"EVENTI IN VERSI" E' LA PRIMA OPERA LETTERARIA DI ENRICA MELONI, GIOVANE SCRITTRICE DI SILIQUA

Enrica Meloni


di Massimiliano Perlato

Enrica Meloni è un’instancabile ricercatrice d’emozionalità vitale, tratta dalle basi di una società che ama comprendere, analizzare. Lo si evince dalla sua scrittura che ha l’obiettivo cardine della rivalutazione delle azioni che potrebbero apparir anche ovvie ma che in realtà in sé racchiudono significati decisamente improntati oltre qualsiasi forma di spiccia superficialità. La giovane 28enne risiede a Siliqua, località del Campidano, dove vive con la sua famiglia e dalla quale ha appreso valori morali d’onesta matrice. Una giovane che ha sempre tentato d’andar oltre la chiusura ed i limiti paesani pur custodendone e preservandone la dignitosa ed insostituibile ricchezza formativa. Figlia primogenita, sorella di due fratelli più giovani verso i quali destina quell’impareggiabile affetto che spesso dovrebbe esser presente tra individui della stesso sangue. La famiglia, per lei è un valore insostituibile ed inopinabile. Possiede un pregresso passato di studi classici, acquisì il Diploma di Maturità Classica, presso lo storico liceo “Giovanni Siotto Pintor” di Cagliari. La sua adolescenza si è formata nella più crescente fioritura della passione poetica che fin dagli albori dell’infanzia la marcò distintamente nel silenzio dello studio e della riflessione essenziale d’ogni componimento. Frequenta l’Università di Cagliari presso il corso di Laurea di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Di Enrica non si può non sapere che senza poesia mai vivrebbe, né che esisterebbero mai ragioni plausibili, capaci di dar fine a questo suo “alter ego esistenziale”. Un motto irrinunciabile: “la poesia ha un fine senza mai esser lei stessa una fine”, quest’ultima, un principio ed un’analisi di ciò che accade e rende vivo l’uomo. E’ in imminente uscita editoriale la sua opera letteraria, intitolata “ Eventi in versi”, edita da Edizioni la Rondine. E’ la raccolta di quei componimenti che la stessa gente condivise con lei nel trascorrere del tempo: quei versi sono parte integrante d’un tassello che le concesse d’esprimere ed arricchire le sue stesure di stati d’animo e cronache morali d’innato spiritual benessere. La titolatura non è improvvisata, è la costante primaria di ciò che l’opera racchiude, le fenomenologia dei comportamenti umani, circostanze fiorite nel tessuto umano, con risvolti di stampo positivo e negativo, ovvero un racchiudere di vera umanità che attraverso determinanti capitoli di vita, vive i suoi “Eventi” come inevitabili e comuni sfaccettature dell’esistenza. I versi non raccontano ma vivono la sensazione d’un qualsiasi “Io”, atto a vivere un preciso avvenimento. Vede nella sua opera un documento che palesa il fatto che la poesia non debba essere solo romanticismo d’amori terminati o panta rei d’acque mai ristagnate, giacché crede che l’esistenza umana sia abbastanza adorna di risvolti e particolarità interessanti, tanto da meritare una nota di riguardo. Se solo ci si soffermasse ad analizzare la vera natura e missione della poesia, ci si accorgerebbe che tanti stereotipi ad essa attribuiti, in realtà sono una chiave errata d’un raccontare. La poesia non è semplice narrazione, essa vive in primis, ed in casi di terzi, condivide le emozionalità dei protagonisti. Le strofe non sono mai cronistorie, e spesso aberranti prose come specie attualmente si denota nelle varie produzioni. La poesia non è mai una semplice e banale messa a capo di frasi: è pulsazione interiore, riprodotta in contemporanea attraverso un codice preciso, ovvero vocaboli che parlano pur senza voce. “Eventi in versi” contiene cinquanta componimenti, all’interno dei quali sono palesi diverse posizioni umane, dall’introspezione soggettiva, alla storicità d’alcuni personaggi, a tematiche di delicatissimo degrado sociale, spintesi fino alla contemplazione di quell’ancora buon spiraglio di speranza presente al mondo che anche un semplice fiore germogliato potrebbe avere, quella lei scrisse come “ epifita solitaria”, sola nel suo mondo ma ancora vitale per poter fiorire nella marmaglia bisognosa di virgulti di netta aspettativa risorgiva. Leggendo l’opera si comprenderebbe sicuramente la poliedricità delle tematiche trattate, contenuti non insoliti per un poetare, ma semplicemente finalmente pubblicati per il mondo, giacché estrapolati dal suo grembo con minuzia del caso.  La poesia non è mai stata solo netta passione – dice Enrica Meloni – bensì il cardine essenziale del suo essere. Il componimento poetico mai è stato un’improvvisazione ma la graduale pedagogia del vissuto, che da infante si trasfigurò in donna, con maggior consapevolezza di questo strumento tanto complesso quanto innato. Il poetare è sempre stata la sua parallela voce, non un’aggiunta espressiva, ma la massima espressività della sua completezza. Non è collocabile un periodo di vita nel quale il tutto ebbe inizio, in quanto i versi nacquero e crebbero con lei indistintamente da qualsiasi tipologia di conversione letteraria. La sua è stata una coscienziosa formazione interiore di crescita, priva di qualsiasi egocentrismo o emulazione. Lo scrivere è un’imprescindibile costante che negli anni ha assunto un arricchimento morale e conoscitivo proporzionalmente a quelle che sono state le sue esperienze d’approccio sociale. Secondo Enrica, la scrittura non è mai prodotta per sé, ma è un’elargizione di condivisibilità sociale ed umana, un plasmar di caratteri dai quali s’apprende conoscenza e maggior consapevolezza del reale. La poetica che d’essa si conosce, si esenta totalmente dalle convenzioni e canoni moderni abbastanza discutibili, dai gossip personali, dagli autobiografismi controproducenti, dai facili sentimentalismi che senza viversi empiricamente, vanno a morire in cartigli senza reale costruttività. Enrica preclude un suo stile, un suo modus vivendi, avendo un raziocinio stabile su ciò che compete il suo essere. Il suo linguaggio anticato non è meccanicamente costruito, bensì solo la piacevolezza di una spontanea musicalità di tonalità remote che si confrontano con l’odierna cronaca del presente. Il dualismo passato-odierno è un tragitto storico e spirituale, che lascia al termine d’ogni scritto, una sensazione di ragionamento su ogni moto comportamentale dell’uomo, un evoluzionismo automaticamente mai statico, una cronaca mai consona delle stesse argomentazioni. Condividere la scrittura con chi si capacita d’averne cura è un accrescer etico dal quale tutti potrebbero, se solo si soffermassero realmente a leggere,  trarre qualcosa d’utile. Non esiste nessuno che scriva per un nulla, il nichilismo è la morte dell’arte, ed un destinatario dovrebbe esser sempre la peculiarità attraverso la quale il tutto si ramifica. La scrittura è comunicabilità, unione, confronto, pertanto completezza umana, un ausilio alla rete sociale che media tra le varie coorti generazionali.

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2 commenti

  1. Vincenzo D'Ascanio (Narcao)

    Quando o presenti fammi sapere la data, cercherò d’esserci ma sopratutto pubblicizzerò l’evento come meglio posso…

  2. Enrica Meloni (Siliqua)

    Un grazie al giornalista Massimiliano Perlato per questo articolo, riproposto su Tottus in pari. Lieta lettura a tutti.

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