GLI EMIGRATI SARDI DI OGGI, UNA RISORSA IMPORTANTE CHE L'ISOLA DEVE VALORIZZARE

immagine del Congresso FASI ad Abano Terme


di Pier Giorgio Pinna – Nuova Sardegna

Il volto della nuova emigrazione sarda ha la faccia di Pablo Loi, 30 anni, andato a studiare Scienze Forestali a Firenze. “Noi dei circoli dobbiamo creare un ponte per valorizzare noi stessi, i nostri compagni e i prodotti dell’isola”, dice al Congresso FASI. Ma l’emblema degli emigrati sulla penisola continua a essere l’uscente presidente veterano Tonino Mulas, dorgalese doc trapiantato a Milano, da quasi 10 anni ai vertici della Federazione delle associazioni. Che spiega: “I ragazzi devono prendere in mano il loro futuro nei circoli. La rete dei sardi, ai tempi della globalizzazione, è una risorsa: oggi dobbiamo concentrare l’attenzione sull’isola in un costante aggiornamento del nostro ruolo e nella ricerca di altre possibili sinergie. Abbiamo scelto di farlo nella lingua madre, a testimonianza dell’impegno di viverla al nostro interno”. E infatti sin dall’inizio della manifestazione, dedicata a “su tempus benidore” non sono mancati gli interventi in limba. Tra l’esodo di ieri ai tempi del grande “disterru” e la fuga delle intelligenze e della manodopera qualificata di oggi, per la FASI si aprono così sfide avvincenti. Con più spazi per le ultime generazioni. E per le donne: Mulas non si è ripresentato candidato e ad avere le maggiori chance per la presidenza era proprio Serafina Mascia, del circolo padovano “Eleonora d’Arborea”. I 320 delegati riuniti ad Abano Terme rappresentano una settantina di circoli italiani. E tra loro sono proprio i giovani professionisti, figli di emigrati o emigrati a loro volta, a costituire una delle sorprese più gradite. “Abbiamo fatto in modo che almeno un quarto dei rappresentanti fossero ragazzi”, ha spiegato ancora Mulas. E i giovani non si sono tirati indietro. C’è chi, come Ilaria Onorato, della Maddalena, risiede a Roma con l’orgoglio delle antiche tradizioni familiari e parla dell’esigenza di creare “occasioni d’incontro fra gli studenti e i tecnici che lasciano l’isola e i sardi che risiedono in altre regioni da anni”. C’è chi vive come Francesco Pes, che vive a Ostia e frequenta l’università a Roma, pronto a rilanciare la battaglia “per l’auto valorizzazione dei prodotti e delle intelligenze sarde al di fuori dell’isola”. Chi come Magalì Misses è partita addirittura per l’Argentina per dare il suo contributo di affetto e di speranza. E chi, come Gianluca Fodde a Bergamo, Giorgia Orrù e Roma e Massimo Cossu ad Alessandria, vuole puntare su iniziative più moderne e al passo con i tempi per dare un impulso più stringente all’azione dei circoli verso questi e altri obiettivi. Quello dei sardi nel resto d’Italia, una realtà formata da decine di migliaia di emigrati di vecchia e nuova generazione, è insomma un mondo un movimento. “Anche nei rapporti con la politica regionale vogliamo restare al passo con i tempi”, hanno rimarcato tante ragazze. A cominciare dal caro traghetti e dalla continuità territoriale. E non sarà così un caso se l’assessore Antonello Liori, incaricato dalla Giunta di partecipare alla giornata di chiusura dei lavori del Congresso ad Abano, si è appellato ai giovani ricordando che costituiscono “la continuità e il futuro nell’organizzazione degli emigrati”. Tema reso ancora più attuale da alcuni dati che devono far riflettere. Diecimila universitari che studiano al di fuori degli atenei di Sassari e Cagliari. Un flusso di addii forzati dall’isola che, dalla chiusura delle grandi fabbriche, è ripreso ininterrotto. Master che all’indomani della laurea raramente si concludono con un “back” definitivo in Sardegna. “Non soltanto braccia che s’allontanano dallo loro terra come in passato – è stato rimarcato durante il convegno -. Adesso sono i cervelli che non riescono pi a trovare opportunità di ricerca e lavoro nella propria regione: e, andandosene, la indeboliscono ancora di più”.

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Un commento

  1. Massimo Lavena (Ladispoli- Roma)

    caro massimiliano il problema resta e resterà sempre la sardegna che non rivuole indietro l’esperienza dei suoi emigrati. quando si accetterà questo forse allora si riuscirà a gestire una reale integrazione delle forze in campo…. troppo negativo? forse….. ma non sono l’unico a pagarlo di persona! sono uno fra i tanti…..

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