LA SETA AD ORGOSOLO E IN FRIULI: INIZIATIVA DELLE DONNE IN EMIGRAZIONE AL CIRCOLO "MONTANARU" DI UDINE

un momento del convegno al circolo "Montanaru" di Udine


di Maria Adelasia Divona

Sabato 23 febbraio Maria Marceddu, responsabile del Coordinamento donne della Circoscrizione Nord-Est ha inaugurato presso il Circolo di Udine il primo incontro di una serie dedicata al confronto tra l’imprenditoria femminile sarda e quella di altre regioni italiane. La serata, dal titolo “L’allevamento del baco da seta e la tessitura della seta ad Orgosolo e nel Friuli Collinare” ha registrato la presenza del prof. Gianfranco Scialino, critico letterario esperto sul tema della gelsicultura e della bachicultura nella letteratura friulana, di Carmen Matus, responsabile didattica del museo della civiltà contadina di Cjase Cocel a Fagagna (UD), e Maria Corda, imprenditrice di Orgosolo che ha portato un’ampia testimonianza del suo lavoro di allevamento di bachi e produzione della seta.

Il prof. Scialino, sebbene esperto di letteratura friulana, non ha fatto mancare i riferimenti all’allevamento dei bachi da seta nella letteratura sarda: ha citato la storia e l’esperienza dell’imprenditrice settecentesca di Muravera Francesca Sanna Sulis (di cui ripetutamente si è scritto su TIP), ed ha declamato in sardo anche il poema sulla seta scritto dall’abate Antonio Porqueddu alla fine del Settecento. Nei suoi versi l’abate sottolinea il ruolo delle donne nella cura del baco, che deve essere allevato in seno affinchè sia mantenuto alla giusta temperatura, e che deve essere mantenuto pulito più degli specchi perché apporta benessere alla casa e alla famiglia. Non molto diverse appaiono le citazioni dalla letteratura friulana Caterina Percoto, scrittrice friulana dell’Ottocento, era lei stessa allevatrice di bachi da seta, e nei suoi scritti vi fa numerosi rimandi; così come alla coltura dei gelsi, alberi utili e attraenti, che hanno rivestito un ruolo di grande rilievo nell’economia agricola dell’Ottocento e del primo Novecento e che ancora caratterizzano il territorio del medio Friuli e del Friuli collinare. La coltura del gelso in Friuli è strettamente legata all’allevamento del baco da seta, alimentato dalle sue foglie, la genesi del quale Percoto fa risalire nel suoi scritto “I viârs di San Jof” alla leggenda dei vermi che infestavano le piaghe di San Giobbe in punto di morte. I “Cavalîrs”, abbandonato il corpo morente del paziente uomo, si rifugiarono proprio su un albero di gelso.

La gelsicultura, come ha riferito Carmen Metus, ha caratterizzato l’economia rurale del Friuli dal Settecento fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, dal momento che l’allevamento dei bachi ha rappresentato una importante fonte di integrazione del reddito delle famiglie contadine. I “Cavalîrs” venivano acquistati ad once: ogni oncia conteneva circa 60.000 seme-baco che venivano portati a casa tra il 23 e il 25 aprile, ovvero tra le feste di San Giorgio e San Marco, quando la stagione cominciava ad essere più calda e meno umida. Recita infatti il proverbio che “Se al plûf il dì di San Zorz il cavalîr al va ta cort”, cioè se piove per San Giorgio il baco va buttato. In Friuli tutta la famiglia era impegnata nell’allevamento, nella cura e nella lavorazione del baco e, nel periodo dell’allevamento, la priorità era data a questi piuttosto che alle esigenze della famiglia.

Ad Orgosolo, racconta Maria Corda, le cose vanno un po’ diversamente: l’allevamento del baco è una prerogativa esclusivamente femminile, tramandata di generazione in generazione, finalizzato alla tessitura di su lionzu, il copricapo dell’abito orgolese di 30 centimetri di larghezza per un metro e mezzo di lunghezza, realizzato in questa seta grezza e rigida, costituita da un filo giallino che a volte viene colorato con lo zafferano. Maria è l’unica depositaria di quest’arte, che porta avanti con passione in forma artigianale e con l’allestimento di un museo dedicato, e che le ha consentito di ricevere il premio Donna Sarda dei Lioness Club della Sardegna nel 2009. Maria, che ha portato con sé i suoi bachi nei bozzoli, i suoi attrezzi e le sue opere (tra cui ciondoli e anelli realizzati con lo stesso filo di seta) racconta la storia della bachicoltura ad Orgosolo. I primi bachi furono portati in paese dai gesuiti nel Settecento, ed è da questo momento che si data la tradizione dell’allevamento di una specie autoctona, il baco orgolese, appunto, così come della coltivazione di un particolare tipo di gelso selvatico, la muriessa, che non produce le more. L’allevamento dei bachi e la lavorazione della seta sono gli stessi dell’inizio, così come uguali sono le tradizione ad essi legate. Ancora oggi, ad esempio, Maria nel giorno di San Marco porta i suoi semi-baco in processione: ma mentre sua nonna li portava tenendoli nel seno, lei li porta con sé in borsetta.

Maria cura tutto il ciclo vitale dell’allevamento: quando, dopo circa quaranta giorni, il baco si costruisce il bozzolo lei sceglie i maschi e le femmine che costituiranno le coppie da tenere per la riproduzione. Dei restanti 5.000 bozzoli interrompe il ciclo vitale in una maniera molto pratica ed innovativa rispetto a chi l’ha preceduta: li congela in un freezer per poi metterli al sole ad asciugare. Maria Corda porta avanti con tenacia questa tradizione di cui è rimasta l’unica depositaria, e sottolinea con rammarico come le istituzioni regionali preposte non si curino di mantenere viva la memoria di elementi ormai così rari della nostra storia e della nostra cultura. Per questo è grata ai Circoli e ai Sardi di fuori che, con interesse e curiosità, la invitano a parlare del suo lavoro.

Per chi fosse curioso, l’ISRE ha prodotto nel 1988 un documentario etnografico della durata di 15 minuti, che illustra la bellissima tradizione della seta ad Orgosolo. Il video è disponibile a questo indirizzo: http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4460&id=498

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Un commento

  1. Ho portato qui il link di questo bellissimo articolo.
    Grazie ed un saluto alle donne sarde del Friuli 🙂
    ciao
    .marta
    https://tramedipensieri.wordpress.com/2017/03/02/maria-corda-i-fili-la-trama-la-storia/

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