DOSSIER SARDEGNA (INTEGRALE): LETTERA APERTA DEI PARLAMENTARI SARDI AL SEN. PROF. MARIO MONTI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 

di Mauro Pili, Settimo Nizzi, Bruno Murgia, Carmelo Porcu, Paolo Vella, Mariano Delogu, Piergiorgio Massidda, Fedele Sanciu

Ill.mo Presidente, Sen. Prof. Mario Monti,

nell’augurarLe un proficuo lavoro nell’interesse primario del nostro Paese, intendiamo rivolgerLe, con queste note che Le affidiamo, un forte e sentito appello perché il Suo governo possa assumere la Questione Sardegna come prioritaria nella propria agenda istituzionale e programmatica. Si tratta di una più ampia questione che riguarda la coesione economica e sociale dell’Italia, di cui la Sardegna fa ancora parte a pieno titolo. Il principio fondante della coesione nazionale è stato da sempre e gravemente violato nel rapporto tra lo Stato e la Sardegna. Il divario insulare non è stato mai misurato, parametrato e conseguentemente compensato. E’ questo il vulnus sostanziale e fondamentale delle questioni che intendiamo sottoporLe. Si tratta di partite di rilevanza strategica per la Regione Sarda che nelle prossime settimane andranno incontro a scadenze inderogabili per le quali non sarà ammissibile alcun tipo di rinvio. Per questo motivo, Ill.mo Presidente, sentiamo l’esigenza di sottoporLe con somma urgenza l’urgenza di definire tali questioni che riteniamo di priorità assoluta al fine di evitare il rischio di pregiudicare il percorso e i risultati sinora perseguiti dal precedente Governo.

In attesa di poterLa incontrare per poter meglio rappresentare l’urgenza delle questioni sottoposte cogliamo l’occasione per riconfermare i nostri auguri di buon lavoro nell’interesse primario del Paese e in questo caso della nostra Sardegna.

Cordialmente

Mauro Pili, Settimo Nizzi, Bruno Murgia, Carmelo Porcu, Paolo Vella, Mariano Delogu, Piergiorgio Massidda, Fedele Sanciu.

 

La più complessiva Questione Sarda è caratterizzata dalle seguenti inderogabili tematiche e scadenze:

1. la definizione entro il 31/12/2011 della continuità territoriale aerea e marittima, passeggeri e merci;

2. l’autorizzazione finale relativa alla realizzazione del metanodotto Algeria – Sardegna – Europa entro il 31/12/2011;

3. la vertenza Equitalia e il rischio fallimento per decine di migliaia di imprese sarde;

4. la questione insularità e l’esigenza di dare attuazione all’art.22 della legge 42/2009;

5. le questioni industriali della Sardegna, dalla realizzazione del sistema integrato Miniera Carbosulcis – Centrale entro il 31/12/2011, alla definizione della ripresa produttiva della società Eurallumina, alla ripresa produttiva della Vinilys di Portotorres, alla definizione dell’assetto energetico per gli stabilimenti energivori del Sulcis e quelli della Ottana Energia, ex Enichem di Ottana;

6. la questione infrastrutturale sarda con la definizione e l’attuazione degli interventi previsti nell’ambito della Piastra Logistica Euromediterranea;

7. la definizione di un nuovo assetto del patto di stabilità per la Sardegna in considerazione della sua condizione insulare con l’attuazione dell’art.5 del decreto luglio 2011 entro il 31/12/2011;

8. la definizione della partita delle entrate oggetto di ricorso alla Corte Costituzionale;

9. l’individuazione di provvedimenti urgenti tesi ad eliminare vincoli e limitazioni ai settori lattiero caseario e zootecnico sardo già duramente gravati dalla condizione insulare e oggi aggravati da fantomatiche emergenze sanitarie;

10. la dismissione del patrimonio militare relativo a immobili ubicati in aree strategiche per lo sviluppo delle comunità locali e occupate da servitù militari inutilizzate o sottoutilizzate;

 

CONTINUITA’ TERRITORIALE AEREA

La definizione della continuità territoriale aerea e marittima, passeggeri e merci costituisce la più delicata e prioritaria questione sulla quale è indispensabile il più urgente intervento del governo tenendo conto in particolar modo dei seguenti elementi:

la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati in data 21 aprile 2010 ha approvato all’unanimità la risoluzione conclusiva relativa alla modifica della continuità territoriale aerea da e per la Sardegna;

nel dispositivo della richiamata risoluzione si impegna il governo:

 

1) ad avviare un immediato confronto per ridefinire, nell’ambito della conferenza di servizi che il Presidente della Regione Sardegna è stato delegato ad istituire e presiedere dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la disciplina della continuità territoriale, superando quella vigente, che risulta inadeguata sia sotto il profilo concettuale che sotto quello dei servizi e dei costi, per pervenire a un modello di continuità territoriale intesa come un fattore di riequilibrio di condizioni permanenti di svantaggio derivanti dall’insularità e di garanzia del diritto alla mobilità per i territori svantaggiati, tenendo conto anche di quanto previsto dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione;

 

2) in particolare, ad assumere le appropriate iniziative per definire e attuare una continuità territoriale che, tenga conto, oltre che degli effetti del processo di liberalizzazione del mercato del trasporto aereo, anche dei seguenti obiettivi:

a) favorire l’individuazione di un maggior numero di voli e di rotte aeree da e per la Sardegna che consenta, nel contesto dello sviluppo potenziale della domanda, di avere più operatori sulla stessa rotta;

b) favorire la possibilità di determinare, sulla base del principio di riequilibrio legato alle condizioni insulari della Sardegna, di una tariffa massima a cui si applichi il regime degli oneri di servizio pubblico, applicando, come parametro, le condizioni più favorevoli del costo ferroviario;

c) favorire la possibilità, per tutte le compagnie aeree di poter viaggiare sulle rotte di collegamento con gli aeroporti della Sardegna, proponendo, nell’ambito di una situazione di concorrenza, ribassi rispetto alla tariffa massima prestabilita in relazione agli oneri di servizio pubblico;

3) ad assumere le appropriate iniziative volte a verificare, con i competenti organismi comunitari e nel rispetto della normativa dell’Unione europea e degli indirizzi stabiliti dalla Commissione europea, la possibilità di estendere il regime di continuità territoriale a tutti i cittadini, in ottemperanza al principio di non discriminazione riaffermato dalla decisione della Commissione n. 2007/332/CE, del 23 aprile 2007, e, nell’ambito delle competenze attribuite ai singoli soggetti istituzionali dalla normativa vigente, a prevedere che a tutti i cittadini residenti nel territorio nazionale ed europeo che intendano effettuare voli da e per la Sardegna sia applicata la tariffa sottoposta ad onere di servizio pubblico, in modo da garantire il rispetto del principio di riequilibrio territoriale in relazione all’insularità della regione;

a distanza di oltre 22 mesi dalla delega alla regione Sardegna non si è addivenuti alla definizione di nuovi decreti relativi alla continuità territoriale;

è indispensabile entro l’anno definire i nuovi decreti per la continuità territoriale aerea da e per la Sardegna ribadendo le procedure già richiamate dalla commissione Trasporti della Camera e in particolar modo,

al fine di evitare discriminazioni, l’applicazione della tariffa unica per residenti e non, e evitando compensazioni alle compagnie aeree che farebbero bloccare la continuità territoriale per palese aiuto di Stato;

per la continuità territoriale marittima è indispensabile, considerata l’apertura di una procedura d’infrazione europea sulla vendita della Compagnia Tirrenia, ridefinire entro l’anno 2011 le convenzioni relative agli oneri di servizio pubblico con la verifica della congruità del contributo statale;

la ridefinizione delle convenzioni costituisce elemento imprescindibile al fine di evitare il ripetersi dei gravi danni alla Sardegna dal comportamento irresponsabile della compagnia Tirrenia e degli armatori privati che hanno duramente penalizzato la passata stagione estiva;

il riesame delle convenzioni deve avvenire tenendo conto dei reali costi di produzione e di un margine limitato di utile d’impresa e della compensazione assegnata per quel tipo di servizio;

 

METANODOTTO ALGERIA – SARDEGNA – ITALIA

L’infrastruttura energetica riveste importanza strategica per la Sardegna la definizione dell’iter relativo all’autorizzazione finale relativa alla realizzazione del metanodotto Algeria – Sardegna – Europa;

Il 9 gennaio 2003 si è costituita la società Galsi spa per sviluppare lo studio di fattibilità di una nuova infrastruttura di importazione di gas naturale dall’Algeria all’Italia, nelle quote azionarie entra a far parte anche la Regione Sardegna, attraverso le controllate Sfirs e Progemisa;

il 31 luglio 2008 la società Galsi presenta l’istanza di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio del gasdotto presso i Ministeri competenti dando avvio alla procedura autorizzativa;

in 25 luglio 2011 il dipartimento per l’energia direzione generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche divisione VI ha pubblicato l’avviso di procedimento;

la società Galsi spa ha chiesto al Ministero dello sviluppo economico l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio, per la parte ricadente nelle aree di giurisdizione italiana, di un metanodotto per l’importazione di gas dall’Algeria. L’istanza è stata presentata ai sensi dell’articolo 52-quinquies, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, come modificato ed integrato dal decreto legislativo n. 330 del 2004 relativamente alle espropriazioni per la realizzazione di infrastrutture lineari energetiche. L’autorizzazione comprende anche la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, la valutazione di impatto ambientale, la valutazione di incidenza naturalistico ambientale, l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni interessati e la variazione degli strumenti urbanistici. Il provvedimento finale comprende inoltre l’approvazione del progetto definitivo e determina l’avvio del procedimento di esproprio;

è indispensabile proprio per la durata dell’iter amministrativo, oltre 4 anni, e la conclusione dei termini posti dal Ministero dello Sviluppo Economico per la presentazione di eventuali osservazioni ulteriori, concludere l’iter con la convocazione da parte del responsabile del procedimento della conferenza dei servizi per l’autorizzazione finale entro e non oltre il mese di novembre;

tale urgenza è motivata dalla necessità degli investitori internazionali di poter avviare entro il mese di dicembre la definizione degli investimenti e nel contempo dall’esigenza di non perdere lo stanziamento di 120 milioni di euro dell’Unione Europea il cui termine ultimo fissato è il 31/12/2011;

 

VERTENZA EQUITALIA

La vertenza Equitalia e il rischio fallimento per decine di migliaia di imprese sarde costituisce priorità assoluta per il mantenimento dell’assetto produttivo e per non gravare ulteriormente la già drammatica crisi occupazionale e sociale dell’isola;

La vertenza Equitalia è sintetizzata con i seguenti elementi e dati:

sono 70.430 le imprese sarde che risultano gravemente indebitate per complessivi 4.273.745.722 euro;

2.351 le imprese fallite che avevano complessivamente un debito verso lo

Stato e gli altri enti pari a 1.216.297.600;

la situazione complessiva dell’indebitamento delle imprese sarde non ha precedenti nel resto del Paese e il quadro che emerge dalla lettura dei dati analitici rischia di travolgere l’intero sistema economico della Sardegna;

i dati analitici al 2011 relativi alla Sardegna e alle singole province statali risultano essere i seguenti:

nella provincia di Cagliari il numero delle imprese è pari a 33.956 con un debito pari a 2.232.506.018,92 euro (di cui 215.968.829,76 euro rateizzati) così ripartiti: 1.460.040.661,45 all’erario, 496.564.809,70 all’Inps, e 275.900.547,77 ad altri. Di tali somme 761.223.955,78 euro sono da riferire a 1.192 imprese fallite (500.054.367,62 euro nei confronti dell’erario, 157.401.588.13 nei confronti dell’Inps e 103.768.000,03 euro ad altri creditori);

nella provincia di Nuoro il numero delle imprese e pari a 8.840 con un debito pari a 417.859.431,51 euro (di cui 35.357.635,18 euro rateizzati) così ripartiti: 259.058.923,18 all’erario, 79.517.547,70 all’Inps, e 79.282.960,63 ad altri. Di tali somme 117.833.940,07 euro sono da riferire a 220 imprese fallite (67.798.552,98 euro nei confronti dell’erario, 15.718.110,29 nei confronti dell’Inps e 34.317.276,80 euro ad altri creditori);

nella provincia di Oristano il numero delle imprese e pari a 4.685 con un debito pari a 207.362.065,67 euro (di cui 19.331.868,51 euro rateizzati) così ripartiti: 121.735.683,08 all’erario, 38.655.364,83 all’Inps, e 46.971.017,76 ad altri. Di tali somme 74.127.027,82 euro sono da riferire a 204 imprese fallite (40.124.957,50 euro nei confronti dell’erario, 7.887.374,76 nei confronti dell’Inps e 26.024.695,56 euro ad altri creditori);

nella provincia di Sassari il numero delle imprese e pari a 22.949 con un debito pari a 1.416.018.206,85 euro (di cui 123.972.079,80 euro rateizzati) così ripartiti: 953.107.148,25 all’erario, 300.544.393,31 all’Inps, e 162.366.665,29 ad altri. Di tali somme 263.112.676,48 euro sono da riferire a 735 imprese fallite (194.004.841,67 euro nei confronti dell’erario, 49.002.900,79 nei confronti dell’Inps e 20.104.934,02 euro ad altri

creditori);

nella regione Sardegna il numero delle imprese è pari a 70.430 con un debito pari a 4.273.745.722,95 euro (di cui 394.630.413,25 euro rateizzati) così ripartiti: 2.793.942.415,96 all’erario, 915.282.115,54 all’Inps, e 564.521.191,45 ad altri. Di tali somme 1.216.297.600,15 euro sono da riferire a 2.351 imprese fallite (802.072.719,77 euro nei confronti dell’erario, 230.009.973,97 nei confronti dell’Inps e 184.214.906,41 euro ad altri creditori);

i dati riportati costituiscono il più oggettivo riscontro di una situazione che rischia il tracollo dell’apparato produttivo della Sardegna;

la definizione di un provvedimento legislativo emergenziale già proposto da decine di parlamentari del PDL costituisce la soluzione inderogabile al problema che ha assunto connotati drammatici;

 

LA QUESTIONE INSULARE

La questione insularità e il suo pieno ed attuativo riconoscimento rappresenta elemento centrale del rapporto Stato Regione;

L’art.22 della legge 42/2009 (Perequazione infrastrutturale) della legge n. 42 del 2009 dispone quanto segue: «In sede di prima applicazione, il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con il Ministro per le riforme per il federalismo, il Ministro per la semplificazione normativa, il Ministro per i rapporti con le regioni e gli altri Ministri competenti per materia, predispone una ricognizione degli interventi infrastrutturali, sulla base delle norme vigenti, riguardanti le strutture sanitarie, assistenziali, scolastiche nonché la rete stradale, autostradale e ferroviaria, la rete fognaria, la rete idrica, elettrica e di trasporto e distribuzione del gas, le strutture portuali ed aeroportuali. La ricognizione è effettuata tenendo conto, in particolare, dei seguenti elementi: (…) g) specificità insulare con definizione di parametri oggettivi relativi alla misurazione degli effetti conseguenti al divario di sviluppo economico derivante dall’insularità, anche con riguardo all’entità delle risorse per gli interventi speciali di cui all’articolo 119, quinto comma, della Costituzione»;

risulta urgente predisporre un apposito decreto attuativo ai sensi dell’articolo 22 della legge n. 42 del 2009 relativamente al divario insulare, alla sua misurazione e alla conseguente compensazione;

è indispensabile intervenire sin dalla prossima decisione di finanza pubblica con un piano di recupero sia del divario infrastrutturale, come previsto dall’articolo 22 della legge n. 42 del 2009, sia del grave squilibrio di stanziamenti registrato ed evidenziato nel rapporto decennale sull’infrastrutturazione del Paese e l’attuazione della legge Obiettivo;

risulta indispensabile predisporre con urgenza un piano di riequilibrio da sottoporre al Cipe che preveda l’immediato sblocco dei fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) delle singole regioni, già penalizzate da tale ripartizione, e ad utilizzare i fondi indistinti a disposizione del Governo per colmare i mancati stanziamenti sin qui registrati;

è necessario definire un criterio parametrato che impedisca nel futuro uno squilibrio economico-finanziario di tale rilevanza, evitando di porre in essere atti che compromettano la coesione nazionale incidendo sull’uguaglianza tra cittadini di uno stesso Stato e sulla stessa unità nazionale;

 

LE QUESTIONI INDUSTRIALI

Le questioni industriali della Sardegna, dalla realizzazione del sistema integrato Miniera Carbosulcis – Centrale, alla definizione della ripresa produttiva della società Eurallumina, alla ripresa produttiva della Vinilys di Portotorres, alla definizione dell’assetto energetico per gli stabilimenti energivori del Sulcis e quelli della Ottana Energia, ex Enichem di Ottana rappresentano le questioni prioritarie dell’agenda industriale del sistema Sardegna;

