FRATE SILENZIO: LA BEATIFICAZIONE DIECI ANNI FA' DI FRA' NICOLA DA GESTURI


di Saverio Gaeta

Fra’ Nicola da Gesturi, cappuccino, è stato beatificato nel 2003 in seguito al riconoscimento della sua intercessione nei confronti di Valeria Atzori, nata il 21 gennaio 1986, dopo sole 23 settimane di gestazione, e sopravvissuta senza danni neurologici o psichici. A 23 settimane di gravidanza un feto ha le dimensioni di una bambola Barbie e pesa meno di un pallone da pallacanestro. Se viene espulso dall’utero materno non sopravvive, secondo quanto afferma l’Organizzazione mondiale della sanità che – pur avendo modificato il precedente limite di 28 settimane – dal 1985 ne ritiene necessarie 24 per sperare in un’evoluzione favorevole. Quando il 21 gennaio 1986 Maria Giovanna Caschili partorì una bimba del peso di 550 grammi e di 30 centimetri di lunghezza, sulla cartella clinica l’evento fu diagnosticato come un «aborto inevitabile alla fine del quinto mese». Da cinque giorni la donna era ricoverata nella Clinica ostetrica e ginecologica dell’Università di Cagliari, per delle perdite di sangue che avevano messo in allarme lei e il marito Pietro Atzori, rispettivamente di 31 e 35 anni, sposati da una decina d’anni e residenti in un piccolo paese della Sardegna. Non essendo riuscita ad avere figli, nel luglio dell’85 Maria Giovanna si era affidata al professor Salvatore Mancuso, direttore della Clinica universitaria cagliaritana, il quale dopo una laparoscopia esplorativa le aveva prescritto un farmaco per indurre l’ovulazione e prolungare il tempo in cui l’uovo può essere fecondato. Subito dopo il primo ciclo di terapia la signora era rimasta incinta. La gioia dei coniugi era grandissima e la gestazione sembrava essersi avviata bene. Perciò si manifestò come un fulmine a ciel sereno l’emorragia che costrinse Maria Giovanna a un ricovero d’urgenza, alle ore 21 del 16 gennaio 1986. Sin dai primi momenti i medici si erano resi conto della gravità della situazione: la minaccia d’aborto era concreta e i tentativi per scongiurarla, mediante appositi farmaci, non ebbero successo. Alla data del 21 gennaio sulla cartella clinica fu annotato: «Ore 18,30: si assiste all’espulsione di un feto di sesso femminile vivo del peso di grammi 550; secondamento spontaneo dopo 5 minuti a canale cervicale abbondantemente pervio».

Un caso clinico difficilissimo. La piccola, che su richiesta dei genitori era stata battezzata con il nome di Valeria, fu subito trasferita nell’Istituto di puericultura e patologia neonatale. Ai responsabili del reparto si presentò un caso clinico difficilissimo, con notevoli problematiche mediche e impegnative questioni etico-morali. Dopo un consulto delle assistenti ospedaliere Daniela Rosatelli e Melania Puddu con il direttore, si decise di attuare solo un’assistenza ordinaria in incubatrice, mantenendo la piccola a una temperatura adeguata e somministrandole l’ossigeno necessario a compensare l’immaturità polmonare. Il professor Franco Chiappe aveva infatti già visto, in più di trent’anni di professione, altri bambini nati prima delle 24 settimane di gravidanza: «Tutti mostravano per pochi minuti o qualche ora alcuni segni vitali (respiro e battito cardiaco più o meno irregolari), ma inesorabilmente morivano per cedimento polmonare o cardiocircolatorio». La mattina seguente, entrando in reparto alle 8,30, il professore si aspettava di trovare ormai morta la bimba. Invece fu costretto a riconsiderare l’intera vicenda perché «complessivamente la piccola Atzori mostrava una certa potenzialità vitale» e «in tale situazione non appariva più eticamente accettabile la mancata applicazione di tutte le potenzialità concesse dalla moderna terapia intensiva neonatale per permettere la possibilità, seppur infinitesimale, della sopravvivenza». Alle 10 la cartella clinica segnala la prima somministrazione di caffeina (che proseguirà sino al 12 aprile), di farmaci quali Mucosolvan e Spectrum, con un tentativo di intubazione per via orale della trachea. Dopo tre giorni, ha precisato la Rosatelli, «la ventilazione artificiale fu però sospesa, in quanto la piccola paziente non ne aveva tratto alcun beneficio, e si ebbe il sospetto, abbastanza fondato, che in realtà non avesse mai praticato tale ventilazione, in quanto il sondino, presentando tracce di ristagno gastrico e biliare, doveva essere stato erroneamente posizionato in esofago anziché in trachea». Per l’estrema difficoltà di eseguire tale procedura non vennero compiuti altri tentativi, e anche l’alimentazione fu attuata per tutta la prima settimana di vita solo attraverso la vena ombelicale. In quei giorni, il calo fisiologico e la disidratazione portarono Valeria a pesare 410 grammi.

