LA RABBIA E IL DOLORE! DA CAGLIARI UN SOLO URLO: "QUALUNQUE COSA FARETE, NON CI FERMERETE!"

omaggio alla giovane Melissa Bassi, morta nell'attentato di Brindisi


di Ottavio Olita

Credo che non esista alcun aggettivo adeguato per definire l’indegnità dell’attentato di Brindisi. E non mi riferisco ai simboli colpiti. Parlo dell’atto in sé. Ho provato ad immaginare la belva umana che ha atteso che un gruppo di ragazze solari, allegre, piene della primavera ormai esplosa, gioiose del loro presente e per il loro futuro, impegnate a dotarsi degli strumenti conoscitivi adeguati per trovare una qualche collocazione professionale giungessero a tiro per colpire. Ed ha azionato quel telecomando che ha devastato le vite di tanti ragazzi e dei loro genitori. Non solo la povera Melissa, non solo Veronica e gli altre sette feriti, ma tutti gli studenti in attesa di entrare ad occupare i banchi di quella loro scuola dal nome di altissimo valore nella lotta alla mafia “Francesca Morvillo Falcone”. Un telecomando, come quelli per la strage di Capaci e di via D’Amelio. Ma azionato questa volta contro la più bella rappresentazione del futuro del Paese: adolescenti con i libri in mano, gli zaini in spalla, con negli occhi il sonno residuo delle levatacce alle quali si devono sottoporre ogni giorno per quel loro faticoso e necessario pendolarismo dalla provincia verso il capoluogo. Ma chi ha azionato il telecomando, non avrà figlie, sorelle, nipoti? Non avrà affetti? Non proverà proprio nulla per la distruzione delle anime che ha causato? Possibile che l’obiettivo terroristico del gesto, o il suo interesse minatorio nei confronti dello Stato, possa arrivare a livelli tali di disumanità? E serve chiederselo? Sì, perché il rischio è che la rabbia dei cittadini possa portare alla richiesta di modificare il rispetto delle regole, delle leggi, che comunque lo Stato deve mantenere. Basti ricordare il decennio delle stragi, da Piazza Fontana, a Piazza della Loggia, alla stazione di Bologna; le bombe nelle città – Firenze, Roma, Milano -; le carneficine palermitane. Attacchi violentissimi in presenza di una Repubblica indebolita, con sotterranee tentazioni golpiste. La risposta popolare è stata così forte e immediata che quelle tentazioni furono stroncate sul nascere. La strage di Brindisi sta producendo una reazione simile. A Cagliari, in poche ore, gli studenti si sono organizzati e sono scesi in piazza. “Qualunque cosa farete, non ci fermerete” è stato lo slogan della protesta spontanea e le forze politiche, sindaco Zedda in testa, hanno aderito. Centinaia di persone a presidiare l’ingresso del Palazzo di Città. A Carbonia e Sant’Antioco, nel Sulcis, non avendo altra immediata possibilità per dare un segnale hanno revocato la manifestazione “Monumenti Aperti”. Cagliari e il Sulcis come tante altre realtà italiane. Non è in alcun modo tollerabile che il futuro, i giovani, vengano colpiti con tanta barbarie. Già pagano un prezzo altissimo di precarietà ed incertezza; la vita no, proprio no. Ecco perché, mai come ora, è necessario che si sappia tutto e che nulla venga tenuto nascosto. Indispensabile che il Servizio Pubblico Radiotelevisivo svolga a pieno la propria funzione. E se dopo lo sbandamento delle prime ore, dal quale si è sottratta solo Rai News – quanto è parsa stonata e fuori luogo l’invettiva di Beppe Grillo, tanto simile agli editti berlusconiani di mai rinnegata memoria! – se l’Azienda Rai vorrà dimostrarsi adeguata alla gravità del momento dovrà mettere in campo ben altre risorse e spazi di racconto e di dibattito.

Il Paese ha dimostrato di essere pronto a dare una risposta ai brutali assassini di Brindisi. Fermezza e determinazione, ma anche spazio alla pìetas e al dolore. Non si può accettare che la sofferenza di chi ha visto i corpi delle proprie figlie devastati dall’onda d’urto e dal fuoco prodotti dal telecomando azionato dall’odio e dalla malvagità di un criminale rimanga senza risposte.

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