In particolar modo le relative vertenze sono così articolate:

CARBOSULCIS – ciclo integrato Miniera Centrale – il progetto prevede la realizzazione di un processo di produzione di energia elettrica attraverso l’estrazione del carbone Sulcis e l’utilizzo in una nuova centrale con cattura e stoccaggio di CO2. I termini prevedono una gara d’appalto internazionale

da bandire entro e non oltre il 31/12/2011. A tutt’oggi niente è stato ancora fatto dalla Regione Sardegna relativamente al bando di gara internazionale e niente risulta definito con la Commissione Europea relativamente alle osservazioni che la stessa ha avanzato sul progetto. E’ indispensabile un immediato intervento presso la Commissione Europea e un’azione decisionale dello Stato relativamente all’indizione della gara d’appalto internazionale da parte della regione sarda;

VINYLS – lo stabilimento di Porto Torres attende ancora una risposta per la ripresa produttiva interrotta ormai due anni fa. Si rende improcrastinabile intervenire per vagliare nuove offerte di acquisto finalizzate al rilancio produttivo. Il Ministero dello sviluppo economico è chiamato a vagliare in ordine di tempo l’ultima offerta di acquisto da parte della Bp Oil che dovrà garantire non solo la ripresa produttiva ma anche la piena occupazione dei lavoratori Vinyls;

EURALLUMINA – lo stabilimento di Portovesme che produce allumina, materia prima del ciclo produttivo dell’alluminio, è chiuso da ormai tre anni. I proprietari della Rusal hanno chiesto garanzie sul fronte dell’approvvigionamento elettrico con la predisposizione di una nuova centrale a servizio dello stabilimento. Occorre individuare il percorso tecnico amministrativo per rendere fattibile in tempi rapidi il soddisfacimento di quel piano delineato per il rilancio dello stabilimento, non ultimo un processo integrato della metallurgia non ferrosa capace di salvaguardare le produzioni di Piombo Zinco e Alluminio;

 

LA PIASTRA LOGISTICA EUROMEDITERRANEA

La questione infrastrutturale sarda con la definizione degli interventi nell’ambito della Piastra Logistica Euromediterranea è fondamentale nella definizione di nuovi assetti di riequilibrio e coesione economica e sociale;

l’articolo 22 (Perequazione infrastrutturale) della legge n. 42 del 2009 dispone quanto segue: «In sede di prima applicazione, il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con il Ministro per le riforme per il federalismo, il Ministro per la semplificazione normativa, il Ministro per i rapporti con le regioni e gli altri Ministri competenti per materia,

predispone una ricognizione degli interventi infrastrutturali, sulla base delle norme vigenti, riguardanti le strutture sanitarie, assistenziali, scolastiche nonché la rete stradale, autostradale e ferroviaria, la rete fognaria, la rete idrica, elettrica e di trasporto e distribuzione del gas, le strutture portuali ed aeroportuali. La ricognizione è effettuata tenendo conto, in particolare, dei seguenti elementi:

(…) g) specificità insulare con definizione di parametri oggettivi relativi alla misurazione degli effetti conseguenti al divario di sviluppo economico derivante dall’insularità, anche con riguardo all’entità delle risorse per gli interventi speciali di cui all’articolo 119, quinto comma, della Costituzione»;

Risulta, quindi decisivo introdurre elementi oggettivi di misurazione e compensazione del divario insulare:

nel caso delle infrastrutture di trasporto, un indicatore in grado di misurare in maniera soddisfacente la dotazione infrastrutturale di una realtà territoriale come la Sardegna deve necessariamente tenere conto, non solo degli aspetti quantitativi (come ad esempio la lunghezza complessiva della rete viaria e la sua tipologia, o il numero di snodi ferroviari), ma anche degli aspetti qualitativi e prestazionali legati alla qualità della rete, all’orografia del territorio e alla topologia del reticolo di trasporto. In questo modo è possibile ipotizzare e selezionare alcuni indicatori di tipo nuovo in grado di condurre alla costruzione di specifici indici;

