L'ISOLA ISOLATA: LA TRAGICITA' DEI TRASPORTI IN SARDEGNA E' IL RISULTATO DELL'INDIFFERENZA DELL'INTERA CLASSE POLITICA AL PROBLEMA

foto di Salvatore Serra


di Claudia Sarritzu

La più grande sfida per un’isola è battere l’isolamento, creare dei ponti con la terra ferma, permettere che quel mare diventi opportunità e non prigione. Il nostro ponte per decenni è stata la nave Tirrenia. Lo so che scritto così fa ridere, ma spesso la realtà è più buffa della fantasia. Gli aerei fino a pochi anni fa li pagavamo a prezzo pieno. Meglio precisare che 120 euro andata e ritorno per Roma non è molto conveniente, ma un piccolo sconto almeno c’è. Ci si accontenta. Così abbiamo viaggiato dal 1936 fino a oggi su una nave che riguardo a comfort mi fa spesso pensare alla Garaventa, l’imbarcazione- scuola che grazie al suo ideatore omonimo ospitò per quasi un secolo tantissimi ragazzi di strada di Genova a cui veniva data una possibilità di riscatto, un mestiere da imparare e vitto e alloggio assicurati. Il primo aiuto di stato l’ha preso nel lontano dopo guerra, circa 70 milioni di lire per 8 anni (parliamo di circa 70 milioni di euro oggi). Altre società anche sarde come la Sardamare tentarono negli anni successivi di combattere il monopolio senza alcun risultato. Negli anni 60 rinnova la sua flotta, immette nel mercato dei traghetti più veloci per il turismo di massa. Dava lavoro a 9mila persone. È l’Italia che ci ha portato ai giorni nostri, una statalizzazione che ha regalato posti di lavoro senza preoccuparsi di un debito pubblico che la mia generazione, quella che oggi ha dai 20 ai 30 anni, sta pagando e pagherà per tutta la vita. A ogni rinnovo di contratto (parliamo di agevolazioni e stipendi  degni di un buon e invidiabile posto da statale) i marittimi dimostravano tutto il loro glorioso coraggio sindacale, scioperando per giorni, anche settimane lasciando a terra centinaia di passeggeri senza diritti. Molti di questi non erano villeggianti ma immigrati. Negli anni si sono acquistate navi super veloci di quelle che vanno bene con il mare piatto perché se c’è troppo vento sono da parcheggiare, consumano carburante tre volte tanto quelle tradizionali e per risparmiare vengono sfruttate a velocità limitata perdendo di fatto il vantaggio per cui si erano comprate. 125 miliardi di lire a testa anzi “a poppa” per quattro navi, buttati in mare letteralmente, infatti nel 2005 viene disarmata anche l’ultima. Nel 2000 la società viene privatizzata, ma se prima chiudeva il bilancio in positivo grazie alle sovvenzioni statali oggi con l’Europa come cane da guardia è diventata un carrozzone senza ruote. L’ultima gloriosa storiella che la riguarda è uno squarcio di 30 metri causa: un impatto sulla banchina del porto a Civitavecchia, a poche settimane dal naufragio della Concordia, giusto per non essere da meno. Nel secolo dei social network che con un click collegano il pianeta e rendono possibili amicizie a distanze impensabili fra continenti lontanissimi, il sardo immigrato deve ancora penare per tornare a casa, per trovare un biglietto anche costoso e una cuccetta almeno pulita. Trovare un’acquirente per questa flotta surreale è una vertenza più difficile di quella di Alcoa, ci vorrebbe una politica isolana unita, seria, concreta e capace, e uno stato italiano a cui interessasse qualcosa della Sardegna. Ma perché scandalizzarci? Non possiamo certo scordare l’isolamento dentro l’isola. I nostri treni non collegano le nostre città. Non abbiamo una tratta Cagliari-Nuoro, anche questo è assurdo eppure capita realmente e i sardi dovrebbero pensare seriamente di scendere in piazza anche per questo. Risolvere il drammatico problema dei trasporti e dare una prospettiva alla continuità territoriale significherebbe rendere questo paradiso, come lo chiamava De Andrè, accessibile soprattutto a chi ha già vissuto la beffa di doverlo lasciare per un lavoro e non può riabbracciarlo neppure per le vacanze. Sardi, in Sardegna  e nel mondo, mi raccomando alle prossime elezioni dobbiamo pretendere dei candidati che dentro i loro programmi ci raccontino seriamente e onestamente come uscirne da questa terrificante barzelletta.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

3 commenti

  1. Parole sante, parole vere: loro, i politici, rappresentano il grande poblema sardo

  2. Gianfranco Pianu

    Abbiamo sempre assecondato la Tirrenia e il suo sporco modo di agire come dei pecoroni. Quando non avevamo alternative, abbiamo sempre abbassato la testa pur di viaggiare. Ora che possibilità ci sono? Il problema è sempre stato evitato e questo è il risultato

  3. 46 anni che vivo fuori dall’Italia,bambino tornavo con i genitori una volta all’anno ,da quando sono adulto anche due volte dunque un centinaio di viaggi con la bellissima Tirrenia compagnia che fa viaggiare il bestiame,almeno cosi ho sempre pensato visto le condizioni a bordo,ma per il prezzo no,quello è uguale a quelli che fanno una crociera!!!
    Anzi di piu,ho guardato ieri sul sito della Tirrenia due persone piu la machina 578€ , per due notti (andata e ritorno) è piu caro di una crociera di una settimana.
    E la complice di tutto questo la conosciamo tutti “La Regione” che si occupa degli emmigrati solo quando ne ha bisogno e lo dimostra ancora una volta con la Saremar,prezzi che non hanno niente da invidiare alla Tirrenia e tratte solo da Civitavecchia!! forse non sanno che esiste Genova ?? per gli emmigrati (Olanda,Francia,Lussemburgo,Germania,Belgio
    ,ecc…)il primo grande porto quando si arriva in Italia è Genova,non Civitavecchia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *