A NUORO, LA FESTA DEL REDENTORE VISTA DALLE DONNE


di Elisa Piras

Dritte, mani sui fianchi, sguardo intenso e fierezza. È questo il portamento delle ragazze nuoresi che continuano a voler indossare con orgoglio il costume tradizionale. Colori e tessuti che ogni anno riportano in vita e uniscono generazioni di donne. Le donne: sono soprattutto loro a riempire di magia e bellezza la sfilata del Redentore. «L’incedere ritto con il passo deciso è una procedura che viene spontanea – spiega Eta Nuvoli, del gruppo Sos Canarjos, che prepara e confeziona i costumi da quando aveva quindici anni – appena indossi un capo elegante come il nostro la postura cambia, capisci che quell’abito è sempre stato tuo e ti senti una regina». Il costume di Nuoro, come tanti altri dell’isola, è una vera e propria opera d’arte: sa benda e su mucadore, sa camisa, sa pala a supra e sa pala a sutta, su zippone, sa tunica, sa franda e su chintoju. Tutte componenti del vestiario rigorosamente ricamate a mano. «Per un lavoro fatto bene – continua Eta Nuvoli – ci si impiegano anche più di sei mesi ed è per questo che consideriamo il costume come un tesoro da custodire gelosamente». Le donne nuoresi sentono ancora il richiamo della tradizione, delle stoffe apparentemente semplici e di quei pochi gioielli ornamentali. Prima la spilla con i tre pendenti a metà della camicia, e sos buttones, valorizzavano gli abiti modesti di una vita povera, ora sono pezzi caratteristici del fiorente artigianato locale. Al contrario di quelli che pensano che le giovani d’oggi apprezzino solo la moda d’oltremare, ci sono tante ragazze che non vedono l’ora di indossare gli abiti e partecipare attivamente alle feste religiose e kermesse folkloristiche della città. «Indossare il costume è sempre stato un onore e una grande emozione – spiega Sara Ruiu, diciassettenne, che parla di come vive il proprio rapporto con la tradizione – sin da piccola ho imparato l’altera eleganza del portamento, i canti e i balli di gruppo. Ancora oggi ci sono bambine che sfilano dai tre anni e si divertono molto».
Il Redentore e le donne, un binomio che affascina da sempre e richiama l’attenzione di turisti e non. Una femminilità importante, poco ostentata che rispetta dei canoni di compostezza e austerità, ma che si modella inevitabilmente con i tempi che cambiano. Per la sfilata in genere ci si incontra una mezz’ora prima: le ragazze già tutte pronte si aiutano a mettersi sa benda e su mucadore. Parlottano, ridono e si concentrano per la camminata lungo le strade assolate di Nuoro. Ora dietro i fazzoletti ricamati per anni da mani esperte, ci sono ragazze dai volti nuovi: un filo di trucco, un piercing che si toglie appositamente per l’ evento e i sorrisi appena accennati di sempre, come quelli delle nonne. «Rispettare la tradizione nell’abito ma essere comunque persone innovative, io lo dico sempre – conclude Eta Nuvoli – chi ama quello che fa non sente fatica. Quando giri l’angolo di via Lamarmora, arrivi di fronte alla chiesa delle Grazie e trovi centinaia di persone che aspettano di vedere, sotto il sole degli ultimi giorni di agosto, la meraviglia dei nostri abiti, capisci l’importanza della nostra storia. In quel momento non esiste più il caldo, la sete e il dolore ai piedi. Rimane soltanto l’orgoglio e la gioia di essere donne. Donne che cercano di rappresentare al meglio la loro città, ancora, dopo tanto tempo».

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