L'ULTIMO BALENTE: LA STORIA INFINITA DEL BANDITO "GRAZIANEDDU" MESINA


Graziano Mesina, tra i più famosi banditi sardi del dopoguerra, è stato arrestato. Secondo gli inquirenti era a capo di una organizzazione criminale che oltre a droga, furti e rapine, stava progettando  il sequestro dell’imprenditore di Oristano Luigi Russo. Per diversi mesi dal 2009 al 2010 Mesina e complici programmarono “e compirono una serie di atti preparatori tra cui almeno due sopralluoghi nell’abitazione del sequestrando”. Lo hanno svelato i carabinieri del comando provinciale di Nuoro. 

Per Mesina le manette sono scattate nella sua casa di Orgosolo, durante un’operazione dei carabinieri coordinata da militari del reparto operativo del comando provinciale di Nuoro, alla quale partecipano anche militari dell’ Arma di Milano, Cagliari, Oristano, Sassari, Reggio Calabria, ed inoltre i Cacciatori di Sardegna e i militari del decimo nucleo elicotteri di Olbia. L’ex bandito non si sarebbe mostrato affatto sorpreso e avrebbe accettato, senza difficoltà, di seguire i militari in caserma a Nuoro.

I magistrati nuoresi ritengono di aver sgominato due organizzazioni – di una di queste, la più pericolosa, era leader Graziano Mesina. Capo dell’altra è ritenuto Gigino Milia, con il quale Mesina ha una amicizia risalente nel tempo (sono stati coimputati e condannati rispettivamente per sequestro di persona e ricettazione il 23 giugno 1978 dal Tribunale di Camerino, hanno sottolineato i carabinieri). Graziano Mesina e Gigino Milia, fino al 2010, sfruttando le loro conoscenze ed il credito riconosciuto loro dagli esponenti della criminalità isolana e della penisola, hanno acquistato grosse partite di droga – eroina, cocaina, marijuana – rivendendole a gruppi minori e persone dediti allo spaccio nelle province di Cagliari, Sassari e Nuoro. In seguito, Mesina – sempre secondo gli inquirenti – ha proseguito le sue attività illecite utilizzando canali autonomi di approvvigionamento.

