LE PIETRE SUONANO PER UN UOMO NORMALE: IL DONO CHE UN RICCO EMIGRATO SCOMPARSO HA DONATO A CARGEGHE, IL PAESE D'ORIGINE

 

l'abitato di Cargeghe


 
di Pietro Simbula – Nuova Sardegna

Il giorno dopo l’inaugurazione, nella piazza solitaria davanti alla chiesa parrocchiale, le “pietre” candide del maestro Sciola si offrono al riverbero del sole, nel silenzio ordinario dopo la solennità della festa, quasi fossero lì da sempre. Da una parte uno spartito primordiale scandito da note misteriose; di fronte uno strumento musicale le cui corde, appena sfiorate, producono dei suoni ammalianti e sorprendenti. “In principio fu il suono”, spiega il maestro parafrasando una affermazione biblica, “non la luce”. «La voce delle pietre è la voce della creazione…le pietre sono l’archeologia del mondo, esistono da molto prima che l’uomo arrivasse, sono nate col mondo e ne hanno udito i vagiti…il loro è il suono dell’armonia del cosmo». Una rivoluzione copernicana, che smonta antiche credenze (secondo le quali l’essere trasformati in pietra rappresentava la più grande maledizione) e detti secolari che ancora persistono (mudu che-i sa pedra). La scoperta di Pinuccio (così vuole essere chiamato) ha incantato il mondo: le sue “pietre sonore” si diffondono giorno per giorno, dai luoghi più sperduti ai musei delle grandi città. Che effetto ti ha fatto lasciare a Cargeghe, un paese così piccolo, una delle tue “pietre?” “Quello emozionante di sempre”, è la risposta immediata. “Non molto tempo fa ho fatto la stessa cosa a Nureci e in altri paesi ancora più piccoli della Sardegna, ma sono stato da poco anche ad Hannover in Germania; prossimamente devo recarmi a Bari”. La tua non è solo arte; c’è dentro una concezione del mondo e della vita, una rivoluzione della conoscenza, soprattutto la scoperta del potere sonoro della pietra. «L’arte è appunto un tramite – risponde – che serve per accomunare gli uomini nella ricerca delle proprie origini». Davanti ad un pubblico attento, quasi in religioso silenzio, il maestro sfiora le sue pietre, che emettono dei suoni melodiosi, carichi di un’armonia indescrivibile; suoni che lasciano incantati e suscitano un mare di interrogativi.  Poi il pensiero corre alla memoria dell’amico cargeghese Valentino Tanca, colui che, dopo una vita da emigrato ricca e fortunata, è voluto tornare per essere sepolto nella sua terra, lasciando in dono ai propri concittadini il monumento che Sciola ha realizzato. Racconta di averlo conosciuto a Madrid, in occasione di una sua mostra, che lo aveva molto incuriosito soprattutto per la sonorità delle pietre che erano esposte. «Siamo qui – ha sottolineato – non per celebrare un eroe o un martire; ma per ricordare un uomo normale, che ha conservato sino alla fine il suo rapporto emotivo con la propria terra, alla quale ha voluto lasciare come dono un segno di grande valore e bellezza, che parla di vita e, per una volta, non di sangue e di morte». Nel nome di Valentino Tanca Pinuccio Sciola lascia ai cargeghesi, insieme alla pregevole opera, curata per il contesto architettonico e paesaggistico da David Foddanu, un messaggio che invita a conservare e trasmettere l’amore per le proprie radici. Intanto arrivano i primi visitatori, curiosi di vedere con i propri occhi il gruppo scultoreo di uno dei maestri riconosciuto come fra i più importanti artisti contemporanei.  E i cargeghesi, come afferma il sindaco Salvatore Oggiano, cominciano a prendere coscienza del valore simbolico, artistico e culturale di un’opera così straordinariamente importante.

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