"NINO MI CHIAMO", LA FANTABIOGRAFIA DEL PICCOLO ANTONIO GRAMSCI. E' L'OPERA DEL PRONIPOTE LUCA PAULESU

I

l libro è stato già presentato a Bologna e Firenze. Nella foto da sinistra Luca Paulesu e Fulvio Paloscia di Repubblica.


di Bruno Culeddu

Sono sardo, sono gobbo, sono pure comunista, dopo una lunga agonia in carcere, spirerò, Nino mi chiamo, è questo l’incipit del nuovo lavoro di Luca Paulesu Nino mi chiamo. Fantabiografia del piccolo Antonio Gramsci, edito da Feltrinelli e in libreria dal 6 giugno scorso.  Luca Paulesu, pronipote di Antonio Gramsci in quanto nipote diretto di Teresa Gramsci Paulesu, noto ai lettori d Tottus in Pari per la cura della mostra concorso Fratelli d’Italia. Centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia celebrata per immagini, organizzata dalla Fasi nel 2011 ha mosso i primi “passi letterari” proprio all’interno del mondo dell’associazionismo dell’emigrazione sarda. Il suo primo libro “Sotto il nuraghe conteneva una selezione delle strisce satiriche pubblicate nella rivista Isolas dell’Acsit, che al tempo mi vedeva caporedattore.  E’ per la consuetudine di suo vecchio redattore che mi permetto, dopo le molte e lusinghiere recensioni apparse sulla stampa nazionale, di giudicare anch’io e nuovamente il suo lavoro. Nino mi chiamo è una Graphic Novel, letteralmente “romanzo grafico”, una narrazione ad ampio respiro in cui il piccolo Antonio Gramsci, ritratto bambino nella sua casa di Ghilarza, svolge le sue azioni in un racconto concluso e fantastico. Il mezzo narrativo della graphic novel è un genere letterario poco più che ventennale ma già in concorrenza con gli altri generi come il romanzo, il saggio, il reportage giornalistico, la poesia, il teatro ecc. di cui a volte utilizza le regole. Per questo si presenta come un genere ibrido e liberissimo che Paulesu dimostra di sapere utilizzare in maniera magistrale. Le tavole in cui il racconto progredisce in uno sviluppo unitario si alternano alle streep satiriche, alle illustrazioni, al testo di una canzone “nazional popolare” a un documento storico, senza perdere di ritmo.  Una toccante narrazione, quasi un diario intimo, che ci porta indietro nel tempo, nella casa Gramsci di Ghilarza e ci racconta come si è trasmessa la memoria di Antonio all’interno della famiglia. Ma c’è anche la storia originale di come si trasmette e si eredita una passione, quella della lettura, e a voler ben guardare, c’è pure un pezzetto di storia culturale, quella della Sardegna dell’inizio del secolo scorso, affidata al gusto di giovanissimi lettori, ricordandoci che dietro un uomo e il suo pensiero c’è sempre un mondo, e quello di Antonio era “grande, terribile e complicato”. Alcune sintetiche introduzioni ai capitoli del libro permettono di seguire la biografia di vita, unitamente a quella intellettuale,  di Antonio, così la casa Gramsci di Ghilarza si trasforma nel palcoscenico in cui si struttura la coscienza di parte di piccoli “subalterni” e dove si esercita “egemonia”ai primordi; il cortile di casa diventa la metafora di quello carcerario, dove in una drammatica solitudine il piccolo Nino fa le prove della futura “guerra di posizione”; i banchi di scuola sono la palestra per l’”intellettuale organico”. Nel gioco dell’immedesimazione, durante la lettura delle gesta delle protagoniste romantiche dei romanzi della letteratura russa, il piccolo Nino fa la prova delle sue future e tragiche esperienze sentimentali. E c’è pure Palmiro Togliatti ritratto nelle “invisibili spoglie” dell’amico immaginario. E ci sono gli scritti di Antonio, il pensatore italiano più citato nel mondo, attualmente quello più studiato. In nota alle immagini alcuni passi selezionati tratti dagli scritti giornalistici giovanili, dalle Lettere dal carcere o dai Quaderni del carcere, che a volte spiegano le immagini stesse e a volte sono spiegati da esse, ma che devono essere letti e conosciuti, o per chi ha la mia età, meritano di essere riletti. Ci sono infine alcuni temi della scuola elementare di Ghilarza inseriti nella narrazione, in trascrizione o in riproduzione anastatica a fondo libro; sono dell’inizio del secolo scorso e sono svolti dalla piccola Teresa e da Nino. Ci ricordano come siamo stati educati e come eravamo noi tutti giovani “subalterni” delle province e delle isole del giovane Regno d’Italia.

Hanno scritto di lui.

Simonetta Fiori, Repubblica Cultura: “La surreale figurina di Nino mi chiamo diventa incredibilmente la chiave più autentica per accedere a un classico rispetto al quale la cultura italiana fatica a trovare una misura” ; Massimiliano Panarari, La Stampa ,Tuttolibri “Un piccolo principe del PCI”; Corrado Augias, Venerdì di Repubblica  “Biografia strana e toccante”;   Filippo Maria Battaglia, Panorama  “Più attendibile di tanti studi e biografie. E, per questo, a lettura ultimata, finisce col sorprendere.  Per me, sardo e cultore del genere, Nino mi chiamo è semplicemente unico e bellissimo.

Presentato alla libreria Feltrinelli di Firenze e al Biografilmfestival di Bologna Nino mi chiamo. Fantabiografia del Piccolo Antonio Gramsci aspetta solo di essere ospitato e presentato nei circoli della Fasi.

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