COME UN VENTO IMPETUOSO… FRANCESCO, IL NOME DEL NUOVO PAPA, PASTORE DELLA CHIESA

Papa Francesco


di Vitale Scanu

Come un vento impetuoso si abbatté su di loro… e nelle varie lingue parlavano delle meraviglie di Dio (Atti, 2, 1-13). Era il giorno di Pentecoste, più di duemila anni fa. Di questi giorni sembra a tutti di rileggere ancora pagine antiche, anzi le prime, della storia della Chiesa. In tutte le lingue, italiano, spagnolo, francese, inglese, arabo… si sentono descrivere cose meravigliose, come nei primi tempi cristiani, come prima del primo Concilio ecumenico di Nicea del 325. “La chiesa di Roma che presiede col suo vescovo alla carità” – citazione di papa Francesco – sono parole di sant’Ignazio di Antiochia, nella sua lettera ai romani all’inizio del II secolo. Un clima ancora anteriore ai bizantinismi, che non hanno mai finito di incrostare la Chiesa di sovrastrutture, quando non di brutture, snaturandone l’immagine e l’attività nel mondo. “Camminiamo alla luce del Signore, con l’irreprensibilità chiesta ad Abramo”. “Viandante, non c’è cammino; la via si fa col camminare”, ci ricorda Antonio Machado. Edifichiamo insieme la Chiesa volendoci bene gli uni gli altri, “perché siamo le pietre vive nello Spirito Santo”; “Lui solo è autore al medesimo tempo della pluralità e dell’unità. Solo lo Spirito può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l’unità”. “Confessiamo Gesù Cristo e la sua croce”, perché senza di lui non si va da nessuna parte e la Chiesa, senza Gesù il crocifisso, diventa semplicemente “una pietosa società umana”. Quelle scarpe logore che conoscono i tratturi dei barrios di Buenos Aires, la croce pettorale di ferro, il rifiuto degli ori, del lusso, delle auto di prestigio, delle porpore e degli ermellini con professione di povertà, il camminare come gli altri cristiani, il valore del silenzio e della preghiera, l’operare con le proprie mani senza il codazzo della servitù, il prediligere il nome di Vescovo di Roma a quello di Papa, l’umiltà della chiamata alla collaborazione corresponsabile col vescovo nella Chiesa, l’apertura verso gli altri (col valore straordinario dell’invito personale, tra i primi atti del suo pontificato, al rabbino Capo di Roma, Riccardo di Segni, per invitarlo a partecipare alla messa di inaugurazione del suo Pontificato), il festeggiare con i “fratelli” nella semplice gioia conviviale… Il prediligere l’appellativo di Vescovo di Roma (uso dei tempi paleocristiani) a quello di Papa, lascia anche presagire una disponibilità enorme verso le Chiese dell’Oriente, che da sempre si sono inceppate su questo argomento.

Il nome Francesco è tutto un programma, è la personificazione delle sue intenzioni di pastore della Chiesa. Sono i nuovi “fioretti di Francesco”, che rendono obsoleti tutti i modi, le cifre e gli usi secolari che si sono stratificati, incrostando una brutta sclerosi nella vita della Chiesa, falsandone l’identità originale, facendo schermo impenetrabile nella intercomunicazione col mondo. “La falsità potrebbe essere avanti di mille miglia – dice un proverbio africano – ma la verità la raggiunge in un minuto”. Ecco, questo è avvenuto, in un momento, col nuovo papa Francesco, che ha eliminato tutte le false e inutili bardature della Chiesa nel vestire, nel pensare, nel relazionarsi con il suo gregge. Non solo. Ha creato un precedente da cui non si torna indietro; vorrò vedere un prossimo papa che agirà diversamente… Altro che rivoluzione copernicana! “Non sentite la nuova energia nella Chiesa? Da vivere gli uni con gli altri? Faremo esperienza di una nuova Pentecoste, come nel primo cristianesimo”, dice il cardinale Roger Mahony, arcivescovo di Los Angeles.

Sono i nuovi fioretti di Francesco che hanno meravigliato e predisposto all’ascolto del Vangelo il mondo intero. E’ il nome di Francesco, specchio sublime del Cristo, nome da tutti accetto e amato, che apre la strada nel mondo al nuovo cammino della Chiesa.  In ogni angolo del mondo, come tutti hanno potuto vedere, è arrivato un nuovo vento di Pentecoste. A tutti coloro che, ragionando del Cristianesimo come di un fenomeno storico ormai allo stadio finale, senza futuro, la Chiesa risponde con questo nuovo vento di buona Novella, che corre nel mondo con promesse di primavera.

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