenticabile non c’è che dire!!

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Un commento

  1. sono una amante degli animali, in particolare dei cani. Ho avuto l’onore di conoscere i pregi del pastore fonnese che la maggior parte delle persone hanno paura perchè pensano che sia un cane violento e pericoloso. Niente di più falso! La mia Milù era ( purtroppo è morta) affettuosissima, fedele e giocherellona. Amava giocare con tutti in particolare con i bambini. Aveva riguardo verso gli anziani e i disabili. Il carattere era quello diffidente ma, dolcissima. Non esistono cani cattivi ma padroni irresponsabili che non capiscono che il cane è fedele, darebbe la vita per il padrone. Ho altri due cani ma il mio pensiero corre sempre per la mia Milù….

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