IL DOCUMENTARIO "CADENAS" DI FRANCESCA BALBO PRESENTATO AL CIRCOLO "GRAZIA DELEDDA" DI PISA

Francesca Balbo


di Piera Angela Deriu

L’Associazione Culturale Sarda “G.Deledda” di Pisa in collaborazione con Arsenale Cinema ha presentato il documentario “Cadenas” di Francesca Balbo. Abbiamo chiesto al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,  Direzione Territoriale del Lavoro di Pisa di far precedere la visione del documentario da un intervento da parte di chi giornalmente affronta le problematiche del lavoro ed in particolar modo la situazione del lavoro femminile, con particolare accento sulla attuale situazione  in Sardegna e in Toscana. La Direzione Territoriale del Lavoro di Pisa, che qui ringraziamo ancora, ha gentilmente accettato l’invito facendo partecipare la Dott.ssa Valentina Pisano (tra l’altro nostra conterranea) che ha fatto precedere la visione del documentario dalla seguente introduzione:

“Cadenas” è un racconto sul lavoro delle guardabarriere dei passaggi a livello delle Ferrovie della Sardegna, un lavoro che si eredita in linea femminile da generazioni.  Il loro compito è quello di bloccare il traffico ferroviario laddove le rotaie incrocino piccole strade secondarie percorse da mezzi e animali, insomma, quella Sardegna dove non c’è il mare, e dove delle donne svolgono un mestiere particolare, ma caratterizzato da aspetti che coinvolgono la vita di tante lavoratrici. In primo luogo, l’impegno, la responsabilità, la cura, l’attenzione: le donne del film “custodiscono” la sicurezza delle persone, bloccando il traffico con una catena quando passa il treno, e riaprendolo quando tutto è finito, e lo fanno con puntualità e attenzione, così come tantissime altre donne svolgono il loro lavoro. Inoltre, lo fanno con sacrificio e con forza, sia, nello specifico, perché tutta l’organizzazione della giornata è determinata e imposta dagli orari dei treni, sia perché, come tantissime donne lavoratrici, devono cercare di conciliare il lavoro e la vita familiare. Questo è un argomento molto delicato, oltre che il problema più rilevante in materia di occupazione femminile, in quanto contribuisce a creare difficoltà di accesso e permanenza nel mercato del lavoro, può costituire un deterrente per lo sviluppo della carriera, e può anche essere causa di abbandono dal lavoro, come dimostrato dai dati della Direzione Territoriale del Lavoro di Pisa sulle dimissioni delle lavoratrici madri nella Provincia di Pisa: nel 2009 sono state n.123, nel 2010 n.145, e nel 2011 n.123. L’incidenza maggiore di dimissioni riguarda le lavoratrici madri che hanno già un figlio: nel 2011 sono state n.78, mentre sono state n.39 quelle che hanno già due figli, n.3 quelle che hanno già più di due figli, e n.3 le donne al primo figlio. Le motivazioni più frequenti che inducono le donne a decidere di lasciare il lavoro sono il mancato accoglimento al nido dei figli neonati (n.34), e l’assenza di parenti di supporto (n.35), quest’ultima circostanza legata anche al sempre più frequente fenomeno dell’immigrazione dei giovani per motivi di studio e/o di lavoro. Un altro indicatore importante del problema dell’occupazione femminile è il numero di trasformazioni di rapporti di lavoro da temo pieno a tempo parziale: dai dati della D.T.L. di Pisa emerge che sia nel 2010 che nel 2011, oltre il 70% delle suddette trasformazioni ha riguardato le donne. Questi dati dimostrano che le donne incontrano ancora difficoltà ad inserirsi appieno nel mondo del lavoro, il che, spesso, le costringe a fare una celta drastica tra la vita familiare e il lavoro, impedendo loro di realizzarsi pienamente in due aspetti fondamentali oltre che complementari della vita, anche in considerazione dei sempre più elevati livelli di istruzione che le donne conseguono rispetto agli uomini. Il lavoro è per tutti fonte di dignità, un valore sul quale non dovrebbe esistere nessuna distinzione, né fra donne e uomini, né di alcun altro tipo. Un’ulteriore dimostrazione delle problematiche connesse all’occupazione femminile, emerge dai dati forniti dalla Direzione Regionale del Lavoro di Cagliari, da cui risulta che le c.d. “non forze lavoro”, sia in Sardegna che nel resto di Italia, sono costituite per circa il 60% dalle donne. Tuttavia, negli ultimi anni, in Sardegna si è assistito ad una riduzione del numero delle donne inattive, unitamente ad un aumento del tasso di occupazione femminile: Per le donne giovani (15-24 anni), nel 2009-2010, il tasso di occupazione è aumentato del 4% (mentre quello dei maschi del 3,6%); per le donne di età fra i 35 e i 44 anni, nel 2010 tasso di occupazione è aumentato dell’1,8% (mentre quello dei maschi è diminuito del 3,7%); per le donne da 46 a 64 anni, il tasso di occupazione nel 2010 è del 26,2%. Inoltre, è stata registrata una riduzione del tasso di disoccupazione di lunga durata delle donne. Questi dati possono essere letti da due punti di vista: da un lato, bisognerebbe verificare, dal punto di vista qualitativo, di che tipo di occupazione si tratti, considerata la tendenza del mercato del lavoro degli ultimo anni a proporre prevalentemente contratti di lavoro c.d. atipici o flessibili, spesso causa di precarietà; ma, dall’altro lato si evidenzia una maggiore capacità di tenuta dell’occupazione femminile in Sardegna, rispetto a quella maschile, nonostante la crisi economica. Ciò è indice della forte capacità e del grande impegno delle donne nel voler far fronte alle difficoltà dell’attuale mercato del lavoro, rese ancora più complicate da un’organizzazione sociale ancora suscettibile di notevoli miglioramenti, al fine di attuare nella realtà di tutti i giorni l’art.1 Cost. (L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro), ma, soprattutto l’art.4 Cost., secondo cui la Repubblica “riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. A tal fine è fondamentale che la modernizzazione dei sistemi produttivi sia realizzata attraverso la promozione di tutte le risorse umane (donne e uomini), e non solo di quelle economiche, in modo che i cambiamenti del futuro, la tecnologia, la modernità, alle quali necessariamente il mondo del lavoro deve aprirsi, non siano cause di paura e di preoccupazione, come i passaggi a livello meccanizzati per le donne del film, bensì strumento di continuo miglioramento, di crescita e di sviluppo.

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Un commento

  1. Mi piacerebbe visionare il film in qualche sala di Torino. In alternativa vorrei sapere se c’è la versione dvd
    e dove è possibile acquistarla in Torino o provincia. Grazie anticipate. Gallo Paolo

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