CONCERTO "LE VOCI DEI MIGRANTI ITALIANI" A PAGNACCO ORGANIZZATO IN COLLABORAZIONE DEL CIRCOLO "MONTANARU" DI UDINE

da sinistra: Marco Cadario, Maria Adelasia Divona, Susanna Carboni e Domenico Balzani


di Maria Adelasia Divona

Sabato 19 gennaio ho avuto il piacere, oltre che l’onore, di introdurre il concerto “Le voci dei migranti italiani” organizzato dal Comune e dalla Proloco di Pagnacco (UD) con la collaborazione del circolo dei sardi “Montanaru” di Udine. È in occasioni come queste che sono orgogliosa di essere arrivata in Friuli, terra di grandi migrazioni come la Sardegna, perché ogni volta ho la possibilità di vedere il rispetto e la vicinanza che ci dimostrano la gente e gli amministratori delle comunità che ci ospitano.

Credo che sia in contesti come questo che i circoli dei sardi svolgono nella maniera migliore il loro ruolo di ambasciate di Sardegna: gli emigrati dentro ai Circoli, nella maggior parte dei casi, sono un motore creativo di ricchezza, che non si limita alla vendita di prodotti sardi e turistici, ma anche alla promozione della cultura prodotta dai nostri scrittori, musicisti, cantanti e artisti di teatro, esibendo un modo di fare fatto di serietà e impegno. Per questa ragione ieri il mio grazie è andato all’affermato baritono Domenico Balzani e alla giovane soprano Susanna Carboni, che hanno esemplificato il capitale culturale che la nostra Isola ha lasciato andare. A loro ho dedicato l’ultima strofa della poesia “La mia gente” della poeta gallurese Emy Pigureddu, vincitrice di numerosi premi con le sue sillogi sui migranti:

Bella…la mia gente tutta,                             

fatta di artisti che portano cultura

di un vivere saggio e antico,                                          

imperterrito stendardo

scolpito dai millenni sul granito,                               

da portare oltre il mare

dove arrivano soffusi                                                               

i toni tormentosi

di un amore grande                                                 

della gente mia che lotta la vita

ogni giorno, che dio la benedica!

Prima di lasciare il palco a Domenico, Susanna e Marco Cadario, l’eccezionale pianista che li ha accompagnati al pianoforte, il presidente del circolo Domenico Mannoni ha consegnato a Balzani una targa di ringraziamento per la disponibilità e la collaborazione mostrata in occasione della posa del monumento alla Brigata Sassari, durante la quale il Maestro ha eseguito l’inno Dimonios con la sua possente voce.

In una scenografia riempita da un maxi schermo in cui passavano in continuazione immagini e filmati dell’emigrazione di fine ottocento e di oggi, il programma scelto per l’esibizione ha voluto valorizzare il ruolo dei migranti italiani nella costruzione dell’immaginario del nostro paese esportato all’estero: arguzia, capacità, onestà lavorativa che sono stati incarnati sul fronte maschile da Figaro nel Barbiere di Siviglia (che il Maestro ha eseguito ben più di 200 volte nei teatri di tutto il mondo) senza dimenticare Rosina, personaggio femminile portato in scena da Susanna Carboni. Esecuzione magistrale del Maestro Cadario al piano nell’aria di Liszt dal Miserere del Trovatore di Verdi, ma soprattutto nella fantasia di Thalberg dal coro di “Dal tuo stellato soglio” dal Mosè di Rossini.

La musica è quanto i migranti di fine Ottocento hanno portato con sé nelle loro terre d’adozione. Non solo bel canto e arie divertenti, ma anche la tristezza dell’abbandono delle canzoni napoletane e delle romanze di Tosti: “partire è un po’ come morire” recita infatti l’introduzione di “Chançon de l’adieu” eseguita da Balzani perché, per quanto si possa stare bene fuori, un pezzo di cuore resta sempre dall’altra parte, così come il pensiero per chi resta che emerge da “Amour amour” cantata da Carboni. Questa seconda parte del programma ha visto la presa di posizione del Maestro rispetto alle scelte di politica culturale che sono state adottate nel nostro paese, che vede sempre più i giovani ancora con la valigia in mano come più di cento anni fa. Con “Canzone proibita” il maestro ha ricordato la figura di un migrante a lui particolarmente caro, il nonno Sebastiano Sotgia emigrato in Belgio per lavorare in miniera e che da lontano scriveva alla moglie concludendo le sue lettere con “vorrei baciare i tuoi capelli neri” dalla stessa melodia. E infine, cosa c’è di più dolce e nostalgico di “Non ti scordar di me” eseguita da Susanna Carboni, che in conclusione ha reso omaggio ai popoli africani costretti a lavorare nei campi di cotone americani con “Somebody loves me” di Gershwin.

Dunque, serata di emozioni dedicata a noi, che il distacco, la lontananza e la nostalgia sappiamo bene cosa siano, condita dalle battute e dalla simpatia del maestro Balzani che, oltra ad aver messo a disposizione la sua voce e la sua arte per l’esibizione, ha trasformato il concerto in un momento di educazione civica e culturale a favore delle sue due comunità: quella dei Sardi emigrati in Friuli e quella del Comune di Pagnacco in cui risiede.

 

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Un commento

  1. Molto onorata ed orgogliosa di aver rappresentato con i miei versi, tutto l’amore ed il coraggio che ci vuole per vivere lontani dalla Sardegna. Ancora mille ringraziamenti a tutti, un pensiero particolare ad Adelasia. Emy

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