è indispensabile predisporre un sistema di indicatori di dotazione infrastrutturale definito a seguito di un opportuno processo di media, che assuma come riferimento «indici di accessibilità» definiti a livello territoriale;

in attesa di definire con apposite norme l’individuazione di tali indici sono sufficienti a comprendere il divario insulare che grava sulla Sardegna quelli messi a disposizione dall’atlante infrastrutturale (CNEL e Istituto Tagliacarte), dal quale emergono dati di comparazione assolutamente emblematici dell’assenza di coesione e unità nazionale;

per quanto riguarda le reti energetiche, l’indice è di 100 per l’Italia; di 64,54 per il Mezzogiorno; di 35,22 per la Sardegna;

per quanto riguarda le reti stradali, l’indice è di 100 per l’Italia; di 87,10 per il Mezzogiorno; di 45,59 per la Sardegna;

per quanto riguarda le reti ferroviarie, l’indice è di 100 per l’Italia; di 87,81 per il Mezzogiorno; di 15,06 per la Sardegna;

per quanto riguarda l’analisi delle infrastrutture economico sociali, l’indice è di 100 per l’Italia; di 84,45 per il Mezzogiorno; di 66,16 per la Sardegna;

E’ indispensabile per questo motivo proporre e definire un criterio parametrato che impedisca nel futuro uno squilibrio economico-finanziario di tale rilevanza, evitando di porre in essere atti che compromettano la coesione nazionale incidendo sull’uguaglianza tra cittadini di uno stesso Stato e sulla stessa unità nazionale.

In quest’ambito risulta di fondamentale importanza sbloccare l’intero stanziamento relativo ai fondi Fas finalizzando tale intervento alle opere prioritarie, dal completamento della SS.131 alla realizzazione della Sassari Olbia, dalla realizzazione dell’asse della SS.554 al completamento della SS.125, dalla realizzazione della SS.195 all’avvio del raddoppio della SS.126, sviluppando l’asse interno tra Oristano e Tortolì.

 

PATTO DI STABILITA’ E INSULARITA’

La definizione di un nuovo assetto del patto di stabilità per la Sardegna in considerazione della sua condizione insulare con l’attuazione dell’art.5 bis del decreto legge n.138 inserito dalla legge di conversione 14 settembre 2011, n. 148;

Il decreto legge n.138 «Art. 5-bis. – (Sviluppo delle regioni dell’obiettivo convergenza e realizzazione del Piano Sud) ha previsto al comma 1 : Al fine di garantire l’efficacia delle misure finanziarie per lo sviluppo delle regioni dell’obiettivo convergenza e l’attuazione delle finalita’ del Piano per il Sud, a decorrere dall’anno finanziario in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, la spesa in termini di competenza e di cassa effettuata annualmente da ciascuna delle predette regioni a valere sulle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione di cui

all’articolo 4 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88, sui cofinanziamenti nazionali dei fondi comunitari a finalita’ strutturale, nonche’ sulle risorse individuate ai sensi di quanto previsto dall’articolo 6-sexies del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, puo’ eccedere i limiti di cui all’articolo 1, commi 126 e 127, della legge 13 dicembre 2010, n. 220, nel rispetto, comunque, delle condizioni e dei limiti finanziari stabiliti ai sensi del comma 2 del presente articolo. 2. Al fine di salvaguardare gli equilibri di finanza pubblica, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale e di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano da adottare entro il 30 settembre di ogni anno, sono stabiliti i limiti finanziari per l’attuazione del comma 1, nonche’ le modalita’ di attribuzione allo Stato ed alle restanti regioni dei relativi maggiori oneri, garantendo in ogni caso il rispetto dei tetti complessivi, fissati dalla legge per il concorso dello Stato e delle predette regioni alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per l’anno di riferimento».

Tale dispositivo, come d’intesa con il precedente governo, deve essere obbligatoriamente esteso anche alla Sardegna in quanto compresa tra le regioni oggetto delle finalità del Piano per il Sud.

 

TRASFERIMENTI ALLA REGIONE SARDEGNA

La definizione della partita delle entrate oggetto di ricorso alla Corte Costituzionale è questione fondamentale per il rispetto delle norme statutarie e la salvaguardia dell’equilibrio finanziario della regione Sardegna;

La legge finanziaria per il 2007, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 299 del 27 dicembre 2006, suppl. ord. n. 244 (finanziaria 2007), aveva disposto, all’articolo 1, comma 838 e seguenti, la modifica dell’art.8 dello Statuto della regione autonoma della Sardegna.

