UNA FAVOLETTA SCRITTA PER ROSSELLA URRU: NIENTE SI PERDE AL MONDO


di Simone Trudu

La settimana scorsa ho dato una lettera al postino. “Può darla a Rossella?” – “E dove si trova?” rispose “la cercano da mesi”. -“Pensavo lo sapesse…il postino solitamente conosce tutti gli indirizzi!” – “Non tutti…” mi disse sollevando per un attimo le spalle. -“Mi presti la bicicletta, ci penso io!” – “Sul serio?” – “Certo! Ci vado subito!”. Il postino raccolse tutta la corrispondenza che avrebbe ancora dovuto consegnare, la posò sul marciapiede e mi avvicinò la sua bici. -“Posso sapere cosa c’è scritto in quella lettera?” – “C’è scritto: Rossella, perché non torni? Qui ti aspettano in tanti. E di seguito ci sono cinquantasettemilioninovecentosettantadue nomi. Lei come si chiama?” – “Mi chiamo Giuseppe.” -“Giuseppe, Giuseppe, vediamo…sì, c’è anche il suo nome. Ora mi faccia andare, per favore. Ci vediamo domani, proprio qui, alla stessa ora.

 

Iniziai a pedalare che il sole era dritto a mezzogiorno e il maestrale sapeva di primavera. Arrivai al porto in brevissimo tempo, chiesi ad un pescatore se poteva gentilmente portarmi dall’altra sponda del Mediterraneo. “Ragazzo, queste reti mi danno da mangiare, non vedi come sono intricate? Non posso aiutarti in questo momento.” Lo aiutai e partimmo subito dopo con la sua barca. Molte remate più tardi, dopo che solcammo il mare più azzurro, la terra ferma fece capolino all’orizzonte, era scintillante, seducente, scesi in una spiaggia straniera. Pedalai in mezzo ai villaggi pieni di profumi, tra i mercati carichi di colori, in lontananza un grosso cavatappi si muoveva per portare in superficie il petrolio mentre una grossa jeep sollevava un gran polverone che preannunciava il deserto. Mi infilai tra i vicoli di una vecchia città, le scritte sulle insegne di alcune botteghe sembravano serpenti attorcigliati, gli incensi bruciavano sui gradini e i davanzali, le ombre erano calde e piene di vapore. Un ambulante che contrabbandava scarpe mi chiese di fermarmi.
“Se tu vuoi restare le tue scarpe io comprare. Se da qui tu vuoi andare scegli paio che a te piacere.” – “Sono venuto per cercare Rossella, ha le sue scarpe?” – “Sue scarpe sì, comprate, ma poi rivendute, giorni e giorni fa che forse sono diventati come mesi.” – “Senza scarpe non può andarsene nessuno?” domandai. -“Proprio così, se tu trovare allora sì.” Non mi fermai un attimo, spingevo su quei pedali mentre il cielo si tingeva al tramonto, sembrava colasse dall’alto uno smalto arancione e ricoprisse le dune, la magra vegetazione spettinata, gli accampamenti sparpagliati tenuti in piedi da corde e zavorre fatte di sassi. Urlai Rossella e l’eco mi aiutò a cercarla. Mi affiancai persino ad un beduino in cima al suo cammello per chiedere informazioni, ma disse no e nient’altro. Non rallentai, non potevo, venne sera e tutte le stelle del mondo sostarono sopra di me. Scesi dalla bicicletta per prendere fiato, uno scorpione si nascose dietro un cespuglio secco, attorno il deserto era diventato blu cobalto. C’erano dei container in fondo e appena smisi di respirare forte e il silenzio divenne enorme, percepii come dei bisbigli provenire da alcune tende che parevano disabitate, laggiù. Mi avvicinai lentamente, prima di me qualcun altro aveva scelto quello stesso tragito, camminavo sopra altre orme. Un uomo con uno strano vestito mi puntò un fucile e urlò qualcosa. Chiusi gli occhi e mi avvicinai con le mani in alto senza guardare.
L’uomo prese la foto di Rossella che sbordava da una delle mie tasche e posò il fucile per terra. Domandai “la conosce?” e iniziò a chiamare più volte qualcuno. Accorsero fuori, dalla più grande tra quelle tende, sei bambini che iniziarono a sorridermi e giocare a rincorrersi attorno. Si affiancò all’uomo la sua donna, il suo sguardo era gentile e mi fissava tra diversi strati di stoffa. Le diedi in mano la lettera e la baciò prima di attaccarci sopra un altro francobollo e consegnarla al marito. L’uomo si allontanò e presto scomparve nel buio. La donna mi diede una scatola e mi fece segno di andare. Presi la bicicletta e tornai indietro, ci impiegai tutta la notte per superare il deserto. Appena giunsi alla spiaggia, riconobbi la barca del pescatore e lo vidi lanciare con fatica le sue reti. “Portami a casa!” – gli dissi. “Ragazzo, è da ieri che non pesco, ho troppa fame!” – “Sarai ospite a casa mia per una settimana, non preoccuparti!”. Mi aiutò a portare sulla barca la bicicletta e sollevò l’ancora. “Quando sei stanco e non vuoi più remare o c’è la tempesta, come fai a tornare a casa, pescatore?” – “Ragazzo, il mare conosce le rotte di ogni singola cosa, non disperde mai nemmeno un’onda, le accompagna a riva una ad una.” – “Quindi niente si perde in mare?” domandai – “Niente si perde al mondo.”

 

La corrente ci riportò indietro, riconobbi la forma della mia terra appena giunse del tutto l’alba. Quando tornai a casa, il postino aspettava seduto sulla sacca della posta. Appena mi vide si alzò in piedi e mi venne incontro. “L’hai trovata? Dimmi, l’hai trovata?” – “Sì…” – “E come sta? Cosa dice? Torna?” – “E’ così distante che non può ancora sentirci, ma non appena le verrà consegnata la lettera riprenderà subito la strada di casa. L’ho vista negli occhi di quella gente, nel sorriso di quei bambini, nel suo lungo viaggio ha sfiorato ogni singola anima. Laggiù non esiste il tempo, ci sono soltanto il sole e la luna a separare il giorno e la notte. Dobbiamo soltanto aspettare qualche altro sole e qualche altra luna.” Il postino prese la sua bici e se ne andò. Aprii lentamente la scatola e dentro trovai un paio di sandali. Corsi di nuovo sulla spiaggia e li posai sul bagnasciuga. Lo sussurrai al vento e il vento lo ripetè a tutti, che la marea e i passanti potevano portarsi via tutto tranne quelli, e le onde frenarono prima che li potessero raggiungere e spostare. Non ci sarà mattina che non verrò sin qui per vedere se Rossella ha ritrovato i suoi sandali.  “Il mare conosce le rotte di ogni singola cosa, non disperde mai nemmeno un’onda, le accompagna a riva una ad una.” – “Quindi niente si perde in mare?” – “Niente si perde al mondo.”

 

 

 

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