La mamma era intanto stata dimessa il 25 gennaio e con il marito aveva cominciato a pregare con intensità fra’ Nicola da Gesturi, un cappuccino conosciuto in tutta la Sardegna e morto nel 1958 in concetto di santità. I genitori erano da sempre suoi devoti, tanto che Maria Giovanna aveva ricevuto la prima comunione nella chiesa dove attualmente è sepolto il frate, annessa al convento cagliaritano di Sant’Antonio, e più volte durante la gravidanza vi era entrata per invocarne la protezione. Pietro, la sera stessa del parto, si era recato alla chiesa per pregare sulla sua tomba, ma per l’ora tarda l’aveva trovata chiusa. Dall’esterno si era rivolto a fra’ Nicola, chiedendogli di intercedere presso Dio per la piccola. Il giorno dopo era tornato e aveva ricevuto da un cappuccino le immaginette del frate e della Madonna delle Grazie, che fece poi collocare sotto il materassino della figlioletta: quella sera, raccontò in seguito, «mi avvicinai all’incubatrice, guardavo Valeria così piccola e rosa e le dissi: “Coraggio, non lasciarci, ti aspettiamo a casa”; e poi, rivolto a fra’ Nicola, gli dissi: “Dalle la forza e la vita, proteggila da tutto, perché è tanto indifesa”».

La storia del “frate cercato”. Nato nel 1882 nel paesino di Gesturi, meno di duemila abitanti in gran parte pastori e contadini, Giovanni Medda entrò trentenne nell’Ordine cappuccino, assumendo il nome religioso di Nicola. Dopo una dozzina d’anni trascorsi fra Sassari e Oristano, fu trasferito nel 1924 a Cagliari con l’incarico di “questuante di città”. Svolgendo tale ministero, fra’ Nicola divenne amico di molte persone che gli confidavano le loro difficoltà e venivano consolate con una parola, un gesto, la promessa di una preghiera, tanto da far dire argutamente che “da frate cercatore era divenuto il frate cercato”. Le virtù eroiche gli furono riconosciute nel 1996 e la sua beatificazione, proprio in seguito al riconoscimento dell’intercessione nel caso di Valeria Atzori, è stata celebrata nel 2003. La prodigiosità dell’evento, infatti, non consiste solo nella sopravvivenza della bambina, ma anche nell’assenza di deficit neurologici e psichici, comuni in tutti i prematuri di bassissima età gestazionale e con gravi problemi durante la permanenza ospedaliera: la pelle si ulcerava per il semplice contatto con il lenzuolino; nel decimo giorno di vita aveva avuto una setticemia che richiese un intensivo trattamento antibiotico; a 19 giorni i polmoni apparivano danneggiati da enfisema interstiziale diffuso e poi da displasia broncopolmonare; una grave osteoporosi le causò la frattura spontanea del polso sinistro; nei primi due mesi si verificarono oltre un centinaio di arresti respiratori, dei quali una dozzina di durata superiore ai due minuti, talvolta complicati dal blocco cardiaco. Dopo 60 giorni in rianimazione e altri 64 nell’incubatrice per la terapia intensiva, il 25 maggio 1986 Valeria fu dimessa dall’ospedale con il seguente referto: «Maturazione-guarigione. Eeg normale per età. Tac normale». Il peso era giunto a 2.100 grammi. Il professor Chiappe aveva attestato le «buone condizioni generali, senza handicap visivi o neuromotori evidenti», sottolineando nella relazione di sintesi che «la moderna terapia intensiva neonatale ha dei limiti biologici ed è impotente, per prematuri nati in epoca così precoce della gravidanza, se non sono presenti altri fattori». Il primo gesto dei coniugi Atzori fu di portarla in chiesa. Ha ricordato il papà: «Malgrado l’ora scomoda, erano circa le 13, un cappuccino ci fece entrare e io misi Valeria sopra la tomba di fra’ Nicola per grazia ricevuta e gli dissi di proteggerla come aveva fatto sino ad allora».

Il positivo sviluppo neurologico e comportamentale è stato verificato dal professor Chiappe mediante tre esami secondo la scala del Denver developmental screening test (eseguiti a 12, 18 e 24 mesi): «La bambina è perfettamente normale, sia per quanto riguarda la motilità grossolana (camminare, reggersi in piedi), sia per quanto riguarda la motilità fine (precisione dei movimenti, prendere un oggetto in mano), sia nel linguaggio e nella socializzazione». Nel 1989 le approfondite visite compiute, su incarico del tribunale diocesano di Cagliari, dalle dottoresse Melania Puddu e Giuliana Palmas hanno confermato che le condizioni di Valeria «sono ottime sotto tutti i punti di vista». Solo lo sviluppo fisico si pone ai limiti inferiori della norma, «fatto perfettamente compatibile con il basso peso di partenza e la piccola taglia materna». Un ulteriore attestato della dottoressa Palmas, in data 22 aprile 1996, ha documentato che la bambina, a dieci anni d’età, «presenta buone condizioni generali di salute» e «non sono presenti elementi clinici indicativi di patologia particolare».

Le definizioni conclusive sull’evento sono state formulate dalla Consulta medica della Congregazione delle cause dei santi nella seduta del 22 gennaio 1998: «Diagnosi: Neonata fortemente immatura, di sole 23 settimane di gravidanza, di peso corporeo estremamente basso, con atelettasia ed enfisema interstiziale; insufficienza respiratoria cronica con molteplici arresti respiratori, 12 dei quali prolungati e accompagnati da arresto cardiaco; grave osteoporosi con frattura spontanea del polso sinistro e grave sepsi streptococcica intercorrente. Prognosi: Infausta. Terapia: Idonea ma incompleta per le condizioni obiettive della neonata. Modalità di guarigione: Completa, duratura e senza reliquati; guarigione ed evoluzione clinica del caso scientificamente inspiegabile nel suo complesso».

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2 commenti

  1. Giuseppe Podda (Fluminimaggiore)

    che Dio lo benedica

  2. Ilaria Muggianu Scano

    Grazie Max…un piccolo refuso che non sminuisce ma ingrandisce la figura del nostro immenso Fra Nicola…la Beatificazione arrivò sempre con Papa Giovanni Paolo II ma nel ’99. Un abbraccio 🙂

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