La lunga storia dei conti di Graziano Mesina con la giustizia, chiusa nel 2004 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che gli concesse la grazia, e riaperta con il nuovo arresto per droga, comincia nel 1956. Mesina aveva 14 anni e venne arrestato per porto abusivo di pistola e oltraggio a pubblico ufficiale. Ottenne il perdono giudiziale, ma il conflitto con la legge ha poi scandito tutte le tappe della vita di quello che é stato a lungo definito “l’ ultimo balente” e che ha trascorso in carcere circa 40 dei suoi 71 anni di vita. Ma a segnare il percorso umano che ha fatto per molti anni di ‘Grazianeddu’ un mito – pagine di racconti sui rotocalchi delle sue avventure galanti da latitante, ‘visite camuffate’ allo stadio di Cagliari per seguire ‘Rombo di tuono’ Gigi Riva – non sono solo date e avvenimenti: tanti, infatti, sono i personaggi pubblici che in qualche modo si sono occupati di lui, penultimo di dieci figli di una famiglia di pastori di Orgosolo.  E’ notoria la grande considerazione che ebbe di lui Indro Montanelli, tra i primi a battersi perché gli fosse concessa la grazia, ma sono in pochi probabilmente a ricordare che ad opporsi nel novembre del ’91 alla concessione del provvedimento fu Giovanni Falcone, all’ epoca direttore generale degli affari penali del ministero della Giustizia che disse “no” all’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Era il 14 novembre e Cossiga, in visita a Barcellona, espresse “avviso favorevole” alla concessione della grazia a Mesina, il quale si trovava in libertà vigilata condizionale dal 18 ottobre su decisione del tribunale di sorveglianza di Torino (che nel 1993 revocò tale provvedimento). “Salvo i rari casi in cui sussistano gravi ragioni per eliminare, con un successivo atto di grazia, la libertà vigilata che per legge consegue alla libertà condizionale, l’ Ufficio non usa avanzare – scrisse Falcone, nel motivare il rigetto – proposte di grazia in favore di condannati ammessi a liberazione condizionale. Tali gravi ragioni non sembrano, allo stato, sussistere per il Mesina”. Quel periodo di libertà durò però solo 22 mesi, trascorsi in gran parte tra qualche visita ai suoi familiari a Orgosolo e la campagna astigiana (viveva a San Marzanotto ospite di un amico d’ infanzia): il 4 agosto del 1993 il tribunale di sorveglianza revocò la concessione della libertà condizionale dopo il ritrovamento nel cascinale dove viveva di un kalashnikov e altre armi da guerra (Grazianeddu si è sempre detto estraneo a questo episodio). Le porte del carcere così si richiusero – e questa volta sembrava per sempre – alle spalle di Mesina, dopo la condanna a otto anni e sei mesi di reclusione che gli fu inflitta ad ottobre del ’94 dai giudici del tribunale di Asti. Il nome dell’ultimo ‘balente’ comparve anche nelle vicende seguite al rapimento del piccolo Faruk Kassam: Mesina sostenne di aver fatto da intermediario, favorendo la liberazione dell’ ostaggio, ma la circostanza è sempre negata dagli inquirenti e ha portato ad una condanna per favoreggiamento. Nell’estate del ’98 spero’, invano, di avere un breve permesso. Avrebbe voluto tornare ad Orgosolo dove il 28 luglio si svolsero i funerali della madre, Caterina Pinna, una figura emblematica del ruolo della donna in Barbagia. Sposata col pastore Pasquale Mesina e madre di dieci figli, la donna era rimasta vedova nel 1954 quando Graziano aveva 12 anni, diventando il punto di riferimento della famiglia. Dopo la cattura del figlio, a fotografi e giornalisti accorsi a Orgosolo aveva chiesto “diecimila lire a posa, mentre per le interviste dipende da giornale a giornale”. “Dovete capirmi – aveva spiegato – gli avvocati costano e non è vero che siamo diventati milionari con la latitanza di Grazianeddu, guardate le mani da muratore di mio figlio Nicola”. L’ anno dopo, il nome di Grazianeddu ricomparve nelle cronache dei giornali, anche se soltanto indirettamente e proprio legato a un caso di grazia. Il 2 novembre del ’99 (la notizia si apprese pero’ solo il 6 dicembre), il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concesse la grazia all’ avv. Bruno Bagedda, difensore “storico” di Mesina. Il penalista, 78 anni, originario di Bitti (Nuoro), in passato parlamentare e esponente di primo piano del Msi, era stato condannato a 14 anni di reclusione per concorso nel sequestro-omicidio del giornalista Leone Concato, rapito nella sua villa di Cala di Volpe, in Costa Smeralda, nel maggio del 1977 e mai liberato nonostante il pagamento di un riscatto di 400 milioni di lire.  Uscito nel 2004 dal carcere di Voghera dopo la concessione della grazia “acciaccato – disse – solo per un raffreddorone”, Mesina tornò qualche tempo dopo nella “sua” Orgosolo e fece anche una visita informale al Consiglio regionale di Sardegna. Infine, disegnò il suo futuro da uomo libero: guida turistica nella Barbagia, nell’Ogliastra e nel Supramonte, nascondigli inespugnabili durante la latitanza e dopo le sue rocambolesche fughe, mantenendo sempre un carisma criminale inarrivabile, come provato dalla scuse di due ladruncoli che nello scorso marzo rubarono una Porsche e si scusarono con Mesina quando seppero che ne era il proprietario.

 

 

 

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Maria Olianas

    Sono indignata con chi fino ad ora lo ha messo sul piedistallo, con chi ha concesso una grazia non meritata, per averlo fatto diventare un divo "della delinquenza" senza parlare delle notti che da ragazzina passavo agrappata a mia madre per la paura che mesina arrivasse a nascondersi anche al mio paese ero una bambina intimorita da cio’ che si leggeva sui giornali sul conto di questo bandito che spargeva terrore nell’isola.
    Quanta gente ha fatto piangere , a quanti ha fatto credere di essere cambiato, di essere pentito.. gli uomini come Mesina non cambiano non possono cambiare il loro DNA non lo permette.
    "I magistrati nuoresi ritengono di aver sgominato due organizzazioni – di una di queste, la più pericolosa, era leader Graziano Mesina"
    Vi rendete conto di chi hanno invitato al festival internazionale E’ storia di Gorizia chi sa se mentre stava sul palco non stava guardando intorno in cerca di rapirne qualcuno.
    Io devo rassegnarmi e smettere di arrabbiarmi per quei miserabili che infangano l’onore della nostra terra e soprattuto rivolgo un appello a chi ha speso buone parole sui giornali e sui libri per questo individuo… VI prego bruciate queste pagine che di lui non rimanga traccia e soprattuto che buttino via la chiave del suo nuovo albergo.
    Chiedo scusa se verso i delinquenti non ho pieta’ e comprensione non ci riesco .. non ce la faccio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *