FIORENZO SERRA, REGISTA E INTELLETTUALE SASSARESE, GIRO' IL LUNGOMETRAGGIO "L'ULTIMO PUGNO DI TERRA"

Fiorenzo Serra


di Cristoforo Puddu

Il regista Fiorenzo Serra (Porto Torres, 1921 – Sassari, 2005) -agli inizi degli anni ’60 realizzò il lungometraggio “L’ultimo pugno di terra”, opera di valenza antropologica premiata nel 1965 al Festival dei Popoli- è certamente da ricordare come una delle principali figure intellettuali che hanno meglio saputo raccontare, con documentata e partecipata passione, le aspettative e la realtà dell’Isola del dopoguerra. Fiorenzo Serra si era appassionato alla cinematografia durante il periodo di studi a Firenze, dove frequenta Scienze Naturali e collabora ai Cineguf (club cinematografici nati in Italia nel 1935, per iniziativa del ministro della Cultura popolare Galeazzo Ciano, con l’obbiettivo di radicare nei giovani la pratica e la cultura del cinema). Terminati gli studi, abbandona la promettente carriera all’Università di Pisa e avvia una casa di produzione con il fratello Elio. Nel 1945 rientra in Sardegna per intraprendere  l’attività di cineasta. Si dedica alla realizzazione di opere documentaristiche, che evidenziano le diverse problematiche sociali e i processi di sviluppo legati alle trasformazioni in atto nell’Isola; racconta, con attenta analisi, la storia, la cultura, le tradizioni ma principalmente la quotidianità e l’universo di umanità e lavoro. Negli anni ’50, avvalendosi anche delle importanti collaborazioni dell’antropologo Luca Pinna e del geniale compositore sardo Ennio Porrino, realizza una eccellente ed ampia produzione filmica per enti pubblici e società private. Il lungometraggio “L’ultimo pugno di terra”, considerato oggi “il migliore documentario sulla Sardegna girato da un autore sardo”, fu commissionato a Serra dalla Regione Sardegna per celebrare il varo del Piano di Rinascita e l’auspicato rinnovamento delle strutture produttive isolane. L’intenzione politica, che era quella di poter disporre di un valido materiale di propaganda da supporto alle nuove strategie economiche d’industrializzazione, venne però delusa: il regista realizza la sua opera attraverso una profonda e meticolosa indagine economica, umana e sociale della Sardegna anni ’60. Il documentario, malgrado l’evidente e rappresentativo quadro di reale autenticità e sintonia con tanti prestigiosi intellettuali sardi e la consulenza artistica di Cesare Zavattini, fu criticato per la “troppa obiettività”. Alla realizzazione del documentario, ora restaurato dalla Società Umanitaria – Cineteca  Sarda, contribuirono, tra gli altri, lo storico Manlio Brigaglia, Giuseppe Pisanu (allora giovane politico DC, futuro componente della segreteria politica democristiana guidata da Zaccagnini, e ministro di centro-destra con il premier Berlusconi), Antonio Pigliaru, Michelangelo Pira ed impiegati testi letterari di Salvatore Cambosu, Ignazio Delogu, Giuseppe Fiori, Benvenuto Lobina ed Emilio Lussu. Da segnalare, inoltre, le esecuzioni delle musiche popolari di Pasquale Loi, Gonario Licheri, Emiliano Farina, Giuseppe Munari,  Nazarino Patteri e dell’artista goceanino Francesco Bande. La raccolta antologica con i filmati più rappresentativi della Sardegna degli anni Cinquanta e Sessanta, selezionati  dallo stesso Serra negli ultimi anni di vita, fanno ora parte dell’opera “La mia terra è un’isola” (Ilisso Edizioni). Otto DVD racchiudono i filmati restaurati, uno spaccato appassionante e realistico dell’Isola del dopoguerra, ed un volume impreziosisce l’opera con gli apparati critici di M. Brigaglia, G. Olla, A. Floris, G. Angioni, A. Sanna, G. Spanu e S. Novellu.

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