L’articolo 1, comma 838, della legge finanziaria dello Stato per il 2007 aveva, dunque, modificato alcune disposizioni relative alle entrate della regione Sardegna come previste dallo Statuto speciale della regione. Tale

norma prevede altresì che l’attuazione delle previsioni relative alla compartecipazione al gettito delle imposte non possa determinare oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato quantificati in alcune cifre precise per gli anni dal 2007 al 2009 (344 milioni di euro per il 2007, 371 milioni di euro per il 2008 e 482 milioni di euro per l’anno 2009);

sempre il comma 838 prevede – all’ultimo periodo del comma stesso – che la nuova compartecipazione della regione Sardegna al gettito erariale entri a regime dal 2010;

il comma 840 stabilisce che per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli oneri relativi alle funzioni trasferite alla regione Sardegna – come previsto dal comma 837 – restino a carico dello Stato;

comparando le norme si evince che tutte le competenze che lo Stato ha previsto di «scaricare» alla Regione dal 2010 saranno a totale carico della Regione senza che sia stata definita la tempistica, la modalità e la quantità delle risorse che lo Stato deve trasferire in funzione delle nuove competenze alla regione rispetto al nuovo assetto delle compartecipazioni;

tale accordo recepito nella finanziaria per il 2007 risultava sin dall’inizio non chiaramente compensato tra le risorse che lo Stato doveva trasferire alla Regione e l’assunzione di nuovi oneri da parte della regione stessa;

il rinvio al 2010 delle relative compensazioni da parte dello Stato era risultato sin dal primo istante aleatorio e indefinito ai fini di una certezza economica, finanziaria e contabile per le entrate della regione Sardegna;

l’iscrizione delle somme delle entrate compensative nella proposta di bilancio e nella finanziaria sin dal 2010 della Regione impone una risposta immediata sulle procedure che la Ragioneria generale dello Stato intende adottare per compensare quelle risorse;

avendo Stato Regione deciso di definire attraverso ulteriori e pleonastiche norme attuative la definizione di quelle risorse e che le stesse norme, approvate dalla commissione paritetica, sono state ratificate dalla Regione Sardegna ma non dal governo si rende indispensabile definire una soluzione senza attendere la decisione della Corte Costituzionale chiamata a pronunciarsi su ricorso della Regione Sardegna;

 

EMERGENZA SANITARIA ZOOTECNICA

Le decisioni della commissione europea di bloccare l’esportazione suinicola della Sardegna costituisce il presupposto per un disastro economico sociale gravissimo per il quale si rendono necessari provvedimenti urgenti tesi ad eliminare vincoli e limitazioni al settore zootecnico sardo già duramente gravato dalla condizione insulare e oggi pesantemente condizionato da emergenze sanitarie illogiche e irrazionali;

Occorre definire e attivare quanto prima un corridoio sanitario fattivamente e puntualmente controllato che garantisca la salvaguardia delle 469 aziende suinicole virtuose accreditate come indenni dalla peste suina e certificate secondo le regole della biosicurezza. Il blocco delle rappresenta un danno gravissimo per la filiera suinicola sarda distogliendo dal libero mercato carni che risultano sotto ogni punto di vista sane e controllate. Sarebbe assolutamente illogico, irrazionale e illegittimo avere tutte le certificazioni e poi vietare le esportazioni;

 

LA DISMISSIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

La mancata attuazione di accordi per la dismissione del patrimonio militare già individuato e la dismissione del patrimonio militare relativo a immobili ubicati in aree strategiche per lo sviluppo delle comunità locali e occupate da servitù militari inutilizzate o sottoutilizzate rende indispensabile un nuovo tavolo di concertazione Stato – Regione;

Risulta indispensabile attivare con urgenza un tavolo di concertazione tra lo Stato e la Regione Sardegna al fine di definire l’attuazione degli accordi già sottoscritti. Nel contempo è indispensabile avviare un confronto sulla dismissione delle aree strategiche nei centri abitati della Sardegna a partire da quelle ubicate sul lungo mare della città di Cagliari. Risultano aree e immobili sottoutilizzati che potrebbero essere facilmente rifunzionalizzati a progetti di sviluppo strategici per l’isola.

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