IL TENORE PIU' ANTICO: SONORITA' CHE S'INTRECCIANO PER AFFERMARE UN'IDENTITA' CULTURALE

Cuncordu de Orosei in concerto a Bonarcado


di Andrea Deplano

L’arcaico veste diverse gradazioni di vetustà. L’oggetto manufatto si presta alla facile lettura dell’epoca di produzione e rivela una data di realizzazione. La parola viaggia attraverso le epoche e lascia evidenti segni che l’attento filologo arriva a ricondurre alle lingue originarie mettendo in luce le differenze fonetiche e le portate semantiche per disvelare l’etimo dei vocaboli.

In àmbito sonoro sembra impossibile ipotizzare una classificazione distinta fra antico e moderno, o passato e attuale.

Si prescinda dai rumori della tecnologia. In quale fase del cammino dell’umanità si colloca il timbro antico? Forse la sensazione auditiva è frutto di suggestione di natura ambientale.

Nella vocalità umana distinguiamo una voce moderna ed una remota? È solamente un fattore anagrafico, oppure la diversità delle timbriche è capace di raccontare storie millenarie?

Fra gli appassionati di canto polivocale profano ho raccolto sovente un’impressione che si faceva opinione, benché difficile da argomentare: “Il suono più antico, nel canto a tenore, è quello di Orosei”. Tra desinenze sonore che definiamo non significanti è possibile trovarne di più antiche e più recenti? Non può essere una questione di sfumatura della gamma in quello che oggi chiamiamo “il colore dei suoni”. Certamente, è richiesta una attenta osservazione del significato che si nasconde in quell’insieme di suoni, apparentemente privi di senso.

Nel canto di Orosei si trova un fenomeno fonetico noto ai linguisti nel linguaggio di un’area di comuni battezzata con il nome di quel fenomeno: il colpo di glottide o occlusione laringale. Si è sempre pensato che esistesse unicamente nella Barbagia di Ollolai ma si può ascoltare il fenomeno anche nel tenore del centro baroniese.

Il testo musicale costruito dalle tre voci del coro a tenore nel ballo a passu turturinu contiene quel colpo di glottide. Solo quel ba ham ba basterebbe a definire arcaico il canto a tenore oroseino.

Gli altri elementi della frase musicale su cui è articolato su turturinu sono però ancora più preziosi e rivelano un’arcaicità forse anteriore alla civiltà nuragica, di certo coeva.

Fino a mille anni prima della nostra epoca, si adorava in Sardegna il dio El che condividevamo con molte popolazioni mediterranee ed eurasiatiche. Per un fenomeno fonetico assai noto, i sardi sono soliti aggiungere delle protesi vocaliche al fine di non pronunciare suoni consonantici in chiusura di parola: pronunciamo fìlmi ed Àgipi con paragogica che riprende la vocale della sillaba precedente. 

Elle è il primo lemma della frase musicale e ancora oggi suona come invocazione al “Dio supremo”.

Du è l’annuncio della “performance musicale” che viene dedicata al Dio puro.

Ba è verbo sumerico e significa ‘distribuire in dono’, ‘suddividere un regalo’.  È un concetto tanto importante che viene ripetuto intercalandoci il termine oggetto di distribuzione.

L’etimo di ham si trova nella parola hamun ‘armonia’.

La frase musicale con cui il coro costruisce l’accompagnamento ai versi ottonari intonati dal solista significa all’incirca Dio supremo regalaci l’armonia nel suono.

Nelle sei sillabe Elle du ba ham ba è racchiuso il carattere di arcaicità del suono del canto a tenore di Orosei. A questa piccola frase si aggiungono le molteplici invocazioni a El(le) nelle altre melodie del repertorio della polivocalità profana oroseina.

Orosei è passato indenne sotto la rivoluzione culturale operata dai monaci bizantini a partire dalla conversione di Ospitone al cristianesimo. Interpreti solisti di altri comuni dell’area di diffusione del canto gutturale hanno mantenuto ello come “parola fonosimbolica” per cucire, nel canto del ballo, testo poetico e testo musicale.

La parola ello diventa interiezione per domandare “Ello, ite ses fachende?”, per sottolineare evidenza “Ello! Est abbidente!”, per introdurre saluto “Ello!”.

Nel corso del lungo medioevo isolano la parola El viene svuotata del significato originale e riempita di valori di uso non significanti per poter far dimenticare le credenze  religiose precristiane. Quest’opera di distruzione della cultura sarda che aveva resistito alla romanizzazione viene attuata nel corso di diversi secoli, fino al sorgere delle confraternite religiose verso il XVI secolo. La costante resistenziale oroseina si afferma con forza.

Il canto dei naru (cantori, musici) elevato per innalzare l’uomo verso il divino è privato delle desinenze nonsense e vestito del messaggio della dottrina cattolica: è l’epoca della controriforma.

Orosei sviluppa un forte attaccamento alle tradizioni popolari che conserva immutate. Il tenore continua a elevare canti a El in lingua sardo-sumerica.

Il repertorio dei canti delle confraternite è il più nutrito fra i comuni sardi e annovera testi in sardo e in latino: testimonia l’interagenza di culture fra individui che sapevano dialogare.

Sonorità sincretiche si intrecciano per affermare un’identità culturale di forte radicamento da cui conoscere storia, lingua, musica, poesia, religione. Altro che folklore.

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4 commenti

  1. Andrea Deplano

    Ciao Massimiliano,
    ne riceverai altri.
    Alla prossima

  2. Martino Corimbi

    Per ringraziarvi della pubblicazione dell’articolo che il Prof. Andrea Deplano ha scritto sul canto di Orosei e per farvi notare che la fotografia è quella del Cuncordu de Orosei in un concerto a Bonarcado (Or). Grazie ancora. Martino Corimbi

  3. Tommasu Esca (Orosei)

    Complimenti ad Andrea Deplano, che arricchisce le conoscenze di molti di noi, su questo antico bene identitario . Mi permetto di precisare, che il gruppo della foto è il Cuncordu a Tenore di Orosei. Per gli appassionati e i cultori di questo canto polivocale popolare è il momento favorevole per seguirli dal vivo. Si avvicina i giorni de " Sa Chita Santa ". Ad Orosei, come in diversi altri centri della Sardegna, grazie alle Confraternite di Santa Rughe, Su Rosariu e Sas Animas e il loro nutrito repertorio dei "Gozos", rinsalda la fede e addolcisce il nostro animo. Tommaso Esca-Orosei

  4. Trovo l’articolo interessante mi congratulo con il Prof.Andrea Deplano.
    Mi viene spontanea una domanda a questo punto… " perchè nella prima parte del articolo si parla di Ballu " a passu turturinu " e in un secondo momento si parla di " su Turturinu " partendo gia dal fatto che si parla di una danza e non di un ballo…! cosa sapete dirmi a riguardo ?

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