LE PAGINE SCRITTE DOMANI: IL CARDINAL MARTINI, UN PERSONAGGIO NELLA STORIA DELLA CHIESA

il Cardinal Martini


di Vitale Scanu

La scomparsa del cardinal Martini ha evidenziato una coscienza collettiva di aver perso un grande, pari ai grandi che la Chiesa di S. Ambrogio ha avuto nella sua storia. E questo per molte ragioni. Una delle principali è la temperie di problemi sconosciuti e impensabili in cui egli ha dovuto tenere il timone della sua chiesa durante i venti anni di arcivescovo di Milano. Una caldera dalla quale andavano emergendo di volta in volta tanti interrogativi e dubbi dell’uomo odierno, che addirittura coinvolgono la Chiesa intera.

La risposta della sua vita è da profeti. I profeti, si sa, sono sempre avanti agli altri e non sempre sono riconosciuti immediatamente da tutti. Il card. Martini ha avuto la potenza dei profeti: ha saputo viaggiare in paesaggi umani inesplorati per aprire nuove vie, mostrando con mano sicura come si può bonificare efficacemente l’uomo nella visione cristiana. Il materiale umano riportato da quelle esplorazioni continuerà, per lungo tempo ancora, ad essere oggetto di riflessione per la Chiesa intera. Perché anche la Chiesa impiega tempo per riflettere e approfondire la Verità. Nella sua ultima famosa intervista alla BBC, Martini ebbe a dire che “The Church is 200 years behind”, ma in realtà non è la Chiesa indietro, è lui in avanti di 200 anni. Le sue sono davvero pagine scritte domani, da profeta.

La sua intensa vita pastorale, ma specialmente la sua scomparsa, hanno innescato una batracomiomachía sterile e rissosa tra chi lo voleva fare bandiera di questo o simbolo di quello. Ma, su tutti, vale l’imprimatur testificato dal Papa, che di certe cose se ne intende: è stato un “instancabile servitore del Vangelo e della Chiesa”.

S’e fatto un gran parlare, ad esempio, del suo rifiuto di un accanimento terapeutico, che sarebbe in contrasto con l’insegnamento della Chiesa. Ma è proprio così? Bisogna chiarire i termini prima di discutere, come ci insegnavano i nostri prof ai bei tempi. Per accanimento terapeutico s’intende la somministrazione di cure mediche di documentata inefficacia per la salute del paziente, alla quale si aggiunge un rischio elevato e ulteriore sofferenza. Il risultato è solo un penoso prolungamento della vita vegetativa del malato terminale. La somministrazione di nutrimento e di acqua non rientra nell’accanimento terapeutico. La Chiesa, nonostante la sua riconosciuta difesa assoluta della vita e del valore della persona umana, mai ha asseverato un dovere morale di accanimento terapeutico, ma unicamente quello del semplice sostegno del malato con l’essenzialità dei mezzi naturali. Come papa Giovanni Paolo II, una delle cui ultime parole furono: “Lasciatemi tornare alla casa del Padre”, così pensava anche il card. Martini (con altri uomini illustri della Chiesa) rifiutando un accanimento terapeutico.

L’altissimo livello di gradimento che ha circondato in vita e in morte la persona del card. Martini – in questo nostro tempo di fortissima domanda, ma non di altrettanta offerta, di guide sicure – è indice di grande apprezzamento e condivisione della sua forma moderna di porgere il messaggio del Vangelo all’uomo d’oggi: non calando automaticamente sull’esistenza umana forme e regole di comportamento già codificate, ma partendo dalla condizione esistenziale per trovare la risposta evangelica adeguata; un evangelizzare, sempre perfettibile, che egli fondava sulla sua eccezionale conoscenza delle Sacre Scritture, delle scienze umane, sull’aderenza all’esempio di Gesù, e che osava chiamare “relativismo cristiano”. Parlava la stessa lingua dell’uomo d’oggi, per questo lo capivano. “Cattedra dei non credenti”, l’originale iniziativa di dialogo con i non credenti (ispirata dall’allora card. Ratzinger), iniziata nel 1987 dal card. Martini nella sua diocesi di Milano, ne dà viva testimonianza. L’impressione collettiva è che “il profeta” Martini sia stato un maestro di una qualità misteriosa: la capacità di “parlare col cuore” all’uomo.

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